di Luka Bogdanič
Domenica 12 aprile si sono svolte in Croazia le prime elezioni per il Parlamento Europeo. In tal modo, la Croazia, che entrerà nell’Unione Europea nel luglio del 2013, avrà già i propri deputati. Vincitore di questa consultazione è stata la coalizione di destra, composta dall’HDZ (la Comunità democratica croata fondata da Tudjman), dall’HSP–AS (il Partito del diritto-Ante Starčević, frangia light della destra estremista) e dal BUZ (Blocco unito dei pensionati). Questa, ha superato con soli 5876 voti quella di sinistra, composta dall’SDP (il Partito social democratico), dall’HNS (il Partito liberale) e dall’HUS (l’Unione dei pensionati).
La destra ha vinto con il 32,86%, mentre la sinistra ha ottenuto il 32,07%. Concretamente, la destra ha ottenuto sei seggi, mentre la coalizione di sinistra, che attualmente guida il governo, ne ha ottenuti cinque. Un seggio è stato attribuito al partito laburista, che si colloca a sinistra ma non fa parte del governo. Per la verità, un vero vincitore non c’è stato, se si esclude Ruža Tomašić, cioè la candidata del Partito del diritto.
Ruža Tomašić, che era soltanto sesta nella lista di destra, è risultata il candidato più votato, seconda soltanto dopo il capolista della sinistra Tonino Picula. Il risultato della Tomašić, mette in luce da un lato la debolezza dell’HDZ, che poco più di un anno fa era ancora al governo in Croazia, ma sottolinea anche che la destra ha resistito e che non è stata del tutto travolta dalla tagentopoli croata. Ruža ha trainato l’HDZ a destra, dimostrando che per sopravivere in tempi di recessione e crisi ideologioca basta premere il tasto del populismo. La donna infatti, ha suscitato molte polemiche dichiarando che la Croazia si identifica con il nazional-populismo della destra; coloro che “non la amano se ne possono pure andare“. La sinistra e in particolare il premier Milanović, criticando la Tomašić, l’hanno resa più popolare, tanto da essere ringraziati pubblicamente dalla stessa per questo aiuto. Ruža Tomašić è nata in Bosnia, ma a quindici anni è emigrata con la famiglia in Canada, dove è diventata polizotta. Negli anni Novanta, dopo l’incontro con Tudjman, è tornata in Croazia entrando nel corpo di sicurezza del Presidente. Dunque, il vero paradosso è rappresentato dal fatto che l’attuale paladina della croaticità parla sì croato, ma con un lieve accento inglese. La Tomašić ha affermato, con accento anglo-croato, che la Croazia vanta una antica civiltà, sostenendo che nel medioevo “mentre nel resto del mondo magiavano con le mani e in cioltole di legno, i re croati mangiavano con posate d’oro“. Peccato che prima di lei queste stesse parole, ma con riferimento ai re serbi, siano state impiegate anche dal četnico Vojislav Šešelj.
Non è certo una novità che i nazionalismi nei Balcani siano banalmente speculari. Tuttavia, c’è chi ha sostenuto che le tesi avanzate da Ruža non sono poi molte lontane dall’ego-nazionalismo espressi da certi leader europei. Allora, non si può non constatare la celerità con cui i croati sono capaci di assorbire il peggio dell’Europa. Ammesso ma non concesso, che la visione politica della Tomašić sia per alcuni versi vicina a quella di alcuni politici europei, va però constatato che questa non è neppure immune da influenze provenienti da recenti mode politiche ungheresi. Va inoltre precisato, che la vincitrice è entrata nel Parlamento Europeo con appena 40.000 voti. Dunque, le prime elezioni europee in Croazia entreranno nella storia dell’Unione come quelle con un livello di partecipazione tra i più bassi, dal momento che ha votato soltanto il 20,84% degli elettori.
Ma le vere sconfitte sono le istituzioni europee, il cui appeal non è mai stato così basso. Poi vengono i partiti della coalizione al governo, che si sono mostrati incapaci di mobilitare il proprio elettorato attorno a temi europei. I cittadini croati sembrano non aver sentito bisogno di sacrificare neppure mezz’ora della loro domenica per votare nomi imposti dai partiti, persone pressoché sconosciute che faranno parte di un’istituzione che è percepita come insignificante, perché senza potere decisionale. Le elezioni europee sono state viste come una lotta tra élite per accaparrarsi stipendi d’oro. Tutto è stato amplificato dalla folle idea di scorporarle da quelle locali, che avranno luogo tra meno di un mese. Si tratta di una decisione al limite tra l’offensivo e il presuntuoso, poiché attuata da un governo che impone pesanti tagli alla spesa pubblica. Infatti, l’adesione del paese all’Unione Europea rischia di entrare nella storia come l’integrazione più apatica e svogliata mai avvenuta. Insomma, il rapporto tra la Croazia e l’Unione si potrebbe sintetizzare parafrasando le parole di una famosa canzone italiana: “Mi sono innamorato di te perché volevo qualcosa da sognare ed ora che potrei fare mille cose non so più cosa pensare e mi pento d’averti incontrata”.
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