di Domenico Letizia

boninoEmma Bonino torna a parlare di diritto umanitario, fenomeno migratorio e politica europea, in un’intervista realizzata da Daniela Sala e Emilia Uski Audino, dai microfoni di “Fai Notizia”, sito di giornalismo partecipativo collegato a Radio Radicale. La Bonino sofferma la propria analisi sul non accesso umanitario in Siria ricordando che le convenzioni internazionali chiedono, almeno, di intervenire nei campi profughi di Libano, Giordania, Iraq e nei paesi confinanti sostenendo i rifugiati.

L’ex Ministro rammenta che non esistono soluzioni miracolose e che la necessità dell’intervento deve essere caratterizzata dalla concretezza, ad esempio, sostenendo il Libano e la Giordania che più di altri stati si stanno facendo carico dei rifugiati. Non dimentichiamo le tensioni sociali che inevitabilmente si producono soprattutto quando un gigantesco campo profughi è situato vicino alla popolazione locale. Bisogna intervenire con pragmatismo: si pensi, ad esempio, al problema dell’acqua in Giordania, una risorsa primaria da razionare, una piaga che amplifica l’emergenza profughi.

La psicologia del rifugiato è caratterizzata da un certo periodo in cui non ci si vuole allontanare troppo dalla zona di origine, con la speranza che si ritorni presto ad una situazione precedente a quella emergenziale, successivamente, si affievolisce la speranza di una facile risoluzione e bisogna intervenire ulteriormente. Non si deve sottovalutare anche la componente dell’integralismo che si fa scudo dei rifugiati. In tali contesti si muovono i trafficanti di esseri umani che approfittano dell’emergenza proponendo prezzi esagerati e condizioni allucinanti.

Soffermandosi sul tema, la Bonino afferma che la gravosità dell’evento richiede interventi con misure di sollievo, quali una forte campagna di pressione sul regime di Assad per accedere in Siria o la modifica delle leggi europee che vietano la libertà di movimento dei rifugiati politici.

A sud del Mediterraneo sono in movimento milioni di persone per svariate situazioni e il primo passo dovrebbe essere quello di accettare il fenomeno non come una situazione emergenziale ma come situazione strutturale caratteristica dell’attuale sistema e intervenire nelle sue molteplici funzioni come la sicurezza, la componente economica, la componente umanitaria e il negoziato con la pretesa di non trovare soluzioni miracolose ma pragmatiche e strutturali. La Bonino descrive un fenomeno che viene lasciato alla gestione dei soli stati membri e risulta difficile trovare una soluzione che dovrebbe essere comunitaria. Tentativi seri di “comunitarizzare” il fenomeno sono stati fatti e sono stati respinti dagli stati membri. Non è possibile pensare di accogliere milioni di rifugiati in Europa, proprio perché allo stato attuale manca una politica comunitaria. L’opinione pubblica, ricorda Emma Bonino, risponde anche a seconda delle informazioni che vengono trasmesse e un’accettazione del fenomeno migratorio come fenomeno strutturale riuscirebbe a far affrontare al meglio l’argomento. Spesso vi è anche una confusione tra le categorie di rifugiato politico, lavoratore temporaneo, rifugiato economico, richiedente asilo, ecc., e le soluzioni devono rispondere a precise e specifiche problematiche. Nei prossimi mesi l’Unione europea potrebbe arrivare alla nomina di una “Commissione del Mediterraneo”. Il vertice dei 28 di fine giugno dovrebbe concentrarsi proprio su tale punto. Una analisi politica non può che prendere atto che tale soluzione è fondamentale.

 

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