di Antonio Campati
Da qualche tempo, il superamento delle forme rappresentative appare come una conseguenza inevitabile dell’ininterrotto processo di trasformazione delle democrazie contemporanee. Senza ancora individuare chiaramente le possibili alternative (o non auspicandole affatto), gli eletti somigliano ormai a inutili orpelli, soprattutto nell’«incompiuta» democrazia italiana. Secondo una vulgata consolidata, i membri di Camera e Senato non solo sono rintanati nella casta, ma non producono atti legislativi, proposte, emendamenti. Il loro obiettivo è, al massimo, la rielezione nella competizione successiva.
Ma sarà vero? È possibile che tutti i parlamentari non vogliano rispettare il mandato ricevuto? Che ciascuno, indistintamente, preferisca curare solo il proprio interesse e disinteressarsi a quello della sua circoscrizione? Un interessante risposta a questi interrogativi (e a molti altri) si può trovare nel recente lavoro di Federico Russo, Gli Onorevoli. Cosa fanno e come ci rappresentano i nostri parlamentari (il Mulino, 2013, pp. 186).
Il primo pregio del lavoro di Russo è quello di aprire la strada a un nuovo filone di studi volto a correggere lo strabismo della letteratura italiana che per diversi decenni si è impegnata (spesso egregiamente) nello studiare il parlamento come istituzione, trascurando tuttavia l’analisi del comportamento dei parlamentari e le modalità con le quali essi svolgono la loro funzione di rappresentanti (p. 15). Infatti, tale mancanza di studi sui ruoli dei parlamentari italiani comporta un impegno non indifferente per chi vuole colmarne il vuoto: anzitutto, definire gli strumenti concettuali per misurare i ruoli rappresentativi, individuare quelli in grado di descriverne e quindi spiegarne l’assunzione (p. 134).
Quello di Russo è, dunque, un lavoro scientifico che, però, nell’attuale frangente è un utile strumento anche per i non addetti ai lavori. Perché dimostra che i parlamentari non sono affatto tutti uguali: il loro comportamento è influenzato dalla precedente carriera, dalla propria identità professionale, dai legami con il territorio in cui sono stati eletti, per non parlare del condizionamento che su di essi generano i meccanismi elettorali di selezione delle candidature.
L’analisi si sofferma sulle attività dei deputati italiani (membri della Camera) in un periodo temporale determinato: la decima (1987-1992), la tredicesima (1996-2001), la quattordicesima (2001-2006) e la quindicesima legislatura (2006-2008). La scelta è dettata dall’esigenza di analizzare il ciclo politico dell’alternanza, quindi di osservare il comportamento dei parlamentari con maggioranze di centrodestra e di centrosinistra e in presenza di incentivi dettati da diversi sistemi elettorali (p. 9). E forse proprio per aver comparato momenti differenti della vita politica italiana, le conclusioni alle quali giunge il libro sono per alcuni versi sorprendenti: infatti, per esempio, oltre a dimostrare che esistono effettivamente molti modi per interpretare il ruolo di parlamentare, questi dipendono non solo dal posizionamento politico del partito di appartenenza, ma anche da specifici fattori legati ai propri percorsi di carriera (p. 160).
Dallo studio emergono tre profili tipici che si distinguono non solo per il loro comportamento rappresentativo, ma anche per il loro profilo personale: il Controllore locale, il Legislatore, il Guardiano nazionale (p. 161). Non sono classificazioni rigide, infatti è l’autore stesso che specifica come possano esistere più risultati corretti per una medesima cluster analysis, tuttavia offrono un quadro esaustivo che consente ulteriori approfondimenti.
In conclusione, il lavoro di Russo non solo inizia a porre l’accento su un carattere legato alle figure parlamentari non abbastanza dibattuto, ma offre anche delle indicazioni per favorire una «buona rappresentanza individuale». E lo fa suggerendo direzioni di intervento che, come viene giustamente rilevato, potrebbero contribuire al miglioramento del rapporto rappresentativo fra elettori e eletti, aspetto certamente non unico, ma fondamentale per un corretto funzionamento del sistema democratico.
Lascia un commento