di François Bordes
In Francia la scuola degli Annales è sempre viva ed attiva. Persino attivista, a giudicare dalla nuova edizione del libro di Hervé Le Bras ed Emmanuel Todd, L’Invention de la France. Il secondo dei due autori, Emmanuel Todd, è tra i più originali eredi di Marc Bloch e Lucien Febvre. Storico ed antropologo, ricercatore presso l’INED e saggista, si è guadagnato una solida reputazione di enfant terrible. I media sono affascinati dagli interventi polemici di questo intellettuale noto per aver previsto il crollo dell’Unione Sovietica, il declino del potere statunitense, la crisi economica globale e la primavera araba. Il suo ultimo libro, L’Origine des systèmes familiaux (Gallimard, 2011), è stato salutato come uno studio essenziale di antropologia storica, mentre il suo precedente volume, Après la démocratie (Gallimard, 2008), rappresenta indubbiamente uno dei lavori più lucidi e più profondi sull’evoluzione delle democrazie liberali. Ma questo archetipo dell’intellettuale francese (nel senso migliore del termine) è soprattutto uno storico, un acceso ed innovativo rappresentante della scuola degli Annales. Scritto con Hervé Le Bras, L’Invention de la France è l’esempio di una ricerca che riesce a prendere a prestito da discipline diverse gli strumenti per chiarire le questioni che vuole analizzare. Antropologia storica e ben oltre: l’intento degli autori è di mobilitare la storia (religiosa, politica, economica, sociale…), la geografia, la sociologia, la demografia, l’antropologia e l’etnologia. L’insieme delle scienze sociali ed umanistiche sono chiamate a fornire dati chiari ed a procedere alla loro mappatura. Ed è la mappa la base della riflessione di Le Bras e Todd su ciò che costituisce e definisce la Francia.
Nel 1981, i due giovani autori hanno posto in modo radicalmente nuovo la questione dell’identità francese. Questo libro, “d’un nuovo tipo”, costituisce un atlante della diversità e della complessità francese. In esso la mappa diventa un “modo di comprendere e dimostrare” il “senso nascosto della storia nazionale”: per esistere, la Francia ha bisogno dell’idea di un uomo universale che neghi particolarismi e chiusure. Paese diversificato, frammentato, segmentato, la Francia si è costruita “a partire da elementi diversi e contradditori”. In ciò sta l’invention della Francia, la creazione di uno Stato-Nazione che unisce uomini di lingue, usanze, fedi e comportamenti molto diversi. Dopo una introduzione nella quale sono presentati gli elementi di una “antropologia storica della Francia” ed in cui viene spiegato il modo di utilizzare le mappe stesse, gli autori affrontano le questioni attinenti alle strutture inconsce (strutture familiari, distribuzione della popolazione, mortalità infantile, relazioni di genere, violenza…) e successivamente analizzano i movimenti delle persone sul territorio nazionale, distinguendo una “Francia immobile” da una Francia in movimento. Attraverso il censimento del 1911 il lavoro mappa la diversità e la capacità attrattiva di Parigi, e giunge a classificare i lavoratori in base al loro lavoro ed al loro dipartimento d’origine. Parigi “recluta” i lavoratori postali dal sud della Francia, gli autisti dalla Corrèze, i baristi dall’Auvergne, i suoi ingegneri e le sue dattilografe nel Nord, i suoi muratori in Creuse. Poi, attraverso lo sviluppo dell’alfabetizzazione, il controllo delle nascite, lo sviluppo delle ideologie, Le Bras e Todd seguono le “traiettorie della modernità”. La quarta parte del libro offre un gran numero di carte che studiano l’espressione politica della diversità francese. Questa mappa delle ideologie politiche, prepara e preannuncia le analisi che Todd svilupperà poi in La Troisième planète, Structures familiales et systèmes idéologiques (Le Seuil, 1988) e nella Invention de l’Europe (Le Seuil, 1990). Analizzando in prima battuta le relazioni tra sinistra e comunismo, si mostra la mancanza di correlazione tra mondo operaio e voto comunista. L’idea di un comunismo “fenomeno proletario” è per gli autori una “fantasia sociologica”. La destra è studiata in relazione al radicamento del cattolicesimo: i dipartimenti nei quali nel 1975 Giscard ha ricevuto la maggioranza di voti sono anche quelli che “consumavano” e “producevano” il maggior numero di sacerdoti. Le mappe, mettendo anche in relazione il tasso di suicidi ed il tasso di chiese senza preti, rivelano importanti aspetti dell’impatto della de-cristianizzazione. Una breve quinta parte esplora questioni attinenti alla percezione della morte, collegando aspettative di vita ed agnosticismo politico. Nel 1981, il libro si concludeva con un omaggio alla incredulità: “Si vive a lungo nelle regioni in cui non si crede né al paradiso in terra, né al paradiso dopo la morte”.
