di Giuliano Gioberti

immaL’Italia e la Corea intrattengono relazioni diplomatiche esattamente da 130 anni. Per sancire quest’anniversario è stato messo in cantiere un vasto programma di iniziative ufficiali che culminerà, nell’ottobre del 2014, nella visita di Stato in Italia del presidente della Corea del Sud Park Geun-hye, preceduta a giugno da un Forum economico bilaterale in programma a Milano.

A inaugurare le celebrazioni si è scelto però un terreno diverso da quello politico o economico. Si è preferita la strada del dialogo culturale. Su iniziativa dell’Ambasciata d’Italia a Seoul è stata infatti inaugurata lo scorso 24 marzo, presso la National Library della capitale coreana, una mostra dedicata a Niccolò Machiavelli. L’occasione per quest’iniziativa è stato ovviamente il cinquecentenario del Principe, caduto nel 2013 ma che ancora sta offrendo lo spunto, un po’ in tutto il mondo, per convegni e pubblicazioni.

La mostra coreana – coordinata ed organizzata da Maria Giovanna Fadiga Mercuri, Alessandro Campi e Maria Letizia Sebastiani – riprende lo schema della grande mostra romana promossa nel marzo-aprile 2013 dalla Treccani presso il Vittoriano di Roma, di quella organizzata a Firenze dalla Biblioteca Nazionale Centrale dal dicembre 2013 al febbraio 2014 e delle due esposizioni svoltesi rispettivamente a Washington e New York nel periodo novembre 2013-gennaio 2014.

La mostra coreana – intitolata Machiavelli, Renaissance Man (vedi il video dell’inaugurazione) – comprende in particolare testimonianze dell’opera e della vita dello scrittore fiorentino a cominciare da preziosi manoscritti e autografi, così come materiali che ne illustrano la fama nel mondo fino ai giorni nostri. L’esposizione include altresì dipinti, volumi, stampe e oggetti d’epoca rinascimentale provenienti dai Poli Museali italiani (Palazzo Venezia a Roma, il Museo degli Uffizi a Firenze), dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, dalla Collezione Campi-De Angelis e dalla Biblioteca Augusta di Perugia. Tra le opere esposte i ritratti di Machiavellli e Cesare Borgia appartenenti alla galleria gioviana degli Uffizi, oggetti militari provenienti dall’armeria Odescalchi, uno dei diciannove codici manoscritti del Principe ancora oggi esistenti (il G 14 della Biblioteca Augusta di Perugia) e numerose edizioni antiquarie e da collezione del Principe e delle altre opere machiavelliane.

In Corea esiste una consolidata tradizione di studi machiavelliani, che nel corso degli anni si è concentrata in particolare sullo studio del Principe e dell’Arte della guerra. Minore attenzione è stata prestata ai Discorsi e alla produzione letteraria del Fiorentino. La mostra – che si concluderà a maggio e che è stata positivamente commentata dalla stampa coreana – sarà l’occasione per offrire una conoscenza più articolata e completa dell’opera machiavelliana, anche al di fuori del circuito ristretto degli specialisti. In Corea, come nel resto del mondo, quello di Machiavelli è un nome assai conosciuto anche dal grande pubblico e nelle librerie si trovano numerose (e tipograficamente assai pregiate) traduzioni del Principe (alcune anche a fumetti e in versioni dedicate ai più giovani). A confernma che la diplomazia culturale, basata sulla valorizzazione del suo grande patrimonio artistico-intellettuale, è forse l’arma più forte di cui disponga oggi l’Italia.

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