di Antonio G. Balistreri
Di Maio scopre di aver fatto un grande errore, quello di essersi fidato della natura umana. E sarebbe un’affermazione singolare in bocca ad un politico, il quale più di ogni altro dovrebbe sapere come vanno le cose con la natura umana e quindi per principio essere ben lungi dal fidarvisi. Ma Di Maio non è un politico e quindi tutti i conti tornano. Se infatti Di Maio fosse un politico, allora anche lui sarebbe esposto al rischio di farsi corrompere dalla politica (considerato che alla politica è data la capacità di corrompere la natura umana), ma non essendo un politico, è al riparo dall’eventualità che anche la sua natura umana possa essere messa alla prova. Dato che si è tenuto lontano dalla politica, è rimasto onesto. Tutti gli altri sono disonesti, perché ascrivibili alla casta politica. Ora, è successo che alcuni parlamentari del M5S si siano fatti contaminare dalla politica e di conseguenza si sono comportati come i membri della casta.
Quasi quasi saremmo tentati di fare l’apologia dei parlamentari 5S che sono caduti in fallo. Li troviamo umani, troppo umani, e ci mostrano l’uomo con le sue debolezze, piuttosto che i vaneggiamenti di quanti pretendono che tu ti debba privare del tuo al di là di quanto le leggi richiedono. Certo, c’era un impegno con l’organizzazione che ti ha eletto. Ma è sempre meglio non mettere la natura umana alla prova, non esporre chicchessia alle tentazioni, sbandierando pretese di superonestà. La pretesa dei 5S è una prova che mette a rischio di peccare. Ignorano la preghiera che si rivolge al Signore di non indurci in tentazione.
Ma i 5S pensano che l’uomo sia buono per natura e che sia la politica a corromperlo (la società, secondo Rousseau, a cui si richiama piattaforma internet dei 5S). Stando però alle sue dichiarazioni, Di Maio forse pensava che la politica corrompesse solo la natura umana degli altri e non anche quella del suo movimento. I 5S si ritenevano immuni da quella tendenza alla disonestà che invece caratterizzerebbe gli altri rappresentanti politici e in quanto tali. Certo, finché si fossero limitati a restare all’esterno dell’attività parlamentare e a svolgere solo manifestazioni di protesta, come all’inizio interpretavano il loro ruolo, la natura umana dei 5S era meno esposta. Ma una volta cambiato orientamento politico, con la prospettiva di diventare il partito al potere, ne deriva che Di Maio avrà un bel da fare a tenere buona la natura umana dei suoi parlamentari e si può essere sicuri che gli giocheranno scherzi ancora peggiori.
I 5S credevano che ad avere una cattiva natura morale fossero solo i politici di professione, si accorgono invece che anche tra i politici dilettanti (quali essi sono) alligna la mala pianta. Essi invece si vantano di avere una moralità più alta, anzi si reputano gli unici ad avere una moralità, perché si privano di quanto potrebbero tenere per sé. I 5S sono i buoni samaritani, si tolgono del loro, per regalarlo (“restituirlo” dicono loro) agli italiani. In sostanza si sentono buoni perché fanno beneficienza. Ma non sanno che questo non ha nulla a che fare con la politica e che è del tutto ininfluente. Loro vituperano la politica e non intendono fare politica in senso stretto. Loro vogliono apparire i giusti che compiono il bene. Loro vogliono che trionfi il bene, che la natura umana possa manifestarsi incorrotta, che l’attività politica insegua la virtù. Di Maio pensava di poter cambiare la natura umana, ed invece ora si accorge che sarà la natura umana a cambiare lui e il movimento. Si accorgerà cioè che non è con le “leggi del cuore” che si amministra il paese, perché esse continueranno ad essere vanificate dal “corso del mondo” (tutto questo lo trovate già descritto nella Fenomenologia di Hegel: chi vuole il bene astratto, finisce per essere travolto dalla realtà).
Dal punto di vista politico è un’assurdità ed un controsenso che dei rappresentanti del popolo credono di poter fare una politica popolare togliendosi del proprio per darlo gratuitamente agli altri. Qua non si tratta di spezzare in due la pagnotta che ci danno. Le piccole e medie imprese non si favoriscono con le donazioni, ma con i piani industriali in grado di mettere in moto l’economia del paese. Ed anche se le favorissero, le donazioni sarebbero comunque dei mezzi impropri, non il compito della politica, ma il suo fallimento. Al politico si chiede di fare buone leggi per il bene del paese, e non c’è nulla di scandaloso, se fa scrupolosamente il suo mestiere, che goda di alcune agevolazioni connesse alla sua attività o come premio per aver servito il paese. Quindi il problema non è quanto i politici prendano dallo Stato, ma quanto danno ai cittadini sotto forma di buona politica. Il problema dunque è la qualità della classe dirigente, che non crediamo si sia alzata nemmeno di un cm. Da quando sono arrivati, i 5S non ci hanno rinnovato il ceto politico, ma sono parte del suo degrado complessivo. Esprimono la perdita del senso della politica che stiamo attraversando. Tutti sanno che nessun leader o formazione politica oggi è all’altezza della situazione. Lo stesso Renzi, che pure non manca di qualità politiche, è anche colui che ci ha portato in questo cul de sac in cui ci troviamo e da cui non sappiamo come tirarci fuori. Ha perso tutto quando ha imposto Mattarella a Berlusconi, convinto di guadagnarsi i favori della sua sinistra, da cui invece gli è arrivato il colpo mortale).
Ma per tornare al nostro argomento bisogna dire che è uno spettacolo indecoroso e diseducativo questo mettersi le mani in tasca per estrarne quale spicciolo da lanciare ai bisognosi, senza che peraltro venga richiesto. Fare più bene di quanto è richiesto e necessario, e poi vantarsene, non è un buona cosa né dal punto di vista morale né dal punto di vista politico (giacché anzi viene agitato come argomento di propaganda). La politica non si fa privandosi del proprio, e privarsi del proprio non è la giusta politica per evitare che i politici si approprino impropriamente di quanto non è proprio. Quanto alle azioni morali sono del tutto fuori luogo in politica: qui si richiede semplicemente di non rubare e non anche di donare. Semplice legalità e non i precetti del Vangelo.
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