di Angelica Stramazzi

C’è un grande (e forse voluto) equivoco alla base della nascita del governo Letta. Un fraintendimento lieve, sottile, per certi versi strisciante, che contribuisce a destabilizzare quel poco di stabilità che il nostro Paese sta con fatica riconquistando, sia sul piano interno sia a livello europeo ed internazionale.

I principali critici del “governo di servizio al Paese” vanno ricordando, da diverse settimane a questa parte, che la stagione di collaborazione tra Pd e Pdl non porterà lontano, trattandosi non di una realtà nata per generare mutamenti significativi nell’ossatura istituzionale del sistema politico e democratico, quanto per assecondare i bisogni e le necessità di Silvio Berlusconi, bisogni e necessità che, per i detrattori del Cav, sono di natura strettamente legale e giudiziaria. Ma così facendo (e dicendo) si va omettendo un fatto incontrovertibile: che l’esperimento “Italia Bene Comune” è fallito sul nascere e che Pierluigi Bersani non è riuscito a formare un governo a spiccata maggioranza di centrosinistra dal momento che non ha trovato i numeri necessari per farlo. Altre ragioni che possano spiegare quanto stiamo vivendo ora sul piano politico non ce ne sono, né francamente si intravedono motivazioni che possano far supporre che sia stato il Pdl ad incentivare una simile situazione.

Come se non bastasse, alla disseminazione di equivoci si è saldata la ripresa dell’accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi, stavolta avallata dal clima incandescente che si registra nel Paese. Intere piazze si popolano di persone che preferiscono insultare ed aggredire anziché dialogare ed ascoltare. Del resto, è più facile – oltre che più sbrigativo – rivolgersi all’avversario con gesti che esulano dalle normali norme di convivenza civile, gettando discredito su chi la pensa diversamente dall’opinione prevalente. Ma finché non si capirà che è necessario chiudere definitivamente i conti con una stagione fatta di odio e livore, sarà difficile progredire e dar vita a provvedimenti che vadano nella direzione giusta. Che poi è sempre quella di un risanamento non solo economico ma anche civile del nostro Paese. Coloro che speculano su una Nazione ormai allo stremo, gettando fango sull’attività di un governo che, allo stato attuale, è l’unico possibile, dimentica che così facendo finirà per rafforzare divisioni e fratture già acute e profonde. È arrivato il momento di un cambiamento: chi preferisce continuare ad insultare e ad aggredire il proprio avversario politico, può benissimo accomodarsi fuori.

 

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