di Antonio G. Balistreri
Il ministro Salvini sta impedendo a persone che si trovano già sul territorio italiano la libertà di movimento, una libertà sacrosanta che costituisce un diritto fondamentale dell’uomo in quanto tale. Ad ogni uomo deve essere permesso di muoversi liberamente, a meno che non abbia commesso reato e se l’ha commesso è compito della magistratura e non del governo perseguirlo con tutte le garanzie civili del caso.
Ma mettiamola pure, se si vuole,
di Antonio G. Balistreri

Il ministro Salvini sta impedendo a persone che si trovano già sul territorio italiano la libertà di movimento, una libertà sacrosanta che costituisce un diritto fondamentale dell’uomo in quanto tale. Ad ogni uomo deve essere permesso di muoversi liberamente, a meno che non abbia commesso reato e se l’ha commesso è compito della magistratura e non del governo perseguirlo con tutte le garanzie civili del caso.

Ma mettiamola pure, se si vuole, dal punto di vista di Salvini: circa un paio di centinaia di persone cercavano di entrare clandestinamente nel nostro paese e dopo essere state messe in salvo dalla marina italiana, sono state prese a bordo e praticamente trattenute dal compiere un reato di immigrazione clandestina. Perché si possa evitare che questo reato venga perpetrato, si impedisce a queste persone la libertà di movimento. Ma non essendoci alcun provvedimento della magistratura, cui spetta di appurare i reati (che in questo caso in realtà sarebbe ancora soltanto una intenzione di reato), quello che il ministro sta attuando si configura come un sequestro di persona. Al reato di immigrazione clandestina il ministro risponde con il reato di sequestro di persona. Ma a parte questo, per motivi umanitari oltre che civili, igieniche e via dicendo queste persone non possono continuare a rimanere sulla nave. Quindi qui il ministro volendo salvare la legalità da un lato, incorre una serie di atti illegali dall’altro.

Ma cosa vuole Salvini veramente? In realtà egli è propenso a transigere sull’ingresso di immigrati irregolari in Italia. Non è così fesso da pensare di poter effettivamente bloccare l’immigrazione clandestina, questo lo dice ad usum populi, per motivi propagandistici e per via di quella campagna elettorale permanente in cui si è ridotta la politica oggi. Salvini vuole semplicemente dividere il carico con gli altri paesi europei. E quindi è disposto a prendersi la sua quota di immigrati se gli altri stati europei fanno altrettanto e cioè se ogni stato europeo si prende la sua parte di immigrati che arrivano in Italia. A questo punto il reato di immigrazione clandestina de facto non esisterebbe più e l’unico vantaggio che noi ne avremmo sarebbe non quello di bloccare gli immigrati, cosa impossibile, ma di diminuire l’entità dei nuovi arrivati. Insomma si arriverebbe non alla sospensione, ma a un obiettivo minore, e cioè quello di avere possibilmente meno immigrati. Ma è chiaro che ogni paese europeo ha già le sue gatte da pelare con i suoi immigrati e che sono poco propensi a prendersi gli immigrati che bussano alle porte dell’Italia.

È chiaro quindi che obiettivo di Salvini e Conte non è quello di eliminare l’immigrazione clandestina, ma di filtrarla e distribuirla sull’intero territorio europeo. Questo è chiaro. Ma in realtà considerati i guai che ognuno ha a casa propria, una politica concordata dell’immigrazione è praticamente impossibile. È inutile pertanto che Salvini continui a fare la voce grossa, a meno che non voglia continuare indefinitamente il bluff che lo vede crescere nei sondaggi elettorali. Giacché non si capisce neppure perché gli altri debbano prendersi gli immigrati italiani, quando già hanno i propri dentro o appena fuori le proprie frontiere.

In tutto ciò una cosa risulta chiara: che nessuno, nemmeno i populisti più accaniti, può pensare di fermare l’immigrazione. Questa è ormai un evento epocale della nostra civiltà mondiale. Masse enorme di persone continueranno ad arrivare nei paesi ricchi dalle aree più depresse del pianeta, fuggendo da guerre e fame alla ricerca di una vita dignitosa come quella che conduciamo noi. Perché a loro deve essere precluso almeno una parte di ciò che noi godiamo come cosa ovvia e non ultimo una vita vissuta senza guerre attorno? Questa gente è disposta a tutto pur di raggiungere il suo Eden.

L’altra sera su La7 il rappresentante della Lega tra i motivi per non far scendere gli immigrati dalla Diciotti adduceva che questi poi se ne sarebbero stati a bighellonare, mettendo a rischio la sicurezza delle nostre città. Ma cosa può interessare la sicurezza delle nostre città a gente che fugge dall’inferno? È singolare questa nostra cecità. Ci curiamo della nostra tranquilla esistenza, che vogliamo mantenere a tutti i costi, incuranti di quello che succede intorno a noi, e cioè che c’è gente che la sera si affida alle acque del mare senza avere certezza che l’indomani qualcuno lo pescherà per metterlo in salvo. Di fronte a questa disperazione, quale valore possono avere le nostre preoccupazioni egoistiche di goderci quello che abbiamo realizzato? Oggi non c’è alcun limes che possa mettere al riparo le società avanzate dagli spostamenti planetari dei popoli che cercano di fuggire dalla fame e dalle guerre.

Nell’era globale non ci sono più giustificazione per la suddivisione del mondo in aree ricche e paesi poveri. Chi non capisce questo, non ha capito i cambiamenti in corso e il nuovo mondo in cui viviamo. Vogliamo meschinamente continuare a goder del nostro benessere, mentre c’è gente che è disposta a mettere a rischio la propria vita pur di renderla più umana. Mossi da questo bisogno, masse umane sempre maggiori continueranno ad attraversare mari e monti per venire tra noi. Di fronte a questo dramma, noi ci ostiniamo a volerci preoccupare soltanto di vivere in tranquillità e benessere, mentre tutto intorno l’esercito dei disperati disposti a tutto cresce sempre di più e bussa alle nostre porte.

Il mondo è diventato troppo piccolo perché si possa impedire ad una imbarcazione di scaricare sul molo il proprio carico umano. In questo frangente il rispetto della dignità umana rischia di segnalare codice rosso.

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