di Alessandro Campi
L’abbiamo invocato, atteso, sperato, analizzato, evocato, annunciato, ed ora che l’obiettivo è a portata di mano, ora che il desiderio sta per realizzarsi, non sappiamo che pesci prendere, non sappiamo cosa dobbiamo aspettarci e soprattutto come dobbiamo comportarci.
Sto parlando – per capirci – del “dopo Berlusconi”. La fine imminente e repentina del Cavaliere fu annunciata per la prima volta nel 1994! Era appena sceso in campo, vincendo trionfalmente le elezioni e sbaragliando la “giocosa macchina da guerra” messa in piedi da Achille Occhetto, e già c’era chi profetizzava la sua prossima e repentina scomparsa dalla scena pubblica.
La realtà è che da allora sono passati quasi vent’anni, nel corso dei quali non si è fatto altro che discutere su come sarebbe stata l’Italia – probabilmente più felice e serena – senza l’uomo di Arcore. Quante volte la sua sconfitta è stata data come definitiva e inesorabile? Quante dibattiti sul dopo Berlusconi che stava per arrivare, mentre in realtà passavano i mesi e gli anni e cresceva soltanto il senso di frustrazione e di impotenza dei suoi avversari?
Adesso, a quanto pare, ci siamo quasi (ma senza farsi troppe illusioni, l’uomo ha mille vite come i gatti). Il Cavaliere, complici l’età che è avanzata inesorabile e una crisi finanziaria che gli è caduta addosso senza che nemmeno lui sappia come governarla, potrebbe per davvero essere al capolinea. Starebbe dunque per iniziare il tanto atteso e declamato “dopo Berlusconi”.
Ma cosa di rischia di scoprire, qual è l’amara sorpresa che si profila all’orizzonte? Che tutti coloro che sul “dopo Berlusconi” avevano scommesso ogni loro ricchezza potrebbero arrivare all’appuntamento fatale senza la minima idea sul da farsi. E’ come quel tale che voleva a tutti i costi essere invitato alla festa, e quando finalmente gli giunse l’agognato invito scoprì di non avere alcun abito decente da indossare.
Se Berlusconi se ne va – e potrebbe andarsene presto, per come si stanno mettendo le cose, anche all’interno del suo partito – cosa accadrà concretamente? Gli antiberlusconiani che per anni hanno inveito contro di lui sono pronti a prenderne il testimone senza che il Paese vada definitivamente allo sfascio?
In realtà, basta guardare a come è combinata l’opposizione in Parlamento – divisa su tutto e unita solo dal desiderio di regolare i conti una volta per tutte con l’odiato Cavaliere – per rendersi conto che forse ad una tale scadenza col destino bisognava arrivarci meglio preparati e, soprattutto, con qualche buona idea in testa. Invece niente, si rischia di navigare nel buio più completo. Tutte le ricette messe in campo in queste settimane – dal governo tecnico al governo di emergenza nazionale – denotano una grande confusione. Rischiamo di passare da uno stato di paralisi e impotenza all’altro. Forse ci libereremo di quell’armata Brancaleone che è ormai diventato il centrodestra per affidarci ad un analogo ammasso confusionario, ad un esercito con tanti generali litigiosi e truppe che ad ogni ordine dall’alto minacciano l’ammutinamento.
Naturalmente, il problema riguarda – in modo speculare – anche il fronte berlusconiano. Se gli avversari del Cavaliere non hanno fatto altro che strologare per anni del “dopo Berlusconi”, gli adepti e seguaci di quest’ultimo dell’argomento non hanno mai voluto sentir parlare. Per essi, discutere del “dopo Berluconi” era semplicemente una bestemmia o un’eresia – quasi che il Cavaliere fosse da considerare per davvero eterno o immortale. E adesso che l’ora del cambiamento sembra avvicinarsi, a loro volta non sanno a che santo votarsi. C’è chi si prepara alla diaspora, chi ad un lutto inconsolabile, chi a cambiare casacca pur di salvarsi, chi a tornare alla vita privata, chi a sopravvivere alla vendette che già s’annunciano: a tutto insomma ci si prepara fuorché a dare un senso politico-razionale ad un appuntamento che si sapeva sarebbe prima o poi arrivato ma che nessuno, tra i devoti del verbo di Arcore, ha mai voluto prendere in considerazione.
E dunque prepariamoci al peggio, vale a dire al caos che potrebbe a breve verificarsi. Il “dopo Berlusconi”, se l’Italia fosse un Paese serio, sarebbe stato affrontato per tempo e con un minimo di accortezza da tutti gli attori in campo, ivi compreso il medesimo Berlusconi. La sinistra, invece, s’è limitata a sperare, con spirito messianico, nell’arrivo del “grande giorno”. La destra si è limitata a rimuovere la questione con spirito cortigiano. Quanto al diretto interessato, quello che verrà dopo di lui semplicemente non gli è mai interessato. Domani o fra un settimana o fra un mese il Cavaliere potrebbe cadere e quello che scopriamo è di essere arrivati tutti politicamente nudi alla meta, senza un progetto chiaro e senza aver costruito una qualche credibile alternativa al suo lungo ventennio.
Siamo davvero, noi italiani, un popolo di inguaribili improvvisatori, che ci meritiamo tutti i guai che ci stanno capitando.