di Angelica Stramazzi

Non manca molto tempo all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica: i partiti sono impegnati da diverse settimane in una corsa al toto nomine che, seppur inevitabile in circostanze di questo tipo, dovrebbe essere indirizzato a trovare un’ampia convergenza su una figura di spiccato rilievo istituzionale che sappia garantire un certo equilibro in una fase delicata come quella che stiamo vivendo da più di un mese a questa parte. L’attuale Capo dello Stato Napolitano ha cercato, con non poca difficoltà, di porsi in questi anni come ago della bilancia: una sorta di centro carismatico in cui far convergere malumori e dissapori interni ai partiti, travalicando in alcune occasioni il ruolo di terzietà che la nostra Costituzione gli conferisce. Tendenzialmente giudicato sensibile alle posizioni del Pd di Bersani, non fosse altro per il suo passato di militante del Pc, molto vicino alla corrente dei “miglioristi”, considerato ostile ai desiderata di Silvio Berlusconi ed osannato, nonostante il soprannome di Morfeo, da Beppe Grillo e dai grillini qualche settimana fa, Napolitano sta cercando di concludere il suo settennato adottando misure che contribuiscano a dare stabilità al Paese, in ultimo quella di scegliere dieci saggi in grado di individuare proposte credibili in grado di risanare, seppur nel breve periodo, la situazione economica ed istituzionale.

Tra i vari nomi avanzati dai partiti per scegliere il successore di Napolitano, non pochi ricadrebbero su figure di donne, come Emma Bonino o il Ministro dell’Interno Cancellieri, tanto per restare fedeli a quella tendenza, tanto in voga in questi ultimi mesi, di immettere figure femminili nei posti chiave, sia della politica che dei consigli di amministrazioni delle grandi aziende, come se il divario – in primis salariale, ma non solo – tra uomini e donne potesse essere risolto puntando sulla quantità e sui numeri. Certo, una maggior presenza di donne in ruoli e posizioni apicali non guasta, anzi; ma se resta immutato il substrato culturale, la mentalità comune che considera la figura femminile ancora non idonea a ricoprire determinati incarichi, va da sé che restiamo ben lontani dal poterci considerare una Nazione avanzata, dinamica e lungimirante. Del resto, è stato scientificamente provato che fin dalle scuole elementari, le studentesse riescono a riportare risultati migliori dei colleghi maschi; si laureano prima e con maggior profitto ma, arrivato il momento di cercar lavoro, debbono fare i conti con il muro dei pregiudizi e delle molteplici difficoltà che si incontrano se, durante un colloquio di lavoro, si manifesta la volontà di metter su famiglia.

Mentre quindi i partiti continuano a sperimentare il pantano dell’immobilismo politico, proiettato anche nella scelta del nuovo Capo dello Stato, alcuni segnali di redenzione arrivano dai giovani, ossia da quella fetta della popolazione che più di ogni altra si sente messa ai margini da un sistema che guarda altrove, senza aver cura delle generazioni che verranno. In una recente puntata di “Ballarò”, alcuni ragazzi intervistati hanno dichiarato che il nuovo Presidente della Repubblica dovrebbe avere le stesse caratteristiche e lo stesso “appeal” di Papa Francesco, il Pontefice che, fin dal momento della sua elezione, ha conquistato i cuori e gli animi di molti: di credenti e non, di coloro che abitualmente frequentano la Chiesa e di coloro che invece preferiscono restarne distanti. Così, mentre tutto sembra andare a rotoli e quei timidi segnali di ripresa economica paiono scemare a causa dell’assenza di un governo politico, si guarda alla casa di Pietro per cercare stabilità, sicurezza, certezza e soprattutto risposte alle mille domande che affollano le nostre giornate. Non è un caso che anche il sindaco di Firenze Renzi abbia ricordato, in primis ai “suoi” compagni del Pd, la velocità della curia romana nella scelta del successore di Benedetto XVI, ribadendo la (vitale) necessità di fare presto per non aggravare più di tanto una situazione già di per sé complessa.

Se dunque l’ipotesi di una donna al Quirinale non dispiacerebbe a molti, occorre considerare nella scelta del successore di Giorgio Napolitano ciò che Papa Francesco sta rappresentando in questo suo inizio di pontificato: una certezza per l’appunto, un approdo, un porto sicuro in cui cercare rifugio in piena burrasca. Ed è stato lo stesso Pontefice ad invitare i giovani a non arrendersi, ad avere speranza perché «Gesù è vivo». Sarebbe quindi auspicabile che, almeno nel caso dell’individuazione del nuovo Capo dello Stato, le forze politiche in campo mettessero da parte faziosità e giochi di potere, aprendosi invece ad una scelta consapevole, dettata anzitutto da ciò che il momento richiede: chiarezza, concretezza, onestà e dialogo.

 

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