di Vincenzo Montante
Prestando attenzione ai discorsi intorno alla politica si possono evincere tre ideltipi di individui a seconda delle loro visioni della politica e della storia.
Il primo tipo è l’individuo logico-razionale, ossia colui il quale interpreta gli avvenimenti storici e politici secondo una logica matematica. Se a due aggiungo due il risultato che otterrò è quattro. Se, successivamente, a quattro sottraggo uno il risultato è tre.
È il classico homo oeconomicus, secondo il quale la storia non è predeterminata ma scandita da una serie di eventi voluti. Voluti in quanto ogni individuo, ad esempio i leader politici, sono in possesso di tutte le informazioni disponibili per agire secondo il proprio massimo interesse. Qualora un leader sbagli una tattica politica, l’individuo logico-razionale imputerà tale errore ad una assenza o errore di calcolo.
I calcoli politici secondo questo tipo di soggetto non sono altro che una somma delle percentuali elettorali. Se al venti per cento del partito “x” aggiungiamo il quaranta per cento del partito “y” il risultato sarà un bel sessanta per cento. Differenze ideologiche e storiche, nonché eventi casuali per questo soggetto sono ininfluenti. Potrebbero, ad esempio, allearsi guelfi e ghibellini per la conquista del potere. Se non lo fanno peccano di analisi e strategia.
Il secondo individuo-tipo è il complottista. Per lui la storia è determinata da un’élite estremamente potente che di volta in volta tira le fila della politica quindi della storia. A nulla servono i vari aspetti ideologici o le contingenze della storia, per il complottista le competizioni elettorali sono governate da un oligarchia economico-politica in grado di determinare, senza il minimo errore ed intralcio, l’esito della competizione. Il complottista ammetterà che queste élite non sono eterne, e che possono avvenire dei mutamenti al vertice, ad esempio con le rivoluzioni.
Ma esse finisco sempre per sostituire un élite con un altra. Per lui la storia è il progetto di uomini potentissimi in grado di terminare gli avvenimenti storici. Accidenti, divisioni culturali, defezioni ed errori non sono previsti per il complottista.
Infine vi è l’indeterminista. L’indeterminista si appella alla massima di Raymond Aron secondo cui gli uomini fanno la storia ma non sanno che storia stanno facendo. In sostanza per l’indeterminista la realtà è estremamente complessa e pretendere di ridurla a schemi logico-matematici o a complotti demoniaci appare riduttiva ed irrealistica.
L’indeterminista crede che la lotta per il potere sia influenzata anche da elementi di natura storica ed ideologica. Crede che la storia sia indeterminabile perché ineliminabile è la libertà umana e la sua limitatezza. Che la storia è il frutto di eventi casuali in cui gli individui possono, al massimo, gestirne le contingenze.
Un esempio storico su tutti. Per il tipo logico-matematico Hitler arrivò al potere perché ha saputo prevedere e calcolare in ogni passo le sue mosse. Per il complottista Hitler salì al potere perché appoggiato (o ne faceva parte) da un élite malvagia e potentissima. Per l’indeterminista Hitler acquisì il potere per una seria di circostanza fortuite: la crisi economica degli anni Trenta, la fragilità politica della Repubblica di Weimar, le sanzioni imposte dopo la prima guerra mondiale, costituirono una condizione indispensabile (e fortuita) per la presa al potere di Hitler.
Forse le ragioni dei primi due tipi possono essere spiegate con l’esigenza umana di riparare alla tragicità della vita. Per il tipo logico-matematico la storia può essere cambiata e governata dall’intelligenza umana; per il tipo complottista l’uomo è inerme davanti ai grandi potenti della storia, quindi anche esonerato da eventuali responsabilità; per l’indeterminista, invece, la storia è simile alla tragedia greca, in cui financo gli eroi non possono determinare il proprio destino. Anzi spesso le loro azioni portano ad esiti imprevisti e tragici.
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