di Antonio Capitano

Se il silenzio di Caffè ci parla, il silenzio su Caffè è pura miopia e comportamento doloso a tutti i livelli. Il “piccolo” grande economista deve essere non solo ricordato, ma anche attualizzato attraverso la messa a dimora delle sue analisi che devono oggi più che mai radicarsi in una terra arida di idee. Quelle stesse idee oggi ancora non raccolte e che invece dovrebbero fluire come tanti ruscelli per confluire nel fiume delle istituzioni e nelle aule universitarie per la bellezza del sapere e per la concreta risoluzione di quei problemi che hanno messo in ginocchio il nostro Paese umiliandolo da ogni dove. L’Italia culla del Rinascimento subisce oggi una involuzione per l’applicazione di scelte finanziarie che riparano una finestra lasciando scoperto il tetto di una casa pericolante.

Ermanno Rea (dal quale si prende in prestito il titolo di questo articolo) ha descritto in un notissimo libro L’Ultima Lezione il personaggio ma anche la persona Federico Caffè. Concludendo il suo intervento in occasione della giornata-ricordo, organizzata dal dipartimento di economia e diritto della facoltà di Economia dell’Università di Roma “La Sapienza”, ha detto che il grande studioso in fondo continua a vivere. E di questo sono convinti tutti coloro che entrando nelle parole di Caffè si sono immedesimati nel suo animo turbato e colmo di quella solitudine sulla quale egli si è soffermato più volte. E lo hanno cercato, trovato, scoperto. E difeso. Dall’attacco dell’indifferenza. Solitudine inquieta, ma soprattuto lucidità estrema nel vedere “oltre” o semplicemente vedere quello che gli altri non vedevano e non volevano vedere.

Nel corso della giornata si è sentita davvera la presenza di Caffè. Si è sentita la sua voce e si sono viste le immagini. E’ come se fosse uscito dai suoi scritti parola per parola e indicato ancora una volta la strada. Quella strada che soprattutto dopo la sua scomparsa è diventata sempre più tortuosa.

Nell’occasione, c’erano coloro che lo hanno conosciuto davvero. Coloro che hanno qualcosa da raccontare. Un particolare, un episodio. Una frase. Tutto diventa estremamente prezioso. E’ come un paziente recupero di un mosaico sotto le strade di Roma. Tessere importanti. Sul suo pensiero si è scritto molto. Sulla sua azione troppo poco. Perché Caffè è stato uomo di azione in grado di chiamarsi veramente riformista per quelle riforme che i decisori pubblici non hanno mai attuato perché cambiare sistema richiede serietà, preparazione e senso del dovere e delle istituzioni. Caffè forse è stato un uomo giusto al momento sbagliato. Avrebbe avuto bisogno di un amplificatore e parlandone oggi in termini squisitamente economici il suo pensiero dovrebbe essere rivalutato. La moneta Caffè per troppi anni è stata svalutata. Privata del reale valore. Invece è una moneta forte, una moneta stabile. Una moneta europea.

Egli non credeva nella rivoluzione né nella societa perfetta perchè la società è spinta dal bisogno. E oggi più che mai sono attuali le sue parole sul benessere della nazione che non si puo basare sull andamento della borsa. E vogliamo parlare della vexata quaestio fiscale? Invece di aumentare le tariffe bisogna aumentare il disavanzo (si pensi allo scenario della Grecia oggi e dell’Italia… domani).

Perché chi oggi gli rende omaggio “alla memoria” e ricopre incarichi pubblici non mette a dimora le sua analisi di Politica economica. Come accettare di parlare di eccessivo debito pubblico quando ci sono tanti giovani disoccupati e vecchi che a stento sopravvivono. Perché dare retta ai mercati e alle agenzie di rating e non ai bisogni della gente?

Come non riflettere su un opuscolo dal titolo “gocce di Caffè” di venti pagine messo a punto dal dipartimento di economia e diritto della facoltà di Economia dell’Università di Roma “La Sapienza”? Un esempio di sobrietà accademica nel senso tracciato da Caffè. Come dire tutto selezionando le parole. Allo stesso modo di quando si cerca l’oro gli autori hanno settaciatto le pagliuzze dando voce al suo modo di essere Maestro perché intellettuale non fazioso con un costante riflettore puntato sull’Eguaglianza, Equità ed Efficenza. Tre “E” fondamentali del vivere senza povertà e ignoranza. La stessa “E” di Economia. La stessa “E” di Europa. La stessa “E” accentata di Caffè e in quell’accento sta tutta la differenza tra chi teorizza e chi concretizza.

 

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