di Emanuele Schibotto*

La riconferma elettorale di Donald Tusk a Primo Ministro della Polonia è una buona novella per l’Europa Centro-Orientale. Nella regione si profila un periodo di stabilità politica e crescita economica, con la Germania a ricoprire un ruolo centrale.

Lo scorso mese gli elettori polacchi hanno riconfermato il Primo Ministro Donald Tusk e il suo partito, Piattaforma Civica, alla guida del Paese. Il primo partito di governo ad essere rieletto consecutivamente dal 1989.  Scegliendo Tusk i polacchi appoggiano lo spirito europeista del partito (Piattaforma Civica è anche il partito del Presidente della Repubblica Bronislaw Komorowski) e ne certificano i successi, sia interni che in politica estera. Da rilevare, invece, l’insuccesso di Diritto e Giustizia, il partito di Jaroslaw Kaczynski, ex Premier e fratello gemello di Lech, il Presidente della Repubblica deceduto nella tragedia aerea del 2010.

Il merito maggiore di Tusk è quello di aver trainato il Paese verso la crescita economica nonostante le turbolenze economico-finanziarie globali e la contestuale crisi del debito europea. Da quando egli ha assunto i timoni dell’esecutivo nel 2007 l’economia polacca è cresciuta annualmente al ritmo di oltre il 4% e le previsioni per il 2011 e 2012 rivelano un aumento della ricchezza complessiva rispettivamente del 3,8 e 3%. Il debito pubblico rappresenta il 55% del PIL e l’inflazione viaggia sotto il 3%. Economia in crescita e conti in ordine, dunque. Per quanto attiene alla condotta in politica estera, il Capo del Governo ha ripreso la strada della normalizzazione dei rapporti sia con la Germania che con la Russia. Una politica estera equilibrata ma che inizia, lentamente, a riflettere le ambizioni di un Paese consapevole del proprio sviluppo economico e del proprio peso specifico tra i nuovi membri dell’Unione Europea: l’esempio di ciò si ritrova nella Eastern Partnership, iniziativa diplomatica marcata EU nata nel 2009 su spinta svedese e polacca e volta ad attrarre i Paesi dell’Europa Orientale e del Caucaso meridionale nello spazio comunitario. La Germania, in questo senso, continuerà a fungere da pivot e da stabilizzatore regionale.

Da un lato, la Polonia desidera entrare nell’eurozona e vede nella Germania l’esempio da seguire, soprattutto in materia di politica economica e fiscale. I due Paesi hanno da poco celebrato il ventennio dalla firma del Trattato di cooperazione e buon vicinato, il pilastro sul quale si fonda la ripresa delle relazioni bilaterale nel periodo post-guerra fredda.

Dall’altro lato, la Russia guarda alla normalizzazione dei rapporti polacco-tedeschi come ad una garanzia verso il contenimento, per parte tedesca, di una eventuale politica orientale polacca anti-russa. Ricordiamoci che, nel corso degli ultimi due decenni, la politica estera russa ha avuto una costante nel mezzo di molte incertezze: il rapporto con la Germania. Da Gorbaciov a Putin, da Yeltisn a Medvedev, la dirigenza russa ha privilegiato la relazione con Berlino rispetto agli altri partner europei; privilegio ricambiato dai tedeschi, i quali hanno impostato il rapporto su un piano pragmatico e non ideologico.

La quasi sicura riconferma di Putin (il quale, è bene notarlo, parla tedesco così come Tusk) alla guida del Cremlino l’anno venturo garantirà il proseguo di una collaborazione ad ampio raggio, che non si limita al rapporto interstatale ma che si sviluppa in una fitta rete di rapporti regionali e città-città.

La Russia necessita della Germania sia dal punto di vista economico (la Germania è il maggior mercato di sbocco europeo per gli idrocarburi russi ma è anche un fornitore di tecnologia indispensabile per l’opera di modernizzazione economica portata avanti dai russi) sia sotto il profilo geopolitico (vista dal Cremlino, la presenza tedesca nell’ex spazio sovietico contribuisce a limitare l’influenza statunitense).

La Germania, dal canto suo, continuerà la propria Ostpolitik fondata sulla riconciliazione con la Polonia e sul partenariato strategico con Mosca. Chiunque guiderà la Bundesrepublik dal 2013 in avanti poggerà verosimilmente su questi due capisaldi la propria agenda europea – oltre al mantenimento dell’asse con Parigi.

È molto probabile che, come oggi anche nel prossimo futuro, momenti critici emergeranno dall’area geopolitica ricompresa sia nella forza di attrazione comunitaria (meglio, tedesca) che nell’orbita dell’estero vicino russo – Ucraina e Bielorussia in modo particolare. Cionondimeno la Germania, a fronte della riconferma di Tusk e del ritorno di Putin, contribuirà a garantire il mantenimento della stabilità politica, la quale porterà in dote una crescita economica regionale stimata in oltre il 3% annuo per i prossimi cinque anni.

*Dottorando di ricerca in geopolitica economica presso l’Università Marconi e Coordinatore Editoriale del Centro Studi di Geopolitica e Relazioni Internazionali Equilibri.net