di Renata Gravina

Degli intellettuali ciò che manca ai grilliny’s è certamente l’atto di “intelligere” – cioè l’atto di “intus legere” -, quale sviluppo di un leggere dentro il divenire degli eventi. L’intelligenza comprende un “nous” umano, quello dell’individuo consapevole delle circostanze che attraversa e un “nous” intuitivo che – separatamente dall’aspetto puramente scientifico – rappresenta una visione immediata e lucida di sé e dell’altro.

L’ avere capacità di raziocinio e di collegamento tra passato, presente e futuro è certamente il carattere che contraddistingue gli individui nel loro stato evoluto. Una beata involuzione o uno stato bestiale primordiale possono allora descrivere l’antitesi dell’intellettuale.

Forse proprio nella mancanza dell’intelligere, risiede il movimento ondulatorio, discontinuo e privo di senso caratteristico di molti degli appartenenti vicini e lontani al grillismo. “Abbiamo sottolineato che nel nostro movimento non ci sono intellettuali” ha spiegato il portavoce a Montecitorio Enrico Massimo Baroni. Poi, rettificando se stessi di fronte al maestro Muti, i grilliny’s del blog affermano “avendo il Movimento 5 Stelle grande apprezzamento per l’arte e tutto ciò che attiene alla qualità dello spirito… estendiamo un appello a tutte le grandi personalità del mondo della cultura che abbiano voglia di sviluppare insieme a noi un percorso di riaffermazione della centralita’ dell’arte, della musica, della letteratura, del cinema, del teatro e di tutte le attitudini della natura umana che rendono la vita degna di essere vissuta”.

L’atteggiamento schizofrenico nei confronti della cultura così come le critiche rivolte al manifesto degli intellettuali come a qualsiasi altro stimolo esterno, proveniente ora dalla politica, ora dalla comunicazione o dalle associazioni non grilline, manifesta un caos di disarticolazione di natura innanzitutto mentale.

Il movimento cinquestelle si sta contraddistinguendo per una volubilità dei singoli componenti che a partire dal capogruppo al senato Crimi, proseguendo per la capogruppo alla camera Lombardi e il deputato Currò alternano invettive esterne e interne in una disarticolazione delle componenti il cui unico risultato è una manifesta assenza di idee. I grilliny’s infatti hanno poche idee ma confuse.

Il Movimento 5 stelle si pone come alternativa, come innovazione, come politica diversa. Ebbene la diversità sta nella supremazia culturale dei media e dello streaming, un Grande Fratello che permetta ai singoli di monitorare lo stato dei parlamentari grilliny’s e per quanto possibile di tutto il loro vissuto, financo al punto di controllare i loro ritmi biologici. Alcuni la definiscono una diarrea mediatica, un flusso continuo, un blob che travolge gli individui dissolvendoli. Niente sprechi, niente avventure inutili, niente voli pindarici, solo ordine, pulizia, astinenza, povertà, decrescita felice.

La risposta di Grillo alla petizione proattiva degli intellettuali, ricalca la canzone di Giorgio Gaber, ”Gli intellettuali sono razionali lucidi, imparziali”. Per Grillo, ”l’intellettuale italiano è in prevalenza di sinistra, dotato di buoni sentimenti e con una lungimiranza politica postdatata”. Eppure postdatato appare proprio Paolo Becchi, “intellettuale” quando afferma: “La rivoluzione del M5S è una Rivoluzione senza “il Terrore”, se vogliamo utilizzare un termine che ci riporta alla Rivoluzione Francese”.

Tra energia, economia, trasporti e cittadini, nel programma grillino resta solo un “nota bene” sull’istruzione che indica come necessarie l’abolizione della legge Gelmini e l’iperdiffusione di internet. Una magra consolazione teatro dell’assenza di un reale programma culturale; l’atteggiamento da scolaretti di fronte alle strigliate di personalità autorevoli non fanno che da condimento al rapporto autistico tra grilliny’s e cultura,infierendo sull’intelligenza tra individui che comunicano e comprendono solo il linguaggio degli internauti o quello di Grillo-Jago e di Casaleggio-Gengis Khan. Come è ingestibile e fluida la rete lo sono anche i suoi componenti e i suoi programmi che forse in una decrescita felice si dissolveranno così come in rete si sono formati. Al di là del vuoto gergo telematico, la subcultura dei grilliny’s è monolessicale e attediante e trova la sua più compiuta sintesi nell’uso reiterato dell’insulto gratuito. Il luogo di culto della subcultura grillina non appare perciò il Parlamento, agone del fair play politico, ma il neovideogioco che ospita il linguaggio dell’osteria della parolaccia.

 

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