di Fabio Carrozzo

Il Movimento 5 stelle è spesso accusato di qualunquismo. Tale termine, rimasto nel lessico politico a partire dal dopoguerra, con evidente accezione negativa, definisce atteggiamenti di sfiducia nelle istituzioni democratiche, di diffidenza e ostilità nei confronti della politica e del sistema dei partiti, di insensibilità agli interessi generali, che si traducono in opinioni semplicistiche e sostanzialmente conservatrici sui problemi dello stato e del governo.

Il qualunquismo nasce grazie a Guglielmo Giannini nel 1944 e ho origine con il giornale “L’Uomo Qualunque”. Giannini riuscì a mettere in sesto inizialmente un piccolo movimento, divenuto poi partito dalla collocazione destrorsa. Il Fronte dell’uomo qualunque fece parte del Blocco Nazionale e si fondava su: liberismo, liberalismo, conservatorismo e soprattutto antipolitica. Il qualunquismo del partito di Giannini e l’antipolitica palesata, riportano ad una simultanea correlazione col Movimento 5 Stelle.

Ma che cosa hanno in comune il Fronte dell’uomo qualunque e il Movimento 5 Stelle? Ci può essere un nesso tra i due movimenti nonostante i quasi settanta anni di storia?

Partiamo dai leader. Guglielmo Giannini, prima di essere politico fu giornalista e commediografo, dalla rinomata verve, tant’è che si approcciò al giornalismo con piccole opere satiriche. Diede vita al movimento qualunquista perché stanco della dittatura fascista e dell’intromissione della politica nella vita dei privati cittadini, ma anche del ritorno dei partiti tradizionali. Giannini si mise a capo del movimento, forte del motto “non ci rompete più le scatole”.

Beppe Grillo è un comico, attore, attivista e blogger. Nasce come comico e forse ha una forza ironica più potente di Guglielmo Giannini. Ha fondato il Movimento 5 Stelle partendo da obiettivi chiave come: acqua pubblica, trasporti, sviluppo, connettività, e ambiente. Grillo si dichiara “capo politico, ma come garante” del suo movimento. Movimento alquanto particolare perché oltre ai cinque obiettivi si fonda su concetti come: E-democracy, ambientalismo e decrescita.

La differenza. Fondamentale è il concetto di “media”. Giannini, a metà degli anni Quaranta, non poteva servirsi dell’attuale potenza telematica. Ma il fondatore del qualunquismo, ben comprese l’importanza della comunicazione per accattivarsi l’elettorato, tant’è che creò un giornale. Di certo più scaltro come comunicatore è Grillo, che si avvale dell’uso dei Blog e che riscuote un gran successo di pubblico, anche grazie ad esso. Allo stesso modo gli adepti del Movimento 5 Stelle, usano la rete, caricando filmati sul web, attraverso i quali (in assenza di contraddittorio) spiegano quali potrebbero essere le idee del Movimento per una miglioria dell’Italia. Mentre il movimento di Giannini si spingeva a destra e cercava di prendere voti da quella porzione elettorale (ne riscosse un bel po’ nel Sud Italia dai proprietari terrieri che si vedevano privati di una figura di spicco, come quella mussoliniana), Grillo riporta che il suo movimento “non è né di destra, né di sinistra, né di centro, ma oltre, è sopra”.

Non può passare in secondo piano, la cornice all’interno del quale i due movimenti sono stati fondati, Giannini pensa al qualunquismo quando l’Italia sta per perdere la seconda guerra mondiale, Grillo (dopo un impegno costante che ha origine nel 2005) accresce il suo impegno politico nel 2009. Il comico e politico genovese opera all’interno di un quadro particolare con l’Italia che sta uscendo da un altro ventennio, quello berlusconiano. E’ plausibile che sia Giannini che Grillo abbiano riscontrato appeal da quegli elettori che votano in base al carisma individuale del leader di un movimento? E’ plausibile che così come Giannini raccolse parte di voti dall’elettorato fascista, ora Grillo ne raccolga dall’elettorato che vedeva in Berlusconi il leader carismatico, da votare a scatola chiusa al di là delle idee politiche?

Accadde un fenomeno politico del genere anche in Francia, pochi anni dopo quello qualunquista. Il Poujadismo, nato grazie a Pierre Poujade, un movimento politico e sindacale francese sviluppatosi nel 1953. Questo movimento rivendicava la difesa dei commercianti e degli artigiani e criticava l’inefficacia della politica parlamentare così com’era praticata durante la Quarta Repubblica. Il termine poujadismo è utilizzato ora in maniera generica per qualificare negativamente (anche qui accezione negativa, come per “qualunquismo”) certi tipi di populismo, di corporativismo e di demagogia.

I movimenti sopra brevemente descritti palesano spesso una generica sfiducia nelle istituzioni, nei partiti, nei vari soggetti della politica, veduti come distanti, di disturbo, di intralcio, nell’attività di miglioria del Paese. Tale atteggiamento è per gli individui politicamente attenti in genere considerato negativo, poiché correlato al rifiuto della partecipazione comune al sistema democratico. C’è in questi movimenti antipolitici lo sdegno per il potere attribuito a individui reputati come incapaci di svolgere il proprio ruolo politico-istituzionale, e il timore di lobbies esterne e/o interne che possano influenzare le scelte nazionali.

Qualunquismo e Poujadismo hanno avuto breve durata e un basso riscontro elettorale. Senza contare poi che entrambe le parole hanno assunto una accezione negativa. Quale sarà il destino del Movimento 5 Stelle del quale Grillo è capo?