di Fabio Massimo Nicosia

Scrisse una volta Hillel Steiner che non solo una minaccia, ma anche un’offerta, può restringere la libertà individuale.

A tutta prima, l’asserto pare controintuitivo. In effetti, parrebbe che un’offerta ampli le tue facoltà di scelta, non le riduce come fa una minaccia, in forza della quale un soggetto spinge un altro in una certa direzione, pena l’applicazione di una sanzione.

Del resto, Steiner introduce anche la nozione di “throffer”, l’offerta-minaccia, consistente tipicamente nella mafiosa “offerta che non si può rifiutare”, composta da due elementi: la promessa di un beneficio a fronte di un dato comportamento, accompagnata dalla minaccia di una sanzione in caso di mancata adozione di quel comportamento.

Tuttavia Steiner si dilunga meno sull’altra nozione da lui proposta, quella del rapporto tra offerta e riduzione di libertà, sicché val la pena di riflettere un po’ di più intorno ad essa.

Anzitutto, l’offerta pone il destinatario in uno stato di incertezza, se accettare o no l’offerta. In effetti si tratta di una situazione subottimale, dato che il tributario dell’offerta si trova in una condizione di dilemma, che lo induce a valutare il costo opportunità dell’accettazione della proposta, introducendo così un costo di transazione prima non esistente.

Ad esempio, l’offerta di un amico può farti sentire obbligato ad accettare per non scontentare l’amico, pur non essendo pienamente convinti della sua bontà. Lo stesso accade nel caso del consiglio, che può deviare il corso della decisione del soggetto, inducendolo in una situazione di malessere piuttosto che di benessere, sicché il consiglio (di un dentista, di un avvocato, etc.) può rivelarsi ragione addirittura di tormento interiore per chi lo riceve, piuttosto che di arricchimento per moltiplicazione delle chances a disposizione.

Più in generale, il destinatario di una proposta, di un offerta, di un consiglio, può finire con il trovarsi nella sindrome dell’asino di Buridano, ossia in una situazione di paralisi decisionale dovuta allo stato di incertezza sulla decisione da assumere, finendo con il morire metaforicamente di fame, non sapendo a quale mucchio di cibo rivolgersi, come il noto asino, appunto.

Non vorremmo che questa fosse la sorte del governo Monti, destinatario di un surplus di proposte, di offerte, di consigli, di minacce, di offerte-minacce, e così via da parte della “strana maggioranza” che lo sostiene.

 

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