di Angelica Stramazzi
Non è ancora chiaro se si terranno – le ultime previsioni parlano del 16 dicembre – ma le primarie del centrodestra stanno generando un vero e proprio terremoto all’interno del Popolo della Libertà. Silvio Berlusconi, rientrato a Palazzo Grazioli, si è affrettato ad incontrare il segretario Alfano per chiarire la linea da adottare e decidere il da farsi. Ma al di là delle modalità di svolgimento delle (eventuali e sempre più in dubbio) primarie, ciò che desta preoccupazione – oltre che stupore – è l’atteggiamento “machista” che certi settori del Pdl – principalmente quelli legati al mondo degli ex An – stanno assumendo nei confronti della discesa in campo di Giorgia Meloni, giovane dirigente ed ex Ministro della Gioventù. Ignazio La Russa, ad esempio, avrebbe consigliato alla ex militante della Garbatella di ritirarsi dalla contesa, per non rischiare di essere essa stessa rottamata, pur volendo correre alla primarie per consegnare al passato un’intera classe dirigente. Se «Giorgina» – in questo modo l’ex Ministro della Difesa La Russa si è rivolto alla Meloni – pare determinata nel voler proseguire la sua corsa, forte (soprattutto) del consenso che le deriva da ampi settori del mondo giovanile e da un certo radicamento sul territorio sconosciuto ai più e a chi oggi desidera impegnarsi politicamente, resta aperta la questione della mancanza di rispetto – oltre che di considerazione e stima – che il mondo maschile dimostra nei confronti di donne che scelgono di mettere a nudo le proprie idee, le proposte politiche che hanno in mente per risollevare le sorti di questo (sventurato) Paese, oltre che spendersi in prima persona per (cercare di) dimostrare che essere donna non significa per forza restare silenti di fronte ai moniti – e ai suggerimenti, più o meno interessati – degli uomini.
Perché dunque tanta diffidenza da parte dei maggiorenti del Popolo della Libertà? Non sarebbe stato meglio accettare il confronto interno aperto a chiunque desideri apportare un contributo al rinnovamento del centrodestra, anche se tale contributo arriva da una donna, da una giovane donna?
Generalmente, si teme qualcosa o qualcuno di cui si ha effettivamente paura. E nel caso della candidatura alle primarie di Giorgia Meloni, a spaventare è, come si accennava all’inizio, il suo radicamento territoriale, il suo appeal e la sua presa nei confronti del mondo giovanile che ha guidato per diversi anni, unitamente alla sua capacità di utilizzare un linguaggio diretto, a volte aspro, ma senza dubbio scevro da tanti tecnicismi e dal quel solito burocratese che spaventa – e disorienta – le giovani generazioni, oltre che a farle allontanare da una politica che dovrebbe invece guidarle ed indirizzarle verso un futuro più roseo.
Se la celebrazione delle primarie del Popolo della Libertà resta avvolta nel più totale e fitto mistero, a restare aperta è – e sarà – la spinosa questione del ricambio generazionale interno. Un ricambio che, beninteso, dovrà per forza di cose avvenire, anche se le tanto bistrattate (e temute) primarie dovessero venire definitivamente archiviate. A quel punto, se così sarà, toccherà ai (numerosi) detrattori di Giorgia Meloni (e non solo) trovare soluzioni alternative – e convincenti – per portare una ventata d’aria fresca all’interno di un contenitore che perde pezzi, slancio, smalto e vitalità.