La nuova edizione del libro, pubblicata a febbraio del 2012 da Gallimard, mantiene il testo originale. Il formato più grande rende la lettura più confortevole e facilita l’uso delle mappe. Ma, soprattutto, gli autori hanno aggiunto una sesta parte al libro che merita grande attenzione poiché offre una spiegazione dell’attuale “crisi politica ed ideologica”. Il crollo del cattolicesimo, seguito dalla caduta del comunismo, avrebbe generato, per gli autori, “un vuoto religioso ed ideologico” le cui conseguenze politiche sono rappresentate dalle idee e dalle qualità dei due principali candidati alla presidenziali del 2007, Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy. Il periodo 2007-2012 è descritto come il periodo di un “vuoto metafisico”. A riguardo va detto che Emmanuel Todd è stato uno dei critici più accesi del sarkozysmo. Ha sposato la causa Partito Socialista ed è stato tra i più convinti sostenitori di Arnaud Montebourg, il candidato della “de-globalizzazione” e del protezionismo europeo. Ha supportato, per questo, il voto per Francois Hollande, nel quale ha visto un possibile “Roosevelt francese”. Ha anche sostenuto, durante la più recente campagna presidenziale, la sorprendente tesi di un “hollandismo rivoluzionario”. Ma le analisi condotte nel libro sono fatte per durare poiché illuminano l’evoluzione del paese dal 1981 ad oggi. La tesi centrale è che la società industriale non ha sempre “devastato le diversità in Francia” e che il paese è adesso diviso in una società sana ed una malata. Se il libro del 1981 aveva pronosticato il declino del Partito Comunista, non aveva in nessun modo immaginato il successo del Fronte Nazionale, partito minoritario dell’estrema destra assente alle presidenziali del 1981. L’emergenza e la duratura iscrizione di questo partito xenofobo e nazionalista nella vita politica francese sembrerebbero rivelarci una società malata. Le Bras e Todd mappano i diversi aspetti di questo fenomeno che non è più riducibile al FN, ma che include, a partire del 2007, una “destra estremizzata” che parla uno stesso linguaggio, condivide le stesse ossessioni e le stesse intolleranze. Ma le analisi degli autori analisi si spingono oltre. Mappe alla mano, contestano l’idea di un passaggio dal voto comunista ad un voto a favore del Fronte Nazionale. La correlazione tra PC e FN sembrerebbe “quasi inesistente”. Lo stesso varrebbe per il voto operaio: non vi è un particolare preferenza di voto per il Fronte Nazionale. Da questa prospettiva la mappa della distribuzione del voto operaio non si sovrappone a quella del voto per Le Pen. La base elettorale di Le Pen non corrisponde né al voto Poujade del 1956, né al voto Tixier-Vignacour del 1965. Il discorso lepenista si basa essenzialmente su un’idea semplicistica: nelle zone con grande concentrazione di immigrati regna l’insicurezza. Non sentendosi più a casa propria, una parte dei francesi voterebbero per il Fronte Nazionale per ritrovare la tranquillità persa. Tuttavia questo argomento ideologico si scontra con due realtà che lo smentiscono: in primo luogo, da duecento anni, la mappatura delle violenze, in Francia, è notevolmente stabile. Nel 2010, la Francia del nord-est e la Francia mediterranea restano le regioni con alto tasso di criminalità. In secondo luogo la mappatura rileva anche una stabilità delle aree nelle quali si concentrano le popolazioni immigrate. I magrebini si stabiliscono dove prima erano giunto gli italiani ed i polacchi. Così, l’étrangeté “dello straniero non è la base del voto FN”, ma, al contrario, lo è la familiarità dello straniero. Ma, si dirà, italiani e polacchi erano cattolici ed il vero problema è l’Islam. Tuttavia l’argomento non regge e gli autori mostrano come il voto FN non abbia alcun rapporto con il radicamento del cattolicesimo.
