di Emanuele Schibotto*
Uno dei principali rischi per le economie emergenti a forte tasso di crescita economica è incorrere nella “trappola del reddito medio”: uscire dalla povertà, attestarsi su uno stadio di sviluppo economico intermedio senza raggiungere il livello più avanzato, vedendo cosi ‘intrappolato’ il reddito medio pro-capite prodotto (una cifra oscillante tra i 4mila e i 12 mila dollari). L’esempio di scuola è la Malaysia.
Tra le varie cause responsabili del fenomeno – che ricordiamo può compromettere la salute economica di un Paese – vi è la mancanza di forza lavoro qualificata, in particolare manager. Per quanto in Occidente la categoria abbia goduto di cattiva stampa negli ultimi anni, una classe di manager competente e qualificata risulta fondamentale per guidare la struttura economica di un Paese in un mondo globalizzato; diviene quasi indispensabile per quelle economie che iniziano ad aprirsi al commercio internazionale.
Dal Brasile all’Indonesia al Messico, il brain drain degli ultimi decenni, la successiva crescita accelerata e le nuove generazioni ancora alle prese con l’educazione universitaria hanno provocato una scarsità di profili qualificati.
Il Brasile oggi ammette più immigrati (legali) provenienti dall’Europa che dall’America Latina. Secondo la Banca Mondiale, le rimesse dirette in Portogallo dal Brasile sono maggiori di quelle che viaggiano nella direzione opposta. Il Paese ha creato 12,5 milioni di posti di lavoro negli ultimi 8 anni, tuttavia le grandi aziende locali sono disposte ad offrire a ingegneri e manager europei il 20% in più rispetto allo stipendio percepito nei loro Paesi di origine. L’Indonesia da qui al 2020 creerà 15 milioni di nuovi lavori qualificati, ma solo 10 milioni saranno occupati da indonesiani. In Messico la popolazione straniera è più che raddoppiata negli ultimi 10 anni, solo negli ultimi dieci mesi le richieste di cittadinanza sono cresciute del 10%.
Ora, quello che è un problema per le economie emergenti diventa una soluzione per molte delle economie avanzate. La globalizzazione, al netto dei suoi effetti negativi, ha reso il movimento delle persone fluido e facile come non mai, contribuendo a rendere il momento storico attuale la migliore epoca per quei talenti desiderosi di esprimere le proprie potenzialità senza confini.
Migliorare l’accesso all’educazione universitaria, promuovere e incentivare i programmi di scambio, semplificare le procedure di ingresso per i lavoratori stranieri qualificati sono soluzioni che Giacarta, Brasilia o Città del Messico dovranno implementare per ovviare a una carenza di manager e garantirsi uno sviluppo economico di lungo periodo. Nel frattempo, porte aperte ai nuovi Sergio Marchionne e Renzo Piano.
* Dottorando di ricerca in geopolitica economica presso l’Università Marconi e Coordinatore Editoriale del Centro Studi di Geopolitica e Relazioni Internazionali Equilibri.net. Co-autore del libro “Italia, potenza globale? Il ruolo internazionale dell’Italia oggi” (Fuoco Edizioni, 2012)
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