di Angelica Stramazzi
Se il neonato rassemblement centrista appare oggi una delle principali novità emerse nel panorama politico italiano – il cosiddetto “quarto polo” ingrioano costituisce un’aggiunta non di poco conto, ammesso e non concesso che un simile esperimento, di matrice spiccatamente giustizialista e iper-legalitaria riesca ad acquisire i consensi necessari per tradursi in forza parlamentare rappresentativa –, un primo distinguo, rispetto alla linea maggioritaria prevalente, espresso a poche ore di distanza dalla sua effettiva nascita o comunque (primaria e primigenia) formalizzazione, contribuisce a destabilizzare quell’apparente allure di sobria tranquillità che stava caratterizzano la lista (o le liste) facente capo al dimissionario Presidente del Consiglio Monti. L’ex Ministro Corrado Passera ha fatto sapere che – per ora – non sarà disposto a candidarsi se verrà mantenuto l’impianto politico esistente: un’unica lista a Senato e più liste alla Camera, così come ha suggerito – e forse imposto – il leader dell’Udc Casini nel corso del blindatissimo incontro svoltosi qualche giorno fa presso il convento delle suore di Nostra Signora di Sion, al Gianicolo.
A preoccupare il dimissionario titolare del dicastero allo Sviluppo Economico sarebbe stata l’incapacità di preservare la compattezza e l’unitarietà del progetto montiano, già messo a rischio – o almeno è questo quello che si percepisce all’esterno, dopo il vertice tra i vari rappresentanti delle forze (neo)centriste – dai diversi veti avanzati da questo o quel leader (sempre tanti, ma mai abbastanza per la nostra politica), unitamente alla volontà di far sì che le aspettative (legittime, per carità) delle varie camarille vengano opportunamente – ed adeguatamente – valorizzate. Ecco quindi che ad incrinare l’affollato Terzo Polo – non potrebbe essere altrimenti, viste le defezioni interne subite da Pd e Pdl (ma non solo), oltre alla smania di non pochi politici di vedersi ricandidati in questo o quel collegio – sono ancora una volta quelle pratiche non proprio virtuose che hanno caratterizzato – e continuano a caratterizzare – la prassi politica: mors tua, vita mea, ed arrivederci alla prossima (ed estenuante) trattativa. Che, il più delle volte, è destinata a restare incompiuta.
Ad ogni modo, le preoccupazioni espresse dall’ex super Ministro Passera hanno, a ben vedere, un certo fondamento: non sono – o non sono del tutto – riconducibili al suo egocentrismo e alla volontà di ottenere di più per la sua persona. Esse rimandano ad un principio banale, ma sicuramente fondamentale per chiunque si occupi di politica e di gestione della cosa pubblica: ossia che la validità e la bontà di un progetto può essere meglio preservata se non ci si divide su questioni riguardanti l’essenza del progetto stesso. Che, nel caso in questione, verrebbe ad incidere sulla globalità dell’offerta centrista: sui contenuti programmatici – che, beninteso, dovranno essere ulteriormente definiti e delineati -, oltre che sulla sua aspirazione a parlare per generalia, rivolgendosi a tutto il corpo elettorale – non potrebbe infatti essere altrimenti per una forza politica che aspira, se vuole in un certo qual modo governare, ad ottenere il maggior numero di consensi possibili – e non solo a determinate corporazioni o rappresentanze di interessi. Che poi, guarda caso, sono sempre le stesse con cui la politica dialoga, in via del tutto esclusiva e privilegiata, da diversi anni.
Se dunque il Terzo Polo montiano desidera restare una delle principali (e si spera, per lo meno nei confronti di un corpo elettorale disorientato e tentato dall’astensionismo, convincenti) novità del nostro panorama politico, deve necessariamente ritrovare, a poche ore di distanza dalla sua strutturazione, quell’unità di spirito e di intenti – oltre che di sostanza e di forma – vitale per qualsiasi forza politica che aspiri a raccogliere consensi. Partire con debolezze e defezioni interne non aiuta, soprattutto in un contesto (ancora) estremamente fluido e non ben delineato.