É ritornando a Marc Bloch che Le Bras e Todd individuano la chiave del voto a favore del Fronte Nazionale. In Les Caractères originaux de l’histoire rurale française il co-fondatore degli Annales aveva sottolineato l’importanza delle differenza nelle modalità di insediamento nel paese. La Francia era divisa in paesi d’openfield, nei quali l’habitat è compatto, ed in paesi di bocage, dove l’habitat è disperso. Nell’uno i conflitti di vicinato a causa della prossimità erano rigorosamente disciplinati; nell’altro, di contro, il ravvicinamento era facilitato dal fatto che il vicino viveva a distanza. É la mutazione di queste forme di socialità che spiega la patologia del vivere assieme e che il successo dell’estrema destra sembra portare alla luce. Le regioni di habitat compatto hanno conosciuto una polverizzazione dei rapporti di vicinato: aumento notevole della distanza casa-luogo di lavoro, sparizione di negozi locali e di feste locali sostituiti da immensi centri commerciali e da cinematografi multisala, dal ruolo della televisione, ecc. Il vicino, sino ad allora troppo presente, è diventato “un minaccioso estraneo”. Il voto al Fronte Nazionale viene così spiegato “dall’ansia prodotta da tale destabilizzazione”. Considerazioni analoghe ma di segno opposto valgono per i paesi di bocage: i centri commerciali, la crescente distanza dal posto di lavoro e dai luoghi di svago hanno facilitato i contatti; hanno permesso l’apertura all’altro. L’argomento acquista una portata notevole quando si passa dal livello dipartimentale a quello comunale. Lungi dall’essere radicato nelle zone dove si concentrano gli immigrati, l’elettorato lepenista vive nelle zone suburbane, “ai margini delle città, laddove si alternano a capannoni i campi coltivati, i boschi o i terreni abbandonati” e dove abbondano cancelli, recinzioni e cartelli “attenti al cane”. Il voto FN segna dunque “la rottura di un legame antropologico essenziale, quello del vicinato”. Xenofobia, nazionalismo e rifiuto dell’Islam sono la maschera ideologica dietro la quale si cela una situazione di declino patogeno e di una rottura del legame sociale. Questo vuoto metafisico e sociale si è impossessato delle regioni con una popolazione agglomerata. Di contro, la Francia “tranquilla” dei paesi di bocage non ha subito al proprio interno una simile frantumazione dei legami sociali. In essa si continua a votare per i partiti tradizionali, ad abbandonare l’agricoltura per l’industria, ad ottenere ottimi rendimenti scolastici. Il legame sociale non è rotto e le relazioni di buon vicinato sono anzi rafforzate. Sottolineando la profondità dello scontro tra una destra estremista ed i partiti tradizionali centristi e socialisti, Le Bras e Todd rilevano tuttavia come dietro questo conflitto politico si giochi una battaglia molto più importante, quella “tra una società sana ed una società malata”. L’edizione del 2012 di L’Invention de la France, dunque, si conclude con questa inquietante costatazione che sembra pesare come un macigno sulla coesione della società francese. Lo scontro delle due Francia non è tuttavia una certezza, nonostante il salto nel vuoto non sia impossibile – è questo il rischio che l’onagrocrazia pone alla Nazione ed alla Repubblica. Abbiamo fiducia, con autori di questo importante libro, che la ragione prevarrà – come lasciano sperare l’alta percentuale di matrimoni misti e gli alti tassi di fertilità di una società diversificata, dinamica e creativa.
I due autori hanno continuato il loro lavoro e hanno di recente pubblicato un nuovo libro che completa la loro analisi. Pubblicato nel marzo 2013 presso le Editions du Seuil nella collezione fondata da Pierre Rosanvallon, Le Mystère français è rapidamente divenuto un successo editoriale. Lo presenteremo ai lettori in un prossimo articolo.
* Hervé Le Bras, Emmanuel Todd, L’Invention de la France. Atlas anthropologique et politique, Gallimard, Paris 2012, 517 pp.
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