di Maria Mercede Ligozzi*

Il museo contemporaneo quale topos dove si può esperire la condizione di “cittadino del mondo”, bios xenikos, è l’immagine che emerge dal volume Il museo nel mondo contemporaneo. La teoria e la prassi (Carocci Editore, 2011) di Maria Vittoria Marini Clarelli, Soprintendente alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma e vicepresidente del Comitato nazionale italiano del Consiglio internazionale dei musei (ICOM).

L’autrice esplora il mondo dei musei contemporanei a partire dalla genesi e dalla genealogia della museologia e della museografia fino a illustrare i musei globali e virtuali e quell’“effetto Beaubourg” definito da Jean Baudrillard. Il volume si apre con un interessante excursus storico- legislativo nel quale si evidenzia, sin dalla prima Conferenza internazionale dell’OIM (Office International des Musées) organizzata a Madrid nel 1934, la nascita del termine museografia e le successive trasformazioni semantiche sin dalla costituzione dell’ICOM (International Council Of Museums) nel 1946. Il dibattito museografico degli anni Settanta del Novecento è descritto dall’autrice con ampi riferimenti bibliografici che documentano “la contestazione del museo tradizionale” e la nascita in Francia della Nouvelle muséologie e delle nuove concezioni museologiche, in particolare del concetto di eco-museo introdotto da Claude Lévi-Strauss e da Henri Riviére negli anni Ottanta del XX secolo. Gli orientamenti contemporanei fanno riferimento, invece, all’ultima assemblea dell’ICOM svoltasi a Shanghai nel 2010.

Tra le principali categorie museologiche contemporanee, Maria Vittoria Marini Clarelli rimanda ai concetti chiave introdotti nel dizionario dell’ICOFOM e descrive la categoria del “museale” quale campo disciplinare che presuppone due aspetti fondanti: la “presentazione sensibile” e “la messa ai margini della realtà”, ossia la dimensione esperienziale della visita museale e l’esistenza del museo che, come afferma Sartre, si colloca “ai margini della realtà nella sua interezza”. Con riferimento a Desvallées, che ha coniato il termine Nouvelle muséologie, e a Sartre, l’autrice distingue tra la funzione “documentaria sensibile” e la “funzione utopica” del museo. Quest’ultima si configura quale luogo dell’immaginario, perché “ per poter trasformare il mondo, bisogna essere capaci di immaginarlo diversamente, ossia di prenderne le distanze”. Il processo di musealizzazione è delineato nell’ambito dei “concetti speculari del neoplatonismo rinascimentale”: concordia discors o discordia concors. Tale riferimento sta a indicare la natura conflittuale del museo quale elemento “fortemente dinamico” e vitale. Il “nuovo sistema di relazioni”, costituito dal rapporto tra l’oggetto d’arte e il contesto museale, è analizzato in base alle categorie dello spazio e del tempo con riferimento a Foucault e a Bataille e in particolare ai concetti di “ eterotopia” e “alterità”, quali condizioni endogene del processo di musealizzazione, sia in relazione agli oggetti con lo spazio-museo, sia con riferimento all’esperienza museale nella quale l’osservatore/ visitatore esperisce quella “continua tensione” generata “dal tentativo di rendere familiare” il luogo- museo quale “luogo altro”.

L’assetto legislativo del museo come istituzione è ricostruito a partire dalla definizione internazionale dell’ICOM e da quella nazionale contenuta nel Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004, mentre i compiti e le funzioni del museo rimandano al Codice etico dell’ICOM, contenuto nell’appendice del volume. I modelli organizzativi e gestionali dell’istituzione museale si incentrano sul rapporto tra pubblico e privato e su quello della gestione museale secondo le logiche del management e del marketing culturale con riferimento agli studi statunitensi di Neil e Philip Kotler. Nella terza parte del volume, Maria Vittoria Marini Clarelli affronta il tema delle politiche di acquisizione e della conservazione preventiva degli oggetti d’arte attraverso una ricostruzione ampiamente documentata della legislazione internazionale e nazionale vigente in materia. L’attività di ricerca nel museo, inoltre, è codificata dai ventuno “concetti chiave” della museologia introdotti dall’ICOFOM e contempla sia indagini nell’ambito dell’ archeologica, della storia dell’arte e delle scienze naturali, sia la ricerca empirica relativa alla comunicazione e alla gestione del patrimonio culturale che si avvale delle metodologie dell’antropologia culturale, della sociologia e della linguistica. L’autrice, infatti, analizza gli studi empirici quantitativi e qualitativi sui visitatori dei musei a partire dalla celebre ricerca sociologica di Bourdieu e Darbel, L’Amour de l’art, del 1969, fino ai più recenti studi nazionali e internazionali. L’assetto espositivo delle collezioni museali e delle esposizioni temporanee è ripercorso in modo sistematico e illustra tutte le fasi del processo di musealizzazione: l’ordinamento delle opere, l’allestimento e i percorsi di visita anche con riferimento alle categorie della “risonanza” e della “meraviglia” definite dallo storico della letteratura, Stephen Greenblatt.

*Responsabile dell’Osservatorio sul pubblico della Galleria nazionale d’arte moderna

Nell’ultima parte del volume è descritta oltre che la tipologia museale anche la relazione tra le differenze culturali e la costituzione dei musei etnografici e antropologici e dei musei di arti e tradizioni popolari istituiti nel Nord Europa. Le nuove relazioni tra musei virtuali e reali sembrano divenire la nuova categoria contemporanea con la quale reinterpretare il museo globale che, come afferma l’antropologo Joseba Zulaika, rientra nella logica seduttiva della globalizzazione generata dal potere mediatico e dalla spettacolarizzazione dell’arte e degli ambienti architettonici museali. In tal senso, Maria Vittoria Marini Clarelli descrive la trasformazione semantica dei musei, dall’ “effetto Beaubourg” all’ “effetto Bilbao” sino ai musei-logo del primo decennio del XXI secolo, quale la Tate Modern 2, progettata come una “torre di vetro a piani sfalsati” che esprime l’immagine della metropoli globale, e i nuovi musei asiatici costruiti “come aeroporti che attendono l’arrivo dell’arte internazionale”. La nuova idea di museo, quale museo- globale e centro culturale multifunzionale che si sta affermando sembra esprimere, perciò, la contrapposizione tra museo-globale e museo-locale quale specchio antitetico e intreccio tra locale e globale. Il museo nel mondo contemporaneo deve recuperare l’attribuzione di senso soprattutto in relazione alla polis, affinché, come afferma Maria Vittoria Marini Clarelli, il “museo acquisti una nuova consapevolezza” dell’idea di cittadinanza cosmopolita che si esprime abitando il museo come cittadini del mondo.

 

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