di Daniela Coli
I richiami di Jean Claude Juncker al presidente del Consiglio Renzi, non vanno presi sottogamba. Quando Juncker, presidente della Commissione europea, Manfred Weber, capogruppo del Ppe, e il socialista Pierre Moscovici rimproverano a Renzi di fare il populista in vista di elezioni anticipate e lo avvertono che vincere in Italia può significare perdere in Europa, le tensioni non riguardano solo gli attacchi del premier italiano alla Germania per l’austerity e la contrapposizione del modello Obama. Renzi antitedesco, populista e nazionalista piace un po’ a tutti da noi, anche al centrodestra ancora in coma per i sorrisetti di Merkel e Sarko a Berlusconi. Ma in politica contano i rapporti di forza e strillare contro l’Europa a guida tedesca può condurre il nostro Paese all’isolamento.
La vicenda North Stream è indicativa. Dopo avere abbandonato South Stream, Renzi protesta perché la Russia fa North Stream con la Germania, ma per Putin, dopo la sospensione di South Stream per la crisi ucraina, la Germania è indubbiamente un partner più autorevole dell’Italia. Pochi giorni fa, in un’intervista al “Corriere della sera”, D’Alema ha detto che l’Italia non può avere la guida della missione in Libia, perché l’Onu ha nominato un ambasciatore tedesco. Per certi aspetti, D’Alema ha offerto a Renzi una via d’uscita. Ma il problema reale è che in Libia l’Italia schiera solo quattro caccia, mentre britannici, francesi e tedeschi sono pronti a inviare truppe, e l’Egitto compra dalla Francia aerei e le due navi Mistral costruite per Putin prima delle sanzioni e bombarda Isis in Libia.
Con la fine della pax americana in Medio Oriente, si torna all’Ottocento, come ha osservato Piero Ostellino, e tornano in gioco francesi, britannici e russi, mentre i tedeschi si occupano di un partner storico come la Turchia. Renzi rimprovera all’Europa di non essere un ideale, di non tenere alla cultura, il presidente Mattarella denuncia l’egoismo dei danesi perché vogliono “tassare” i richiedenti asilo per le spese sostenute dal governo per il soggiorno, ma l’Unione europea è un’unione di Stati fondata su trattati, che in caso di emergenza possono essere sospesi. Come sta accadendo con Schengen. L’Austria ha ricominciato i controlli al Brennero il 16 gennaio; Germania, Francia, Olanda, Belgio e Lussemburgo potrebbero fare lo stesso. Si pensa a un mini-Schengen da cui sarebbero escluse Italia e Grecia, incapaci di controllare gli arrivi nel Mediterraneo.
Nel 1993, quando l’Unione europea abolì le frontiere all’interno dell’Europa, gli scenari erano completamente diversi. Le tante guerre parallele che si combattono in Africa e in Medio Oriente e arrivano a colpire Parigi, cambiano necessariamente l’Europa, che non può non preoccuparsi delle frontiere e della difesa. Con la fine della pax americana in Medio Oriente, cambia necessariamente anche l’Unione europea e sarebbe un grave errore per l’Italia immaginare di essere ancora nella Prima repubblica con la Guerra fredda che le consentiva di destreggiarsi tra russi e americani, fino a convincersi che gli Stati Uniti le avessero affidato un ruolo di vicariato in Nord Africa e in Medio Oriente.
Il limite di chi immagina il Pd di Renzi come una nuova Dc con all’opposizione forze politiche che non possono andare al governo, è che non siamo più nella Prima repubblica, non c’è più la Guerra fredda, è finita la pax americana. Un abbaglio, risultato anche dell’assenza di una cultura politica che permetta all’Italia di uscire da una condizione di isolamento e di rischio.
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