di Mauro Zampini

Quella piccola frase, all’apparenza banale, e comunque innocua,”l’Italia non è la Grecia”, quante volte l’abbiamo sentita in questi mesi, senza fiatare, senza capire che, nel passaggio dalla voce cinica degli economisti a quella dei più sensibili europeisti del mondo politico, si stava toccando con mano la massima regressione dell’idea stessa di Europa?

Dall’Europa della solidarietà a quella del “si salvi chi può”, il salto è enorme, forse definitivo. Comunque vada, quell’Europa dei grandi europeisti, in prima fila gli italiani, con tedeschi e francesi, scompare dall’orizzonte dei panorami possibili, praticamente ripudiata. Se noi non siamo la Grecia, cosa siamo? L’Italia solamente, o addirittura, adeguandoci alla regola del più forte che decide per gli altri, siamo magari con la Germania? O siamo, direttamente e opportunisticamente, la Germania, vale a dire chi ci può dare una mano, se non contrariato, a uscire dai guai?

Il massimo regresso dell’idea di Europa non poteva non portare con sé un simmetrico regresso dell’idea di democrazia all’interno delle istituzioni e dei singoli stati del continente: a qualcuno è sembrata innocua e banale anche la reazione sdegnata di tedeschi e francesi all’idea del primo ministro greco, qualche mese fa, di ascoltare i cittadini di quel paese? L’aver avuto, anche allora e più di oggi, i nostri guai come italiani non nobilita il nostro silenzio in quel frangente, assieme al silenzio di tutti di fronte alla pretesa del governo greco di sapere come la pensavano i greci sul proprio destino, quello di ciascuno di loro.

Ringraziando il cielo, non è più tempo di guerre, il nostro, se non di guerre economiche, talora non meno gravose. Speriamo non di guerre civili. Ma qualcuno dovrebbe pensare alle poche miglia che separano la piccola Grecia dalla sempre più potente e non ancora maturamente democratica Turchia, come Cipro insegna, come insegna il timore preoccupato che ancora oggi si vive nelle isole greche addossate al vicino paese.

Europa è anche confini certi, o almeno lo era, prima di questo sconquasso che rischia di sfigurarne il volto.

Egoismo e idea di Europa non possono convivere, o si pratica l’uno o si sceglie l’altra. Il nostro paese ha al proprio vertice,finalmente ma forse contingentemente, due uomini in grado di far prevalere l’idea sulla convenienza, solo apparente.

Meno Italia e più Europa, per non ripudiare i vecchi sognatori.

 

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