di Fabio Polese
Il conflitto siriano ha provocato oltre 110mila morti e più di due milioni di persone sono fuggite oltre i confini nazionali. I dati che ci vengono forniti parlano di 440mila profughi in Turchia, 155mila in Iraq, quasi 110mila in Egitto, 522mila in Giordania e oltre 800mila in Libano. Questi numeri comprendono solo le persone che si sono registrate e quelle in attesa di identificazione nei Paesi che hanno raggiunto. Tanti altri hanno varcato la frontiera siriana senza lasciare nessuna traccia. Ci sono poi gli sfollati interni: secondo le ultime stime delle Nazioni Unite le persone costrette ad abbandonare le proprie case all’interno dei confini del Paese sono arrivate ad essere oltre quattro milioni, quasi la metà dei quali minori.
Un milione di bambini siriani oltre confine. Il numero di bambini scappati dal conflitto siriano ha raggiunto la tragica soglia del milione. A rivelarlo sono gli ultimi dati dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur) e dell’Unicef. “I giovani della Siria stanno perdendo le proprie case, i propri famigliari e il proprio futuro. Anche dopo che hanno attraversato un confine internazionale e raggiunto la sicurezza, sono traumatizzati, depressi e bisognosi di trovare una ragione di speranza”, ha dichiarato António Guterres, Alto commissario Onu per i Rifugiati. C’è però un fatto ancora più allarmante: secondo i dati forniti dalle due agenzie, sarebbero 740mila i bambini che hanno meno di 11 anni.
Le mistificazioni dei media. “All’opinione pubblica internazionale è stato raccontato dai media mainstream che il colpevole di tutto ciò [i profughi e morti procurati dal conflitto in Siria, NdR] è il regime siriano, che ha soffocato nel sangue la rivolta pacifica per la democrazia. Ma con il passare del tempo questa narrazione ha iniziato a sgretolarsi”. A scrivere queste parole su Nigrizia – il sito dei missionari comboniani – è il giornalista Mostafa El Ayoubi. “La realtà, che oggi i grandi media faticano ad ammettere, è che la guerra contro la Siria era già allo studio per far cadere il regime di Al-Assad e sostituirlo con uno servizievole, come è già accaduto in Iraq e in Libia”.
Le armi chimiche. Nel pezzo di El Ayoubi si fa riferimento anche all’uso delle armi chimiche: “Negli ultimi sei mesi, la ripresa dell’iniziativa da parte dell’esercito governativo a scapito dei ribelli ha costretto i nemici di Damasco ad aggiornare il loro piano. Ed ecco apparire sulla scena siriana il principe Bandar bin Sultan (attuale capo dei servizi segreti sauditi)”. “Bandar – scrive El Ayoubi – fu l’ideatore di Al-Qaida, il movimento che ha terrorizzato diversi paesi tra cui la Cecenia, l’Iraq e la Siria. (…) La svolta sarebbe stata la strumentalizzazione dell’uso delle armi chimiche”. L’articolo – molto interessante – è stato ripreso anche da Repubblica.it con il titolo “Siria, i retroscena di un massacro e di una guerra che produce milioni di sfollati senza futuro”.
Storie di siriani in fuga. Alcune delle drammatiche storie di chi scappa dal conflitto siriano vengono raccontate in Siria in fuga. L’emergenza umanitaria dei profughi siriani in Libano e in Giordania (Poiesis Editrice), scritto da Laura Tangherlini, giornalista e conduttrice di Rainews 24. Il libro, attraverso le testimonianze e le interviste fatte ad associazioni umanitarie e agli involontari protagonisti di questa tragedia, ci consegna un quadro drammatico, fatto di uomini, donne e bambini innocenti.
Quando aspettare un bambino può non essere un lieto evento. “Mi ha colpito la storia di una ragazza di 24 anni incinta del suo quarto bambino nel villaggio di Majdal al Anjar, nella Valle della Bekaa, nel nord del Libano”, racconta l’autrice del volume a istitutodipolitica.it. “La ragazza, scappata dalle campagne intorno ad Aleppo, arrivata in Libano con i suoi tre figli e il marito, aveva perso tutto, compresi i soldi per comprarsi un semplice anticoncezionale che avrebbe voluto prendere per non far crescere un altro bambino in condizioni di povertà e paura”.
La moglie col volto sfigurato rimasta in Siria. Abu Mohammed, arrivato a Baalbek, nel Libano settentrionale, con i suoi tre figli è un uomo distrutto dal dolore. Nelle esplosioni del conflitto siriano ha perso i suoi negozi, la casa, un figlio di 11 anni e sua moglie è rimasta sfregiata. “La donna rimasta sfigurata al volto – riferisce la conduttrice di Rainews 24 – si trova ancora in Siria. Per le sue condizioni di salute non può spostarsi e, in ogni caso, il marito non gli permetterebbe di vedere i suoi figli. Mi ha detto che il suo volto orrendamente sfigurato ricorderebbe loro ogni secondo terribile che hanno passato”.
I palestinesi, rifugiati due volte. Una doppia sofferenza: prima la fuga dalla Palestina alla Siria, poi dalla Siria verso i Paesi vicini. Il loro status di profughi palestinesi e non siriani, non gli permette di accedere agli aiuti che vengono messi a disposizione dall’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ma solo a quelli dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. “I palestinesi scappati dalla Siria – spiega la Tangherlini – ricevono un’assistenza insufficiente e sono andati ad affollare ulteriormente i campi profughi, dove le condizioni di vita erano già pessime”. Per questo motivo, “molti palestinesi che ho intervistato avevano intenzione di tornare in Siria per recuperare almeno la loro dignità”.
“Aspetti geopolitici e umanitari della crisi in Siria e Libano”. Siria in fuga sarà presentato sabato 9 novembre alle ore 18.30 a Perugia nell’ambito della manifestazione Umbria Libri 2013, presso Palazzo della Penna in via Podiani 11. La presentazione sarà fatta contemporaneamente a quella del volume Hezbollah. Tra integrazione politica e lotta armata (Datanews), scritto dal giornalista Matteo Bressan.
Lascia un commento