di Domenico Letizia
L’Europa sta soffrendo per la mancanza di una vera unità, per la crisi economica, per il susseguirsi di governi dalle politiche rigoriste che nel cercare di far quadrare i bilanci di stato soffocano con la tassazione e la coercizione fiscale l’imprenditoria generatrice di ricchezza.
Quando la situazione a causa di processi istituzionali ed economici diviene per i cittadini insostenibile è la cooperazione, in primis, dal punto di vista etico, a ristabilire una sana economia rispettando ambiente, diritti, e socialità. Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2012, anno internazionale delle cooperative. Un metodo di far mercato per combinare responsabilità individuale, sociale e produttività aprendo finalmente alla trasparenza dei conti.
In Gran Bretagna le cooperative nascono nel XIX secolo per far fonte alla struttura della rivoluzione industriale e del capitalismo in corso di produzione, generando meccanismi di solidarietà tra i componenti partecipi. In Italia è stata forte nel corso di tutto l’Ottocento la tradizione del mutualismo e del mutuo soccorso, rappresentato e presente su tutto il territorio attraverso società e leghe. Attualmente la ricchezza che produce il cooperativismo è vastissima: si stima che si tratti di cifre che superino i 1.100 miliardi di euro investendo settori diversi, dall’industria al commercio, dall’agricoltura alle banche, dai servizi di prima necessità alle assicurazioni. Un fenomeno imponente, da espandere, accrescere rivitalizzare e rivalutare: si pensi che negli Stati Uniti il cooperativismo riesce a integrare nella produttività i senza lavoro ed emarginati riscoprendo anche il piacere e il valore del lavoro partecipato che rispetta socialità, diritti, ambiente e lontano da quei meccanismi di alienazione tipici della grande distribuzione industriale.
Le cooperative non sono un fenomeno semplicemente economico, ma un segnale incentrato sulla trasparenza, la democrazia, la solidarietà e soprattutto l’individuo, poiché un sana cooperazione non può che mettere al centro del proprio sistema il benessere dell’individuo. Da valutare il fenomeno soprattutto per l’efficacia che potrebbe avere nei paesi in via di sviluppo con mancanza sistematica di servizi e distribuzione che attraverso queste strutture potrebbero svilupparsi.
In Italia, dato il dilagare della corruzione e del parassitismo nei settori pubblici, il fenomeno della cooperazione, se canalizzato in giuste prospettive e se lascito libero dalla eccessiva burocrazia e tassazione, potrebbe essere un sostituto ideale ad un “pubblico” che è a pezzi. Attraverso la democrazia e la partecipazione delle cooperative si potrebbero creare servizi autogestiti, incentrati sulla solidarietà e l’individuo, servizi gestiti da privati ma che per carattere conservino quella fisionomia che caratterizza il pubblico.
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