di Emanuele Schibotto*
Un articolo pubblicato di recente sul New York Times, a firma di Choe Sang-un, descrive la posizione dominante di Seoul, la capitale sudcoreana, nell’utilizzo di connessioni internet ad alta velocità e ne spiega le ambizioni ed i progetti futuri.
Secondo la ricerca 100 Cities Survey on E-government, commissionata dalle Nazioni Unite, la megalopoli coreana risulta al primo posto nel mondo tra le grandi città in materia di governo elettronico (e-government), cioè a dire nell’utilizzo delle nuove tecnologie per l’ammodernamento dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione. “Il concetto di e-governance – si legge nello studio – si riferisce al più ampio processo di trasferire [nella Pubblica Amministrazione, nda] le corrispondenti trasformazioni della società”. Seoul conferma un primato ottenuto nelle ultime tre edizioni della ricerca.
L’articolo del Times dà conto del progetto Smart Seoul 2015: una iniziativa lanciata dall’amministrazione comunale, con un budget di 900 miliardi di won (circa 60 milioni di Euro) che intende sincronizzare i servizi municipali con i servizi offerti dalla rete. L’obiettivo è “rendere Seoul la città più tecnologicamente avanzata del mondo entro il 2015”, dichiara il vicesindaco Hwang Jong-sung. Anzitutto, entro il 2015 è prevista l’accessibilità totale ad internet nei luoghi pubblici: ciò significa installare hot spots senza fili in 360 parchi cittadini, 3.200 incroci e 2.200 vie in prossimità dei distretti commerciali. Inoltre, il Comune ha in programma di distribuire pc alle persone meno abbienti e con disabilità, così da rendere partecipe davvero tutta la collettività ai servizi pubblici (le persone non vedenti, ad esempio, verranno dotate di pc provvisti di dispositivo per il linguaggio Braille). Non solo: l’Amministrazione offrirà altri servizi collegati; dalla riparazione di computer alla consulenza informatica. In secondo luogo, la municipalità potenzierà i servizi offerti ai cittadini tramite l’accesso alla rete da pc, tablets, telefonini e altre applicazioni mobili. Vi sarà l’impegno dell’Amministrazione ad aumentare l’iterazione con il cittadino, aprendo ai commenti degli utenti sui servizi proposti. In terzo luogo, vi è l’obiettivo di ridurre la criminalità attraverso l’aumento dei servizi di video-sorveglianza.
Le ambizioni di Seoul, “e-city” per eccellenza riflettono le aspirazioni di un intero Paese. La Corea del Sud (ROK) potrebbe essere definito un “e-State”, inteso come quello Stato che meglio dei suoi competitori economici ha compreso l’importanza ed i vantaggi derivanti dall’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche, dell’istruzione e della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Il primato della capitale rispecchia i risultati raggiunti dal Paese nel suo insieme in materia di governo elettronico, sia per quanto riguarda l’accessibilità della rete che per il grado di partecipazione dei cittadini ai servizi offerti. La ROK si posiziona ai vertici mondiali per la spesa pubblica in ricerca e sviluppo in percentuale al PIL, per numero di brevetti depositati e per numero di famiglie che utilizzano la rete. Per uno Stato, poter garantire la più alta velocità di connessione ad internet e la possibilità di accesso garantita a tutta la popolazione significa incrementare il grado di conoscenza diffusa (quindi migliorare il livello di istruzione generale); aumentare il numero degli operatori di mercato; la quantità e la velocità delle transazioni economiche. In sostanza, ciò si traduce nell’accrescere la competitività internazionale del sistema-Paese.
L’Italia, che ricordiamo vanta ottime posizioni in campo del commercio internazionale e della produzione manifatturiera, quali risultati ha ottenuto in questo ambito? Mario Draghi, nelle considerazioni finali all’interno della relazione 2011 della Banca d’Italia, dichiarava che “il sistema non si è ancora bene adattato alle nuove tecnologie, alla globalizzazione”. Nella fattispecie, l’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni (Agcom), in una relazione inviata al Governo Monti di recente, propone “l’adozione di un’agenda digitale per l’ltalia che sappia governare la modernizzazione del Paese instradandola sulle reti e i servizi di nuova generazione”. L’Agcom scrive nella relazione: “l’Italia è un Paese che si sta digitalizzando troppo lentamente – lungo un percorso del tutto peculiare – e dove ancora non si pensa digitale”. Ancora, l’Agcom riporta che “il peso di internet nel PIL italiano è ancora al 2,5% contro, ad esempio, il 7% dell’economia inglese. Questo dato da solo spiega forse meglio di tutti il differenziale di crescita fra l’economia italiana e le economie occidentali che mantengono una prospettiva di sviluppo”. La competitività internazionale dell’Italia va rilanciata anche attraverso una maggiore attenzione da parte dei decisori politici alle possibilità offerte dall’e-government, seguendo l’esempio coreano.
* PhD candidate in Geopolitica economica presso l’Università Guglielmo Marconi e Coordinatore del Centro Studi di Geopolitica e Relazioni Internazionali Equilibri.net.
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