di Emanuele Schibotto*

La settimana scorsa si è svolta a Pechino la quinta Conferenza Ministeriale del Forum on China-Africa Cooperation. L’evento ha confermato come la Repubblica Popolare sia candidata a diventare il partner privilegiato per lo sviluppo economico dei Paesi africani. Tuttavia dietro la Cina si fa strada la Corea del Sud, un’altra economia asiatica emergente che guarda con sempre più interesse al panorama africano.

“Per quanto possa mutare il panorama internazionale, l’impegno della Cina a sostegno dello sviluppo, dell’unità, della pace e della stabilità dell’Africa rimarrà invariato […] Continueremo a stare dalla parte dei popoli africani e saremo per sempre buoni amici, partner e fratelli dei popoli africani”. Con queste parole il Presidente cinese Hu Jintao, nel discorso di apertura, ha voluto lanciare un segnale chiaro: lo straordinario percorso di sviluppo delle relazioni sino-africane intrapreso durante la sua presidenza è destinato a continuare con la prossima classe dirigente cinese.

Nel 2011 l’interscambio commerciale sino-africano ha superato i 166 miliardi di dollari, tre volte il valore del 2006. Portando un paragone, nel 2011 l’interscambio degli USA (la prima economia del mondo) con l’Africa era di poco superiore a 94 miliardi di dollari. Negli ultimi 6 anni gli investimenti cinesi in Africa hanno superato i 15 miliardi di dollari, contribuendo alla realizzazione di progetti in 50 Paesi tra cui rientrano la costruzione di oltre 100 scuole, 30 ospedali e 30 centri antimalaria.

Il Presidente cinese ha promesso l’apertura di linee di credito per 20 miliardi di dollari al fine di assistere i Paesi africani nello sviluppo di infrastrutture, del settore agricolo e del tessuto manufatturiero delle piccole e medie imprese. Inoltre, prenderà il via il programma “African Talents” con l’obiettivo di formare 30.000 giovani africani in vari settori, offrire 18.000 borse di studio governative e costruire centri di formazione in loco.

Gli ottimi risultati raggiunti da Pechino hanno senz’altro contribuito a spronare la Corea del Sud, quarta economia asiatica e settimo esportatore del mondo, ad orientare lo sguardo verso il contesto africano. I rapporti diplomatici tra Seoul e i Paesi africani risalgono agli anni Sessanta (la prima visita di un Presidente sudcoreano in Africa è datata 1982), ma è agli inizi degli anni Duemila che l’Africa si trasforma in una scommessa, diventando uno dei pilastri della strategia integrata di diplomazia economica “Global Korea”.

Al pari della Cina, anche la Corea del Sud viene considerata dalle controparti africane come un modello di sviluppo economico da seguire. Da Bamako a Johannesburg, i decisori politici africani hanno ben presente come il piccolo Paese asiatico sia la sola nazione ad essere diventata Paese donatore dopo essere stato Paese ricettore di aiuti.

I chaebol, gruppi societari coreani colonna portante dell’economia nazionale, stanno maturando un interesse crescente verso il Continente nero. Ciò è dimostrato dall’evoluzione dell’intersambio commerciale Corea del Sud-Africa, cresciuto più di quattro volte dal 2000 al 2011 per superare i 22 miliardi di dollari. Come riportato dal Financial Times, all’inizio di quest’anno Samsung ha siglato un accordo preliminare del valore di 1 miliardo di dollari per la costruzione di una raffineria in Gabon. La più grande impresa coreana ha in programma di aumentare il fatturato nell’Africa sub-sahariana da 3 a 10 miliardi di dollari entro il 2015. L’altro gigante dell’elettronica LG investirà 2,4 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo nell’Africa Centro-Occidentale; SK Group e Korea Gas sono attive nell’esplorazione di giacimenti petroliferi; il colosso dell’acciaio Posco è impegnato in attività minerarie in Camerun, Congo e Mozambico. Non dimentichiamo inoltre che la Corea del Sud è uno primi Paesi per numero di acquisizioni fondiarie transnazionali, con oltre 1 milione di ettari a disposizione in Africa.

Un rapporto di Standard Chartered indica che entro il 2050 un quarto della popolazione mondiale vivrà in Africa e che la spesa in beni di consumo supererà i 1.000 miliardi nel 2020. Sono dati, questi, che la dirigenza politica ed economica sudcoreana ha letto con attenzione. A differenza di molte capitali europee infatti, Seoul – così come Pechino – ha capito che l’Africa è una grande opportunità di crescita anzitutto per la propria economia.

*Coordinatore Editoriale di Equilibri.net e Dottorando di Ricerca in Geopolitica Economica presso l’Università Guglielmo Marconi.

 

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