di Michele Marchi

Le elezioni primarie della destra post-gollista dell’UMP che si svolgeranno il prossimo 18 novembre rivestono un significato che va al di là della scelta del nuovo presidente del partito. In gioco non vi è solo lo scontro tra due personalità, tra due profili politico-ideologici piuttosto differenti come quelli di Jean-François Copé, attuale segretario generale, e di François Fillon, per cinque anni Primo ministro durante la presidenza Sarkozy. Sono proprio l’ex presidente della Repubblica e la sua eredità politica in seno alla destra repubblicana ad essere in realtà al centro di queste primarie. È lecito porsi un quesito: gli iscritti UMP sono chiamati ad esprimersi sul dopo Sarkozy (e di conseguenza sul bilancio di un decennio di suo protagonismo nel partito e nella politica nazionale) o dovranno scegliere una personalità in grado di gestire un periodo di transizione, che si concluderà con il ritorno sulla scena dell’ex presidente in vista della corsa all’Eliseo del 2017?

Osservando da vicino la lunga campagna che si è aperta sul finire dell’estate ci si rende conto che l’UMP è definitivamente qualcosa di diverso da quello che fu all’origine, nel 2002. E questa mutazione si muove nel solco impresso da Sarkozy a partire dal novembre del 2004, quando fu eletto in maniera plebiscitaria alla presidenza del partito.

È necessario prima di tutto ricordare cos’era l’UMP delle origini. Nato dopo il primo turno delle presidenziali del 2002 per volontà dell’allora presidente Jacques Chirac, l’Union pour la Majorité Presidentielle (poi Union pour un Mouvement Populaire) era quel partito unico della destra e del centro francese che doveva unire la tradizione gollista del RPR, quella centrista dell’UDF e quella liberale (orleanista nella definizione di Rémond). Fin dal suo congresso di fondazione del novembre 2002, il partito guidato dall’allora fedelissimo di Chirac Alain Juppé, si caratterizzò per un’ideologia composita, che si rifletteva in una carta di valori molto ampia che cercava di unire sensibilità piuttosto differenti: dal liberalismo economico, all’attenzione per la dimensione sociale, passando per un forte sentimento nazionalista, non sempre in linea con l’evoluzione europeista impressa alla tradizione gollista da Chirac nel corso degli anni Novanta.

La conquista della presidenza del partito da parte di Nicolas Sarkozy il 28 novembre 2004 segna uno spartiacque di natura politica, organizzativa e ideologica. Sarkozy ha infatti un’idea ben chiara dell’UMP che deve trasformarsi nello strumento a lui indispensabile per l’elezione all’Eliseo. Il numero degli iscritti triplica in meno di tre anni, ma contestualmente viene bloccato sul nascere qualsiasi dibattito interno (Sarkozy frena subito lo strutturarsi correntizio) e una volta giunto all’Eliseo viene decisa la soppressione della figura del presidente del partito e avviata contestualmente una pratica che prevede una direzione collegiale e la figura del segretario generale.

Per l’UMP nella fase 2007-2012 inizia dunque una lunga “traversata nel deserto”. Il partito è riuscito a far eleggere il suo presidente all’Eliseo e a garantirgli la maggioranza assoluta alle successive elezioni legislative del 2007 (anche se il numero dei deputati UMP del 2007 è inferiore a quello del 2002). Allo stesso tempo le velleità centriste di Bayrou, se hanno avuto una certa rilevanza al primo turno presidenziale sempre del 2007, non si sono tradotte in rappresentanza parlamentare. Insomma l’UMP sembra essersi tramutato in quel partito politico mai esistito in Francia, in grado di federare tutte le sensibilità di destra e di centro, sembra aver sanato la frattura che lungo tutti gli anni Ottanta e Novanta si era concretizzata nello scontro tra Chirac e Giscard d’Estaing.

