di Riccardo Gasco
Il 2019 ha rappresentato un anno particolarmente complicato dal punto di vista politico per la Turchia del Presidente Recep Tayyip Erdogan. Le elezioni municipali hanno visto trionfare il Partito Repubblicano del Popolo (Chp), nonché principale partito d’opposizione, in 21 province della Turchia che insieme contribuiscono per circa il 62% del Pil nazionale. Le due sconfitte più pesanti per il Presidente e il suo partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp), si sono verificate ad Istanbul, vero cuore economico e finanziario della Turchia, e ad Ankara. Il giovane candidato del Chp Ekrem Imamoğlu è riuscito a conquistare la guida della Porta d’Oriente, non senza difficoltà, prima fra tutte l’annullamento da parte del Supremo Consiglio Elettorale (YSK) della prima tornata elettorale del 31 marzo 2019 per presunte irregolarità verificatesi all’interno dei seggi. L’elezione di Mansur Yavas ad Ankara è avvenuta invece senza particolari criticità; nonostante Ankara sia la capitale della Turchia, il valore simbolico di Istanbul è notevolmente superiore, rappresentando il biglietto da visita della Turchia nel Mondo.
L’attuale sindaco di Istanbul Ekrem Imamoğlu nasce nel 1970 nel villaggio di Cevizli a Trabzon, città della regione del Mar Nero famosa per le piantagioni da tè, nonché stessa regione da cui proviene la famiglia di Recep Tayyip Erdoğan. Nel 1987 la famiglia si trasferisce nella Porta d’Oriente dove Imamoğlu si laureò in Business Administration all’Università di Istanbul. Una volta assunta la carica di amministratore delegato dell’azienda di famiglia si occupò di progetti di urbanizzazione e sviluppo di piani regolatori. L’esperienza gli permise di confrontarsi con le criticità che affliggono la città e l’infrenabile sviluppo edilizio che negli ultimi anni ha trasformato il tessuto urbano e sociale della metropoli.
In seguito all’esperienza lavorativa nell’azienda di famiglia, iniziò a maturare in lui una passione per la politica, intesa come “capacità di migliorare la vita dei cittadini”. Decise così di iscriversi al Partito Repubblicano del Popolo (Chp) nel 2009 diventando membro della sezione di partito del distretto periferico di Beylikdüzü. Dopo una proficua esperienza di 5 anni come direttore della sezione di partito del distretto decise di candidarsi alla carica di Sindaco del distretto.
Il 30 marzo 2014 venne così eletto Sindaco del distretto di Beylikdüzü (Istanbul) con il 50,44 percento dei voti sconfiggendo il candidato dell’Akp Yusuf Uzun. Durante il proprio mandato – tra il 2014 e il 2019 – Imamoğlu ha attuato una serie di politiche su scala locale incentrate principalmente sul piano sociale ed infrastrutturale, attirando così l’attenzione e l’interesse dei media e della dirigenza del partito.
Il lavoro svolto nel piccolo distretto alla periferia di Istanbul gli ha permesso di essere designato come il candidato sindaco del Chp per la Istanbul Buyukşehir. Al momento della candidatura, Imamoğlu, che non godeva ancora di grande popolarità, si trovò davanti ad una sfida particolarmente ardua. La città veniva infatti amministrata ininterrottamente da Erdoğan o da membri del suo partito dal 1994.
Il percorso di Imamoğlu verso la leadership di Istanbul inizia nel Dicembre 2018 quando viene scelto dalla dirigenza del Chp come candidato sindaco in accordo con il Buon Partito (Iyi parti) guidato da Meral Aksener e il tacito supporto del Partito Democratico dei Popoli (Hdp).
In soli 112 giorni l’imponente squadra allestita per la gestione della campagna elettorale è riuscita a trasformare Imamoğlu da personaggio quasi sconosciuto ad un politico molto apprezzato dalla popolazione grazie anche ad un abilissimo uso dei social network, elemento inedito nello scenario politico turco. Le campagne di chiusura dei giornali non allineati con il governo e spesso accusati di propaganda terroristica, hanno portato i social media a rappresentare il canale più utilizzato dalle opposizioni per la comunicazione politica. Secondo il World Press Freedom Index di Reporters Without Borders stilato nel 2020, la Turchia si colloca al 154 posto su 180 paesi.
Le sue prime mosse, inoltre, hanno chiaramente dimostrato un’innata propensione alla ricerca del compromesso. La costante disponibilità al dialogo con le forze politiche di opposizione ha segnato una rottura degli schemi polarizzanti di chiusura e scontro della vecchia (e attuale) politica turca.
Una delle caratteristiche più peculiari ed interessanti del giovane leader che lo differenzia dalla maggior parte dei politici del Chp, è la sua dichiarata fede musulmana. Imamoğlu conosce perfettamente il Corano e lo sa anche recitare in lingua araba e non ne ha mai fatto un segreto. Nel periodo della campagna elettorale ogni venerdì (il giorno della preghiera più importante per i musulmani) si recava in moschea e rilasciava interviste all’uscita. A molti osservatori, l’atteggiamento ha ricordato e richiamato alcuni parallelismi con Erdoğan, il quale quando era sindaco di Istanbul adottava gli stessi comportamenti. La sua dichiarata fede musulmana ha permesso a molti elettori conservatori di avvicinarsi al Chp.
