di Domenico Letizia
L’Italia, come entità statale, è oggetto di analisi mondiale per l’eventuale fallimento del Paese che porterebbe a ripensare radicalmente il contesto europeo, l’Euro e il concetto di Stato in sé. Per i più catastrofisti, l’Italia potrebbe fallire perché non convince i mercati che la sua economia è sicura. Il fondo europeo di stabilità finanziaria di 440 miliardi di euro, anche se aumentato, non basterebbe ad “aiutare” il Paese. Uno scenario allucinante per le famiglie italiane e per l’Italia che si troverebbe al collasso praticamente su tutto. E se invece della fine della pace sociale fosse l’inizio?
Da tempo, anche in ambito accademico, si discute e si analizza uno scenario economico che dovrebbe superare e abbandonare i modelli della tecno-finanza burocratica e del capitalismo occidentale, perché tali modelli a queste condizioni hanno rigorosamente fallito. Cosa potrebbe far ripartire tutto, seguendo nuovi modelli, se non proprio un fallimento dell’organismo burocratico denominato “Stato italiano”? Il fallimento genererebbe problemi, ma il debito è statale, non delle famiglie italiane: il fallimento sarebbe statale, non “privato”. La soluzione e il recupero delle potenzialità produttive starebbe nel riprendere in mano la situazione attraverso meccanismi politici ed economici incentrati localmente, autogestiti e mutualistici, prodotti dalla comunità alla famiglia. Gruppi di mutuo appoggio, società di mutuo soccorso, associazioni volontarie di servizi sarebbero il sostituto volontaristico di tutti quei servizi elargiti dallo stato e dal suo manipolo di oligarchi dal quale nasce proprio il fallimento attuale.
L’alternativa è nel superare lo statalismo come strumento di “produzione e diffusione di servizi” per affidarsi al carattere contemporaneamente pubblico e privato di società di mutuo soccorso, di cui l’Italia vanta un’antichissima storia politica ed economica, che si diffonderebbero sul territorio proprio grazie al vuoto lasciato dal fallito monopolio dei servizi statali. L’economista tedesco Max Otte ha più volte sottolineato che chi dichiara attraverso le istituzioni di salvare “la Grecia, l’euro e l’Europa” non sta che mentendo. Né l’Europa né i cittadini greci hanno trovato alcun vantaggio dai fondi del “pacchetto salvataggio”, il denaro è finito “nuovamente alle banche che si cono arricchite, questa volta con i prestiti greci”. Il fallimento della Grecia sarebbe in realtà l’unico modo per salvare Atene dal disastro e questo varrebbe anche per l’Italia.
Chi ha analizzato bene, l’alternativa mutualista contemporanea in ottica antistatalista è il teorico americano neo-mutualista Kevin Carson. Secondo tale schema, prerogativa del mercato sarebbe quella di innescare e sviluppare questo mondo associativo privato e in concorrenza, rispecchiando anche valori ambientali e sociali. Una vera scienza politica dovrebbe studiare e riflettere queste strutture antistataliste perché potrebbero risultare la vera alternativa al capitalismo finanziario in crisi nelle società attuali. Un’alternativa contemporaneamente solidale, libertaria, antigerarchica e antiburocratica. Secondo tale schema il fallimento dello stato diventa trionfo della comunità, ricostruendo quel tessuto sociale di solidarietà che l’autorità statale ha plasmato e distrutto.
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Domenico Letizia
Da segnalare che il seguente articolo è citato anche sul quotidiano l’Indipendenza.
Qui il link: http://www.lindipendenza.com/falimento-italia/