di Luca Marfé
NEW YORK – Guerrafondaio, impulsivo, nel migliore dei casi inadeguato. Ma anche codardo, irresoluto, addirittura in conflitto con la grandezza dell’orgoglio americano.
L’annuncio del ritiro degli Stati Uniti dalla Siria dimostra una cosa su tutte: indipendentemente da come si muova, Trump sbaglia.
Il presidente sembra avere torto comunque. Così, un po’ a prescindere, perlomeno a detta di quella stampa “mainstream” che spesso prova a mettere all’angolo al grido di «Fake News!».
di Luca Marfé

NEW YORK – Guerrafondaio, impulsivo, nel migliore dei casi inadeguato. Ma anche codardo, irresoluto, addirittura in conflitto con la grandezza dell’orgoglio americano.

L’annuncio del ritiro degli Stati Uniti dalla Siria dimostra una cosa su tutte: indipendentemente da come si muova, Trump sbaglia.

Il presidente sembra avere torto comunque. Così, un po’ a prescindere, perlomeno a detta di quella stampa “mainstream” che spesso prova a mettere all’angolo al grido di «Fake News!».

L’unica fake news, per il momento, è che l’Isis sia stato sconfitto. Lo ha dichiarato lo stesso tycoon con il consueto fare trionfale con cui da sempre pensa di poter giustificare qualsiasi decisione. Lo ha dichiarato pur sapendo che non è vero.

Le reazioni, però, rischiano di sfociare nel ridicolo, tanto sul fronte democratico, quanto su quello repubblicano.

Partiamo da destra, dall’orgoglio americano tradito.

Il senatore del Grand Old Party Lindsey Graham grida al «disastro», alla «macchia» indelebile sul tessuto dell’onore a stelle e strisce. Una mossa più in stile Barack Obama che non Donald Trump. La peggiore offesa che possa provenire dagli ambienti conservatori del Nuovo Mondo.

Da sinistra, invece, ci si aspettava un plauso. Riportare i ragazzi a casa è uno slogan ricorrente di pacifisti e governi. Ma neanche a parlarne. Di colpo, vale più la sicurezza nazionale, lo sbarrare la strada a Putin (che da presunto alleato della Casa Bianca torna a vestire in fretta i panni del nemico giurato), il consolidare la propria presenza in un Medio Oriente dal quale, almeno a parole, ci si è sempre voluti disimpegnare. Non questa volta, però. Non se alla Casa Bianca c’è Trump, cui è necessario, appunto, dare torto comunque.

Trump che, tra le altre cose, di guerre non ne ha fatte.

«Non ancora», si affannerebbe ad aggiungere più di qualcuno. Ma la verità resta ed è sotto gli occhi di tutti.

Qualche dimostrazione di muscoli, che peraltro ha pagato. Leggere alla voce Corea del Nord.

Qualche nota alta, ma nessuna stonata.

Per un presidente che, da prima ancora della sua elezione, aveva promesso un’America più concentrata su se stessa. Su tutto ciò che è dentro e non fuori dai propri confini. Sui suoi cittadini e non su quelli degli altri Paesi.

L’ennesima parola data e in qualche modo mantenuta.

L’ennesimo scandalo per chi deve gridare comunque allo scandalo.

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked (required)