di Domenico Letizia

Nelle ultime settimane sia gli esperti di sondaggi sia gli opinionisti si sono ritrovati nel panorama politico nazionale una lista definita di “scopo”: la Lista Amnistia Giustizia e Libertà. È molto interessante analizzare cosa rappresenta una lista di scopo nel gioco politico democratico, o meglio, pseudo democratico, che sta caratterizzando l’attuale clima elettorale.

Come molti lettori sanno, la Lista Amnistia Giustizia e Libertà è la lista partorita da Marco Pannella e dal movimento radicale, per canalizzare ed evidenziare uno status non democratico e illiberale presente nel nostro sistema politico e amministrativo; per sottolineare la sistematica violazione dei diritti civili e fondamentali dei cittadini, a partire dalla condizioni dei detenuti nelle nostre carceri e dallo stato logorante della giustizia in Italia, condannata a più riprese dall’Unione Europea. Liste di scopo, dunque: liste di unità democratica riformatrice, fra quanti in Italia, e non solo, lottano dando priorità assoluta all’obiettivo dell’uscita immediata, dopo decenni, del nostro paese dalla sua flagranza criminale contro i Diritti Umani e contro lo Stato di Diritto. Questa è la nuova sfida che il Partito Radicale e Marco Pannella lanciano alla democrazia italiana, sfida iniziata con un lungo sciopero della fame e della sete e conclusa con l’affermazione nel dibattito politico dello “scopo giustizia”.

Il diritto ad ottenere giustizia è garantito a tutti dalla Costituzione repubblicana, ma è oggi posto seriamente in discussione: le attuali condizioni degli uffici giudiziari italiani e del sistema giustizia nel suo complesso, unitamente ad una mancata riforma organica della normativa sostanziale e processuale, impediscono di fatto di assicurare giustizia in tempi brevi ed in modo efficace. Ecco cosa rappresenta la denuncia costante di Marco Pannella, cosa vuole evidenziare con prepotente urgenza nel dibattito pubblico: il tema della giustizia giusta, ignorata dalla stragrande maggioranza dei rappresentanti delle altre formazioni politiche, un’urgenza che secondo i radicali non può che partire dalla riforma della giustizia attraverso l’atto giuridico denominato “Amnistia”, poiché solo provvedimenti strutturali quali un’ampia amnistia e l’indulto sarebbero in grado di far uscire fuori dalla flagranza di reato il nostro Paese, fornendo risposte rapide ed efficienti alle attese dei cittadini, assicurando nel contempo una ragionevole durata dei processi civili e penali ed il rispetto di standard di detenzione conformi al dettato costituzionale ed alla normativa europea ed internazionale. Senza di essi nessuna riforma, per quanto ampia e coraggiosa, sarebbe in grado di riattivare immediatamente i meccanismi giudiziari ormai prossimi al collasso, evitando una dissennata lotta contro la prescrizione incombente; né di consentire al nostro Stato di rientrare nella legalità e di ricondurre il sistema carcerario a forme più umane consentendo l’avvio di quelle riforme strutturali e funzionali della Giustizia capaci di impedire il rapido ritorno alla situazione attuale. L’amnistia e l’indulto, quindi, non rappresentano soltanto una risposta d’eccezione ed umanitaria al dramma della condizione carceraria, ma costituiscono la premessa indispensabile per l’avvio e l’approvazione di riforme strutturali relative al sistema delle pene, alla loro esecuzione e più in generale all’amministrazione della giustizia. Inoltre la loro approvazione è necessaria per ricondurre entro numeri sostenibili il carico dei procedimenti penali nonché per sgravare il carico umano che soffre in tutte le sue componenti (detenuti, agenti, personale amministrativo, direttori, psicologi, educatori, assistenti sociali, cappellani, volontari) la condizione disastrosa delle prigioni, perché nessuna giustizia e nessuna certezza della pena possono essere assicurate se uno Stato per primo non rispetta la propria legalità ed è impossibilitato a garantire la certezza del diritto.

Per tali ragguardevoli evidenze, che si possa condividere o no il metodo nonviolento radicale e pannelliano e al di là della propria e legittima opinione, Marco Pannella ha comunque il merito, sacrosanto e veritiero, di evidenziare e di affrontare temi e problemi, generalmente ignorati dal sistema partitico, ma vergognosi se di una sana democrazia liberale ed europea vogliamo far parte.

 

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