di Luigi Di Gregorio
L’Italicum passa indenne il vaglio della Camera, superando alcune “mine” piazzate qua e là su diverse questioni sensibili. In particolare, quote rosa e introduzione del voto di preferenza. Al Senato le insidie si ripresenteranno e saranno anche più difficili da superare, sia per i numeri delle forze politiche a Palazzo Madama, sia perché l’emendamento che proporrà la doppia preferenza di genere (come avviene già per le elezioni comunali) potrebbe riscuotere un successo bipartisan tale da essere approvato. In quel caso, però, considerando che il “patto” Renzi-Berlusconi non prevede né quote né preferenze, potrebbe saltare tutto, per volere del leader di Forza Italia. E sarebbe un bel problema… Perchè salterebbero tutti gli accordi sulle riforme e si avvicinerebbe seriamente il momento delle elezioni, a quel punto o col Consultellum per entrambe le Camere, o con l’Italicum solo alla Camera e il Consultellum al Senato. In ogni caso, sarebbe un’ecatombe: avremmo un paese con la certezza di essere senza governo e con le forze politiche quanto mai divise e l’un contro l’altra armata. Col solo Grillo a far cassa…dato che il capo dei 5 Stelle guida un edge fund che scommette sullo sfascio dei partiti “tradizionali”.
Ma questo lo vedremo. Intanto, com’è la legge elettorale approvata alla Camera?
Oggi D’Alimonte la definisce “un buon compromesso con qualche difetto di troppo”. Una lettura realistica, ma forse anche un po’ buonista. Che sia un compromesso non c’è dubbio, tutto è frutto di un’alchimia complessa tra le volontà divergenti dei partiti:
1. il doppio turno di coalizione con eventuale ballottaggio al secondo turno è frutto del volere di Renzi e del PD. Ma serve a chiunque arrivi primo per avere un vincitore certo. Ecco perché anche Berlusconi l’ha accettato.
2. la soglia del 37% per avere il premio di maggioranza al primo turno è decisa in ultima istanza da Berlusconi, sondaggi alla mano. Renzi vorrebbe una soglia più alta perché avrebbe più probabilità di vincere al secondo turno, sempre sondaggi alla mano. Il primo tifava per un 35%, il secondo per il 40%. Ergo…37%.
3. la soglia del 4,5% per i partiti coalizzati è decisa da Berlusconi, ancora una volta sondaggi alla mano. Nella speranza di avere una coalizione molto ampia, in grado di superare il 37%, ma di avere tanti partitini utili a portare voti, ma a portare seggi solo a Forza Italia. Il sogno, infatti, è vincere con la sola Forza Italia sopra il 4,5%. Tutti i seggi sarebbero suoi, avrebbe un governo monopartitico grazie ai portatori d’acqua dei partiti minori (NCD, FDI, LEGA, ecc.). Stando ai sondaggi attuali tale ipotesi non sarebbe affatto improbabile. Ovviamente, ciò esclude l’ipotesi di nuove liste unitarie dei partiti minori che potrebbero nascere da qui al momento del voto, proprio per superare il 4,5%. Tuttavia, stando alle posizioni attuali, non è facile immaginare Lega e Fratelli d’Italia uniti sotto uno stesso simbolo. Idem per NCD e Lega e lo stesso dicasi per NCD e Fratelli d’Italia: i primi europeisti e saldamente nel PPE, i secondi euroscettici e dichiaratamente fuori dall’area del PPE. L’unica ipotesi di fusione praticabile è tra NCD, UDC e PPI, ma non so quanto valore aggiunto genererebbe…
4. Le liste bloccate sono espressamente volute da Berlusconi, che da leader padronale di un partito proprietario vuole decidere, in base a criteri di fedeltà personale (prima che di convergenza o lealtà politica) chi merita di entrare in Parlamento. Ovviamente però le liste bloccate sotto sotto piacciono a tutti i segretari/leader di partito. Vedremo come si selezioneranno i parlamentari di domani. Il PD farà le primarie, si presume. Grillo forse riproporrà le parlamentarie, forse no. Non si sa. Gli altri, vedremo
5. l’esclusione delle norme sulla parità di genere è un altro tassello voluto da Berlusconi. Tanto decide lui quante e quali donne candidare, senza vincoli numerici. Teniamo presente che, se salterà il Senato – nel senso che non sarà più elettivo – ci saranno centinaia di parlamentari da ricollocare. Parecchi sono uomini…questo spiega le barricate alle quote rosa dopo anni di retorica pro quote. Col paradosso ulteriore che le quote rosa intanto potrebbero entrare nella legge elettorale per le europee…Sarebbe un capolavoro.
6. Le candidature multiple sono una necessità dei partiti minori, in particolare richieste da Alfano e da NCD. Ma a causa del sistema elettorale, a dire il vero. Alfano non teme il proprio successo elettorale individuale rispetto agli altri candidati di NCD. Teme che, a causa dell’algoritmo del sistema, rischierebbe di non entrare in Parlamento pur prendendo più voti di tutti nel suo partito. Il che può seriamente accadere… Dunque ha preteso e ottenuto 8 possibili multicandidature in collegi diversi. Anche quello potrebbe non garantirgli l’elezione, ma almeno aumenta le possibilità che chi prenda più voti finisca dentro… E’ un problema di equità del sistema, oggettivamente. Stiamo per approvare una legge elettorale con un algoritmo che in molti casi selezionerà i candidati vincitori di seggio praticamente a caso. Questo per me è il più grande difetto dell’Italicum, tecnicamente parlando. Ma perché questo problema non si pone per i partiti maggiori? Perché di fatto praticamente tutti i capolista di PD, Forza Italia e Movimento 5 Stelle avranno la certezza di essere eletti. Parliamo di almeno 360 seggi sicuri (se i collegi saranno 120. Ma potrebbero essere di più, anche 140. In tal caso i seggi sicuri saranno 420). Ciò significa che, paradossalmente, i partiti maggiori potrebbero usare le multicandidature per i secondi e terzi in lista, ossia laddove non sono sicuri che scattino i seggi. Una bella macedonia…
Dunque, ricapitolando, è un buon compromesso come dice D’Alimonte? E’ un compromesso. Buono direi di no. Ma se il menu è fisso, allora ce lo dobbiamo far piacere per forza. Resta una grande amarezza a monte. Il sistema elettorale è la regola del gioco per eccellenza. E le regole del gioco si scrivono per durare a lungo, con lo sguardo volto al futuro, avendo in mente il sistema politico di domani. Da noi si continua a ragionare, anche sulle regole del gioco, coi sondaggi in mano e come se si dovesse votare domani per l’ultima volta. Questo spiega perché in certi casi occorrerebbe affidarsi a un’Assemblea Costituente. Ma spiega anche perché la Costituente non la vedremo mai…
Lascia un commento