di Federico Donelli
Il 23 ottobre l’Emiro del Qatar sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani ha compiuto un breve ma significativo viaggio a Gaza, incontrando la dirigenza di Hamas con cui ha negli ultimi mesi rafforzato le relazioni. Un viaggio che se da una parte conferma l’ambizione del Qatar di assumere un ruolo meno marginale negli equilibri del Medio Oriente, dall’altra rappresenta un segnale di legittimazione internazionale di Hamas gettando ombre sul futuro dell’ANP.
Hamas è considerata dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea come una organizzazione terroristica, una considerazione, questa, figlia del mancato riconoscimento di Israele e del quotidiano lancio di missili in territorio israeliano (oltre un centinaio nelle ultime due settimane).
Nonostante ciò all’interno di Hamas qualcosa sta cambiando; infatti, le scelte politiche che fino a qualche mese fa erano dettate esclusivamente da convinzioni ideologiche ora lasciano maggior spazio a valutazione di carattere pragmatico. Ad innescare questa trasformazione che appare ancora alla stadio iniziale è stata la primavera araba che, seppure abbia toccato marginalmente i territori palestinesi, ha generato fermento al loro interno, obbligando i leader dei diversi movimenti ad una rapida azione di riposizionamento politico nel tentativo di riuscire ad intercettare i nuovi umori della piazza. Hamas in questi mesi ha saputo captare il crescente malessere palestinese, determinato dall’aggravarsi della crisi economica che ha colpito i territori, meglio di quanto non abbia saputo fare il gruppo dirigente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e il suo leader Mohammed Abbas (Abu Mazen).
Inoltre il pragmatismo di Hamas è emerso nella rapida revisione delle proprie relazioni strategiche alla luce dei cambiamenti politici che hanno interessato la regione: ha riallacciato in fretta il legame con l’Egitto, favorito dalla presenza di un governo costituito per la sua maggioranza da membri dei Fratelli Musulmani, da cui Hamas ha avuto origine; ha saputo staccarsi dal regime siriano in tempo senza intaccare i buoni rapporti con l’Iran che rimane il suo principale fornitore militare; ha stretto ulteriormente i rapporti con il Qatar sfruttando la crescente ambizione di Doha a giocare un ruolo da protagonista nel futuro assetto mediorientale.
La recente visita dello sceicco al-Thani a Gaza è servita per confermare l’intenzione di Doha di investire oltre 250 milioni di dollari in strade, ospedali e nuovi insediamenti all’interno della striscia, rafforzando così il potere e l’autorità di Hamas. Infatti, se in Cisgiordania l’ANP fatica a pagare i salari dei dipendenti pubblici a causa delle difficoltà nel reperire ulteriori fondi da Stati “amici” (Arabia Saudita), il rapporto diretto di Hamas con Doha può alla lunga aiutare l’organizzazione ad acquisire sempre maggiore popolarità attraverso l’avvio di una serie di programmi di assistenza sociale.
Un tale scenario spaventa Israele fino ad un certo punto, perché a Gerusalemme sono consapevoli della trasformazione in atto all’interno di Hamas e lo stesso viaggio delle Emiro al-Thani è stato guardato più come possibile risorsa che come minaccia. Difficile immaginare una visita di un leader così importante a Gaza senza che questi non abbia prima avvisato e consultato Israele con cui i rapporti diplomatici sono “buoni” per gli standard dei Paesi arabi. L’establishment israeliano vede nel Qatar un potenziale e valido mediatore in grado di disinnescare l’attivismo dell’ala più radicale di Hamas.
Chi esce indebolito dalla visita dello sceicco a Gaza è l’ANP e il suo leader Abbas che sembrano perdere continuamente legittimità e autorevolezza soprattutto perché la sua classe dirigente non sembra essere in grado di fornire risposte valide sia sul piano politico che su quello economico al malessere dilagante della popolazione. La distanza crescente tra i palestinese e i loro rappresentanti dell’ANP è emersa anche da un recente sondaggio in cui ben il 90% degli intervistati si è detto contrario alla “two state solution”, base di partenza dell’ANP nei negoziati diretti con Israele.
La notizia dell’ulteriore avvicinamento del Qatar ad Hamas ha subito allertato la Turchia e il suo Primo Ministro Erdoğan che ha annunciato un suo imminente viaggio a Gaza, dimostrazione, una volta di più, che per acquisire influenza regionale si debba passare inevitabilmente dalla questione palestinese.