In realtà se si osservano con maggiore attenzione proprio i cinque anni di presidenza Sarkozy, non si può non notare che quello stesso UMP messo “in sonno” dall’inquilino dell’Eliseo in realtà ha inanellato prima di tutto una serie impressionante di sconfitte elettorali. Municipali 2008, europee 2009 (in realtà l’unico voto che aveva fatto pensare ad una parziale ripresa), regionali 2010 (solo l’Alsazia a guida UMP), cantonali 2011 (solo il 17% al primo turno) e perdita della maggioranza al Senato nel settembre 2011. A questa lunga serie di sconfitte si deve naturalmente accostare la vera e propria marcia trionfale del PS che, con l’elezione di Hollande all’Eliseo, ha completato un’operazione di conquista di tutti i centri di potere del Paese, dai più periferici consigli dipartimentali alla maggioranza alla Camera e al Senato. Ma forse ancora più preoccupante per l’UMP si rivela l’avanzata costante della destra del Fronte Nazionale culminata, anche da un punto di vista simbolico, con l’ottimo risultato ottenuto da Marine Le Pen alle elezioni presidenziali di aprile-maggio 2012. Peraltro il voto FN sembra aver subito una chiara evoluzione. Da voto delle classi popolari insoddisfatte dal PS, sta virando verso un voto delle classi medie in crisi delle aree periurbane ed agricole, quella fascia di popolazione che nella III e IV Repubblica costituiva l’asse portante del voto moderato o radicale e che nella V Repubblica si era rivolta in massa verso le differenti declinazioni partitiche del gollismo.

Proprio con la campagna elettorale per la corsa all’Eliseo del 2012 si è aperta una fase nuova nell’evoluzione politico-ideologica dell’UMP e l’attuale primaria per l’elezione del nuovo presidente (che rimarrà in carica per tre anni) deve ancora essere ricompresa in questa fase. A partire dal suo annuncio di ricandidatura nel febbraio 2012, Sarkozy ha scelto di accentuare i tratti identitari del partito e di spingere il discorso ideologico laddove una parte dell’elettorato di destra poteva farsi attrarre dalle sirene del Fronte Nazionale. Sono tornati ad essere centrali (in parte lo erano già stati nella campagna presidenziale del 2007) i temi della lotta all’immigrazione clandestina, della laicità da declinarsi all’interno di un forte richiamo all’identità cristiana del Paese, del nazionalismo economico al limite del protezionismo (anche se declinato su scala europea), della sicurezza e della critica alla deriva post-materialista sui grandi temi della vita (eutanasia) o di società (matrimoni e adozioni omosessuali, liberalizzazione droghe leggere).

L’impressionante recupero che ha condotto Sarkozy a perdere in maniera “onorevole” lo scontro presidenziale del 2012 e il contemporaneo ottimo risultato ottenuto da Marine Le Pen, hanno in un certo senso confermato che, nonostante il Paese sia dominato politicamente dalla sinistra socialista, permanga una domanda di destra potenzialmente maggioritaria. Ecco spiegato in che senso la corsa alla presidenza dell’UMP condotta da Copé e Fillon è tutta giocata sui valori di quella destra rifondata politicamente da Chirac a metà degli anni Settanta con la nascita del Rassemblement pour la République. L’UMP del futuro, guidato da Copé o da Fillon, si presenta non più come un grande contenitore che raccoglie centro e destra, ma come un soggetto politico unitario in grado di organizzare “droite populaire” e conservatrice. Sono gli stessi simpatizzanti UMP, come mostrano numerosi sondaggi, a pretendere che la barra del partito sia chiaramente collocata a destra e in questo senso diventa imprescindibile il richiamo all’ultimo Sarkozy. Pur potendo individuare almeno quattro sensibilità che vi convivono (gollista, conservatrice antiliberale, progressista o gollista di sinistra, liberale) i simpatizzanti mostrano una forte unità ideologica su alcuni temi che considerano centrali. L’86% si dice contrario al voto per gli stranieri alle elezioni locali, il 78% si dice favorevole ad eliminare le prestazioni sanitarie gratuite agli irregolari e il 74% è contrario alle nozze gay e alle adozioni per persone dello stesso sesso.

Se questo è il quadro di riferimento all’interno del quale si sta svolgendo la primaria dell’UMP, interessante è a questo punto andare ad osservare da vicino i due candidati alla presidenza, per scoprire in che modo propongono di incarnare l’eredità del sarkozismo nello spazio della destra repubblicana francese e di conseguenza come pensano di trasformare l’UMP nei prossimi tre anni.

(1. Continua)