di Stefano De Luca
Lunedì sera nella trasmissione di approfondimento politico di Rai Tre (Linea notte), erano ospiti due deputati, rispettivamente del Pdl (Corsaro) e del Pd (Merlo). I tempi del programma hanno permesso ai due politici di esporre con calma e in modo assai articolato il loro pensiero. L’onorevole Corsaro si è ampiamente trattenuto sul nome del suo partito, quello esistente, quello passato, quello futuro (che potrebbe riemergere dal passato); ha svolto complesse considerazioni sulle componenti interne del Pdl (‘aennini’, ‘forzisti’), sulle loro storie, sul loro incontro, sull’eventuale separazione (che va evitata); ha spiegato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, perché il Pdl, dopo averle annunciate, non farà più le primarie; ha fatto cenno all’ennesima risalita dello spread per sostenere che il governo Monti, in fondo, non è certo migliore del governo Berlusconi. L’onorevole Merlo, invece, si è ampiamente intrattenuto sull’ultima assemblea del suo partito (quella che a Renzi è parsa assai noiosa), elogiandone il carattere democratico, dialettico e aperto; si è molto speso per ridimensionare i contrasti interni al Pd, che sembra ruotino essenzialmente intorno al problema dei matrimoni tra persone omosessuali; ha difeso l’operato dell’attuale segretario e ha ribadito la necessità di fare le primarie; ha difeso l’operato del governo Monti rispetto al governo Berlusconi.
Il cittadino che stesse guardando questo programma – cittadino che dobbiamo presumere mediamente interessato alla politica – era probabilmente allibito. Allibito non per la forma del dibattito politico (che è stato civile, garbato, senza alcuna caduta di stile), ma per la sua distanza siderale rispetto ai problemi concreti, reali, urgenti – drammaticamente urgenti, in alcuni casi – dell’Italia e degli italiani. Non a caso, l’unico ospite non politico del programma, il regista Faenza, ha detto che a lui quei due politici erano sembrati dei “marziani”. Non c’era ombra di demagogia nelle parole del regista: c’era il senso lo stupore – direi quasi l’incredulità – del rappresentato di fronte ai ‘suoi’ rappresentanti. Come guardarsi nello specchio e vedere un’altra persona. Gli esponenti dei due principali partiti italiani parlavano tra di loro e su di loro, senza intercettare, se non per sbaglio, i problemi, le ansie, le aspettative del Paese reale. Non una parola sull’enorme debito pubblico che ci schiaccia, sul perché si sia formato e soprattutto su quali idee abbiano i loro partiti per avviarne la riduzione. Non una parola sul modo di far ripartire la crescita economica: e sì che questo argomento permette di spaziare su un vasto orizzonte di temi e competenze. Si va dalle politiche fiscali a quelle sul lavoro, dall’amministrazione pubblica alla formazione e alla giustizia. Ci sono ‘infrastratture civili’ che sono importanti come le ‘infrastrutture materiali’. Possibile che ai nostri deputati, su questi argomenti, non venga in mente nemmeno un’idea concreta di cui discutere? Faccio un esempio a caso: riaprire le scuole di arti e mestieri per rispondere alla richiesta di artigiani che non trova risposta, mentre la disoccupazione e l’inoccupazione si allargano a macchia d’olio.
Certo, in politica i simboli, le visioni d’insieme, le scelte valoriali contano molto. Ma prendono senso e significato, agli occhi dei cittadini, quando ispirano la concreta azione politica, quando si traducono in scelte che incidono sulla vita e sulla speranza delle persone. Il fatto che i due principali partiti italiani sembrino incapaci di dare voce ai problemi del Paese – e, quel che più conta, di mettere sul tappeto proposte di soluzione – non fa che dare spazio a quei partiti e a quei movimenti che lucrano sulla crisi puntando sulla demagogia e sul qualunquismo. Tutto questo, a sua volta, non fa che spaventare chi ci osserva dall’esterno: la stima internazionale che circonda il Presidente Monti e il suo governo è molto alta, ma il timore è che si tratti soltanto di una breve parentesi. Governanti, economisti e investitori stranieri temono il ritorno della classe politica italiana. Come dargli torto?
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