di Giuseppe Balistreri 

informazione politicaGrossa parte della politica si gioca sul piano dell’informazione. Il fare politica spesse volte (e naturalmente quando si tratta di consenso e legittimazione) coincide con l’apparire in televisione o sulla stampa. L’agire politico molto spesso viene a coincidere con quel che si dice di una forza politica o con le sue dichiarazioni. L’esserci politicamente coincide con l’essere presenti nell’informazione. L’informazione non si limita a certificare l’esistenza di un partito politico, ma crea la presenza stessa.

Ne consegue che per un partito è vitale fare notizia. E per fare notizia, c’è un solo modo: smuovere quanto più è possibile le acque, farsi sentire nel modo più clamoroso possibile. È chiaro che il dire qualcosa di buon senso passa inosservato, fare invece dichiarazioni plateali (del tipo: “Negli ultimi vent’anni in Italia abbiamo avuto tre (o quattro) colpi di Stato”) o delle mere boutade (tipo: “L’euro è un crimine contro l’umanità”), immediatamente attrae l’attenzione di tutti i media e si fa un gran battage pubblicitario in Tv e sulla stampa. Insomma, per farsi notare bisogna spararla grossa. Più sono moderate le dichiarazioni, meno sono visibili. Più sono esagerate e abnormi e più conquistano il primo posto sul proscenio dell’informazione.

L’importante non è quel che si fa, ma quel che si dice. E non è neppure necessario che alle parole seguano i fatti. Il fatto è già dato con la notizia, e consiste nella stessa dichiarazione eclatante. Chi non sa stare a questo gioco, perde. Mario Monti, partito con le migliori prospettive, salutato all’inizio come il salvatore della patria, è stato poi in campagna elettore nientificato da un paio di apparizioni televisive di Berlusconi che presentavano il professore come una specie di dracula nazionale. Il professore rispondeva pacatamente e sensatamente, spiegava, citava il pifferaio di Hamelin (in un paese dove non si leggono nemmeno le fiabe); il piazzista di Arcore invece blandiva e si conquistava così il successo del pubblico e l’attenzione dei mass media.

Il sistema dell’informazione tende sempre più a passare sopra la differenza che esiste tra

la notizia di un fatto e la notizia stessa in quanto fatto. Fare di un fatto una notizia, tiene ancora distinto il rapporto tra reale e possibile. Fare invece della notizia un fatto significa rovesciare il rapporto che sussiste tra il mondo come accadimento di eventi ed il mondo in quanto rappresentazione, si scambia dunque l’uno per l’altro.

La notizia non è più ciò che riposa un fatto, ma viene invece contrabbandata come il fatto stesso. Perché questo sia possibile è necessario che la politica non si presenti più come discussione e dibattito, ma come aggressione. Più sono aggressivi i messaggi verbali dei politici, più varranno come fatti. Attaccare verbalmente qualcuno infatti in politica costituisce una forma di azione, e dunque, per l’informazione, un fatto. La notizia è che tizio ha attaccato quella tale alta carica istituzionale, e riprende perciò parole roboanti destinate a scomparire nello spazio di un mattino. Ma intanto, dato lo spazio esorbitante che gli viene dato, chi attacca sembra avere ragione, mentre, per chi è attaccato, se solo si prova ad articolare una qualche difesa, finisce proprio per fare il gioco dell’aggressore.

La notizia come fatto tende di per sé ad affermarsi come vera. Se la notizia è un fatto, allora la notizia in quanto tale è vera, cioè è notizia di qualcosa di reale. Il criterio di verità diventa il dato stesso della notizia, anche se sotto la notizia non c’è nulla.

Non è dunque il fatto che fa notizia, è la notizia che fa il fatto. Invece di informarti sui fatti, la notizia si impone essa stessa come fatto. In questo modo si può veicolare come fatto qualsiasi tipo di notizia, la notizia stessa che non ha più bisogno di misurarsi con gli eventi esterni. Il fatto è già la notizia e la notizia viene data come fatto.

Mettiamo che qualcuno di per sé capace di attirare l’attenzione dei mass media, affermi di voler chiedere l’impeachment per il presidente della repubblica. E mettiamo che un uomo, condannato in via definitiva, ma dotato di enorme capacità di condizionamento dell’opinione pubblica e di smisurato potere economico, spendibile anche sul piano politico, affermi, proprio lui, di essere un perseguitato di una magistratura al servizio di una parte politica del paese (cosa che, se fosse vera, giustificherebbe una guerra civile). Allora, riportate da telegiornali, stampa e web, queste affermazioni diventano notizie, ed in quanto notizie che sembrano riportare un qualche evento, entrano nell’ordine del reale. Si tratta di mere parole in libertà, ma intanto hanno raggiunto il loro obiettivo: in quanto sono qualcosa di cui si dà notizia, vengono ipso facto trattate come fatti. Una mera simulazione verbale si sostituisce al reale.

 

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