di Luigi Di Gregorio
Siamo l’unica democrazia consolidata in cui la legge elettorale è al vertice dell’agenda politica da decenni. La ragione è semplice: in altri paesi la si sceglie, in un’ottica di sistema e di lungo periodo, per stabilire le regole del gioco; da noi la si sceglie, di volta in volta, per capire se e quanto potrà aiutare (o danneggiare) un partito o una coalizione in termini di seggi. Come potete ben comprendere, i due punti di vista sono molto diversi tra loro. La conseguenza è che altrove c’è una continuità delle leggi elettorali in vigore, mentre da noi c’è una continuità delle riforme elettorali…
Passiamo ora al dibattito corrente, cercando di capire quali siano oggi le opzioni in campo. Allo stato, sembrano essere quattro:
1. La legge derivata dalla recente sentenza della Corte Costituzionale, ossia il Porcellum privato del premio di maggioranza e delle liste bloccate. Ciò significa che, in assenza di un intervento legislativo, si andrebbe a votare con un sistema proporzionale senza premi, che manterrebbe le soglie di sbarramento e introdurrebbe la preferenza unica.
2. Il ritorno del Mattarellum. Grillo e, per certi versi anche Renzi e Forza Italia, insistono per un ritorno al Mattarellum, ossia la legge elettorale utilizzata per le elezioni politiche del 1994, del 1996 e del 2001. Un sistema elettorale misto, che prevede l’assegnazione del 75% dei seggi mediante un sistema maggioritario a turno unico, in collegi uninominali e il restante 25% mediante un sistema proporzionale con liste bloccate.
3. Un Mattarellum modificato, attraverso la trasformazione del 25% di seggi attribuiti col proporzionale in un premio di maggioranza che assegnerebbe il 20% dei seggi alla coalizione (o al partito) più forte e il 5% alla coalizione (o al partito) che arriva seconda.
4. Il Doppio turno di coalizione – noto anche come bozza Violante-D’Alimonte – vale a dire un sistema che assegnerebbe un premio del 55% dei seggi alla coalizione (o al partito) che arriva prima, raggiungendo però almeno il 40% dei voti. Qualora nessuno raggiungesse tale percentuale al primo turno, ci sarebbe un secondo turno tra le prime due coalizioni (o partiti) per superare quella soglia. Prevede inoltre l’introduzione della doppia preferenza di genere al posto delle liste bloccate. Sarebbe in altri termini una correzione del Porcellum in grado di superare le recenti obiezioni della Consulta.
Fin qui, una minima descrizione delle opzioni in campo. Ma cosa succederebbe se si votasse oggi con una di quelle ipotesi in vigore?
L’ipotesi 1, ossia il proporzionale puro con soglie di sbarramento, garantirebbe l’assoluta certezza di ingovernabilità, dato che non avremmo alcuna maggioranza né alla Camera, né al Senato. Quella che vedete è una simulazione della composizione della Camera dei Deputati, sulla base dei risultati dello scorso febbraio.
E di questi tempi sinceramente vedo molto male la riproposizione di un nuovo governo di larghe intese…Praticamente impossibile, anche perchè i numeri sarebbero molto diversi da quelli attuali. In pratica, 2 dei 3 grandi partiti (PD, Forza Italia e M5S) dovrebbero fare un governo insieme. Molto complicato…
Con l’ipotesi 2, ossia il Mattarellum nella versione “pura”, quella già utilizzata in passato, potremmo avere – ma non è detto – una maggioranza alla Camera, mentre sicuramente non avremmo alcuna maggioranza al Senato. Per questa ragione, trovo quantomeno curioso che tanto Renzi, quanto Grillo e diversi esponenti di Forza Italia si stiano “lanciando” per tornare al Mattarellum, sapendo che sarebbero poi costretti a inventarsi un governo molto, ma molto, più “inciucista” del governo Letta.
L’ipotesi 3, vale a dire il Mattarellum “dopato” garantirebbe senz’altro una maggioranza alla Camera e una possibile – ma non certa – maggioranza al Senato
Idem per l’ipotesi 4, vale a dire il doppio turno di coalizione.
La ragione per cui anche le ipotesi 3 e 4 non ci possono dare garanzie certe sul Senato è sempre la stessa e vi rimando a questo mio post di gennaio per approfondirla.
Tirando le fila: se si va a votare con l’ipotesi 1 o 2, siamo fregati. E’ del tutto inutile, anzi controproducente. Perderemmo tempo, bruceremmo 400 milioni di euro per votare, non avremmo alcuna maggioranza dopo le elezioni, dovremmo eleggere anche un nuovo Presidente della Repubblica e rischieremmo di arrivare al semestre di Presidenza UE senza governo, oltre che senza alcun dossier preparato adeguatamente. Sarebbe un’ecatombe.
Se si va a votare con le ipotesi 3 e 4, mettendo mano alla Costituzione (abolendo il Senato, oppure privandolo della funzione di attribuire la fiducia al governo, o anche semplicemente eliminando la formula “è eletto su base regionale” dalla Carta Costituzionale), allora avremo maggioranze certe.
Ma questo significa dover fare una riforma elettorale e una costituzionale. Avranno la pazienza di attendere Berlusconi, Grillo e Renzi? O preferiranno spingere per votare – inutilmente – di corsa?
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