Uno degli elementi che ha giocato un ruolo fondamentale nella vittoria, è stata la capacità di Imamoğlu di affermarsi tramite la creazione dell’immagine di politico moderato, inclusivo e desideroso di democrazia, intesa come elemento partecipativo. La teoria dell’amore radicale, teorizzata da Ateş İlyas Başsoy nel suo libro “The book of radical love”, è la teoria comunicativa alla base del suo linguaggio. Imamoğlu è riuscito a portare avanti il progetto, soprattutto in termini di linguaggio inclusivo e pacifico, intrapreso dal leader del Chp, Kemal Kilicdaroğlu, con la marcia della giustizia del 2017, riutilizzando in chiave elettorale lo slogan “Hak, Hukkuk, Adalet” (diritti, legge, giustizia) e aggiungendo inoltre il tema della trasparenza amministrativa, quasi sconosciuto in Turchia.
I fattori principali che hanno permesso ad Ekrem Imamoğlu di vincere le elezioni e conquistare la leadership di Istanbul possono essere divisi in tre macro categorie: economici, politici e sociali. A partire dal 2018, il comparto economico turco è in forte sofferenza e costituisce uno dei settori più fragili dell’agenda di governo. L’economia è sempre stata uno dei principali punti di forza che ha permesso a Recep Tayyip Erdogan di affermarsi. La crisi economica ha quindi portato buona parte dell’elettorato a riorientare il proprio voto nei confronti di Imamoğlu nella speranza che l’economia potesse tornare a respirare.
La scelta di Binali Yildirim, ex Primo Ministro e politico di alto profilo come candidato dell’Akp per le elezioni comunali di Istanbul si è rivelata una scelta sbagliata. La scarsa conoscenza del territorio, unità ad una forte personificazione delle elezioni da parte di Erdogan non ha permesso al candidato di acquisire la necessaria visibilità e la possibilità di creare un legame a livello locale con l’elettorato stambuliota. Il secondo fattore politico risiede nella doppia alleanza sancita con il Partito Democratico dei Popoli (HDP) e filo curdo guidato dal leader incarcerato Selahattin Demirtas e il Buon Partito guidato da Meral Aksener (IYI Parti). L’appello da parte di Demirtas a votare per il Chp ed Imamoğlu ha permesso al partito di conquistare buona parte dell’elettorato curdo, fattore che secondo alcuni analisti ha giocato il ruolo di game changer alle urne.
La stanchezza dell’elettorato, dopo oltre 25 anni di governo dell’Akp e dei suoi predecessori rientra all’interno dei fattori sociali che hanno influenzato le elezioni. L’elettorato ha riorientato il proprio voto in cerca di volti nuovi, giovani e potenzialmente in grado di rivitalizzare una politica sempre più polarizzata e monopolizzata.
Il forte entusiasmo suscitato da Imamoğlu all’inizio sta però pian piano scemando e a distanza di un anno aumenta il malcontento della popolazione nei confronti della sua amministrazione. Al fine di comprendere le motivazioni di quanto sta accadendo è bene però ricordare i fattori esogeni che stanno ostacolando e rendendo sempre più difficile l’amministrazione corrente e il lancio di nuovi progetti. La maggioranza del consiglio comunale è comunque rimasta saldamente nelle mani del partito di governo Akp, costituendo un fronte ostruzionista difficilmente baypassabile. Sin dall’insediamento del nuovo Sindaco, diversi poteri municipali sono stati trasferiti direttamente ai ministeri competenti, rendendo pressochè nulla la capacità di azione dell’amministrazione in determinati settori. Una delle tematiche più controverse, cui Imamoğlu è fermo oppositore, riguarda la costruzione di Canal Istanbul, enorme progetto voluto dal Presidente Erdogan con costi stimati in circa 11 miliardi di dollari. Il canale artificiale dovrebbe collegare il Mar Nero con il Mar di Marmara tagliando fuori il Bosforo e permettendo così al governo di far pagare il pedaggio per l’attraversamento delle navi mercantili. I rischi, oltre che essere di natura economica in un momento così delicato per la stabilità finanziaria del paese e delle casse pubbliche, riguardano i danni ambientali che l’implementazione del progetto potrebbero causare.
Una delle accuse che sempre più frequentemente vengono mosse ad Imamoğlu è quella di essere sparito dalla scena pubblica in seguito alla sua elezione. Una delle peculiarità della sua campagna elettorale è stata quella di aver trascorso molto tempo a contatto con i cittadini creando quasi un legame intimo con il suo elettorato.
Se all’inizio, l’elezione di Imamoğlu a Sindaco di Istanbul ha catturato l’attenzione dei media nazionali ed internazionali aumentando notevolmente la sua popolarità, a distanza di un anno, è il Sindaco di Ankara Mansur Yavas che sta conquistando l’attenzione della popolazione turca e crescendo sempre di più in termini di popolarità e gradimento. Le motivazioni risiedono principalmente nel progressivo abbandono da parte di Imamoğlu della scena pubblica e nel passato politico del Sindaco di Ankara, ex militante del Partito del Movimento Nazionalista (MHP), aspetto che piace molto all’elettorato turco caratterizzato da un forte nazionalismo. Risulta però una forzatura paragonare l’amministrazione di Ankara ed Istanbul a causa dell’elevata diversità sia in termini di complessità amministrativa, che di popolazione.
Azzardare previsioni politiche sul futuro di Imamoğlu risulta quanto mai complicato in un Paese caratterizzato da un alto grado di dinamicità politica. La sfida più ardua per il Sindaco di Istanbul risiederà nella capacità di far comprendere al suo elettorato che la sua non è mancanza di abilità amministrativa, bensì una forte opposizione da parte del governo centrale che riduce sempre di più gli spazi di manovra della municipalità.
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