di Alia K. Nardini*
Si vota oggi nello stato del palmetto, ed improvvisamente si riapre una corsa che sembrava già conclusa, e che guardava oramai all’investitura di Mitt Romney alla convention Repubblicana di fine agosto. Prima, è arrivato il conteggio finale dei voti del caucus dell’Iowa, che dà la maggioranza a Rick Santorum (seppur non in via ufficiale e sempre con un margine molto ridotto) su Romney, non più l’unico candidato nella storia Repubblicana ad aver vinto entrambe questi appuntamenti alle primarie.
Poi il ritiro del Governatore del Texas Rick Perry, che ha appoggiato pubblicamente Newt Gingrich a poche ore dal dibattito dell’altro ieri sera a Charleston. L’ex speaker alla Camera, che i sondaggi danno in risalita contro l’ex Governatore del Massachusetts (alcuni, come Rasmussen, addirittura in vantaggio) trarrà certamente beneficio dall’uscita di scena di Perry: Gingrich da tempo sta corteggiando in tutti i modi l’elettorato conservatore più tradizionalista, e un candidato in meno – che oltretutto lo appoggia direttamente – potrebbe aiutarlo a recuperare terreno all’interno di un partito estremamente frammentato e litigioso.
A contribuire al ritratto di Gingrich come un conservatore “sociale” va il sostegno di Sarah Palin, l’ex Governatrice dell’Alaska che era stata scelta per la vicepresidenza da John McCain nel 2008. Tuttavia, il modello di Palin in quanto madre e moglie esemplare è alquanto dubbio, e di certo non aggiunge nulla all’immagine di Gingrich come family man – specialmente dopo le dichiarazioni della sua seconda ex-moglie riguardo al loro matrimonio “aperto”, anche queste rese pubbliche nella giornata di ieri. Cogliendo la palla al balzo, all’inizio del dibattito di Charleston tutti i candidati si sono affrettati ad enumerare con orgoglio mogli (rigorosamente una ciascuno), figli e nipotini di una vita. A Gingrich non è restato altro che attaccare i media per il cattivo gusto con cui hanno banchettato con la sua vita privata, rivangando un episodio “doloroso” del suo passato. È palese, anche se irrazionale, che questo non valesse quando era lui ad aggredire con veemenza Clinton sul caso Lewinsky, nel 1998.
Una riconferma giunta quindi dal dibattito di ieri sera è che, nel Partito Repubblicano, i temi etici contano. Lo ha dimostrato anche Rick Santorum, in prima linea nell’elencare gli effetti negativi del Romneycare in Massachusetts, tra cui l’aumento delle interruzioni di gravidanza finanziate dallo stato e l’inefficienza del sistema Medicaid; e chiudendo definitivamente la questione dei divorzi di Gingrich con un sibillino – ed applauditissimo – “solo Dio giudicherà”. Ancor più conta però l’economia, e dunque rimettere in sesto i conti pubblici e creare posti di lavoro: un tema fondamentale in South Carolina, dove ad una tradizione di industria pesante, militare e cantieristica in piena crisi si affianca un tasso di disoccupazione al di sopra della media nazionale, che tocca il 10%. L’elettorato qui è saldamente Repubblicano, tradizionalista nei principi, certo, ma anche conservatore in economia: gli elettori del Grand Old Party chiedono meno burocrazia e meno tasse (un motivo per cui anche il libertario Ron Paul potrebbe fare bene in questo stato).
A complicare ulteriormente lo scenario, si aggiungono le recenti difficoltà di Mitt Romney. Prima, le notizie risalenti a quando era amministratore delegato della Bain Capital, un’attività che rilevava imprese in difficoltà rilanciandone i profitti (in alcuni casi licenziando migliaia di dipendenti), o decretandone definitivamente il fallimento; poi, le indiscrezioni sui fondi di investimento che avrebbe depositato alle isole Cayman; e infine la propria dichiarazione dei redditi, che vuole ostinatamente tenere nascosta, mentre Gingrich rende pubblica la sua mezz’ora prima dell’ultimo dibattito.
Decisivo per il voto della Carolina del Sud sarà tuttavia il voto dei Tea Parties. Seppur secondo un sondaggio Pew oltre il 60% della popolazione si identifichi in loro, i Tea Partiers non rappresentano però un elettorato omogeneo: non sanno infatti convergere su un unico candidato. Come alternativa a Romney, il voto della Carolina del Sud si strutturerà a seconda di quanto per i singoli gruppi ed individui conta l’economia (a quel punto il loro candidato dovrebbe essere Ron Paul), quanto le convinzioni religiose (Santorum) e quanto una commistione tra i due, con un pizzico di populismo e di sano realismo (Gingrich), che guarda a vincere le elezioni e mettere alle corde Obama, e non solo a partecipare.
*Centro Studi Tocqueville-Acton
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