di Giuseppe Balistreri
Dopo tanto vano cercare, Berlusconi ha trovato finalmente il suo successore. L’unico problema è che non è del suo partito, ma del Pd e si chiama Matteo Renzi. Renzi è il leader della nuova generazione proprio come lo voleva Berlusconi. Peccato per lui che è apparso nell’altro schieramento. D’altra parte non si può pretendere che si trovi a colpo sicuro un successore. Prima di arrivare a Renzi il Pd ha fatto molti tentativi ed errori. Ma alla fine l’ha azzeccata. Voglio dire, c’è qualcuno che l’ha rimesso in carreggiata. Il che non vuol ancora dire che Renzi sarà il salvatore del Pd, può essere anche che ne sia l’affossatore. Anzi, può essere che Renzi si riveli un grande bluff, può darsi che egli non sia, come ora vuole apparire, e come in molti si augurano, il leader che fermerà il declino italiano e che ne invertirà la rotta, ma che al contrario ne sia proprio l’ultima ed estrema manifestazione. Vedremo.
Intanto il punto di forza del Pd, è che Toti non si può certo considerare l’anti-Renzi, non sembra proprio averne la stoffa. Un leader non si nomina come se si trattasse di un amministratore delegato. Berlusconi non vuole convincersi che la politica e gli affari non sono la stessa cosa. Certo, anche così gli è andata bene, ma questo non vuol dire che avesse ragione. Deve far riflettere il fatto che l’unico in grado di sconfiggere Renzi rimane ancora e sempre il cavaliere. Ma sembra che il cavaliere non ne abbia voglia, e che in fondo gli vada bene che vinca Renzi.
Così, ad ogni modo, l’ascesa di Renzi alla guida del Pd sancirà comunque quel passo indietro che il cavaliere avrebbe fatto, se avesse trovato il suo vero successore. Berlusconi finirà per considerare Renzi come l’occasione per uscire dalla vita politica, proprio come se Renzi fosse il leader che lui cercava.
Con Renzi infatti cambia la natura del Pd. La sua ragion d’essere (anzi la sua vera e propria ossessione) dal momento della discesa in campo del cavaliere è stata quella di battere Berlusconi, anzi di farlo fuori. Per i seguaci del Pd Berlusconi rappresentava tutto il male dell’Italia concentrato nella sua persona. Non era un avversario politico, era il diavolo in carne ed ossa, e andava fatto fuori. Berlusconi sostiene che la sinistra, per raggiungere questo obiettivo di “odio” nei suoi confronti, pur di liquidarlo, non si è risparmiata nessun colpo, arrivando addirittura ad usare la magistratura come suo “braccio giudiziario”. Ora con Renzi tutto questo è finito ed il Pd ha dovuto accettare anche se a malincuore la normalizzazione politica di Berlusconi. D’altra parte, con un Berlusconi ormai avviato sul viale del tramonto era del tutto inutile continuare con la vecchia politica di demonizzazione.
Ma a questo punto vengono meno anche le ragioni primordiali di Forza Italia, quelle vale a dire di risparmiare la galera al suo fondatore (certo, FI non è stata solo questo). Vent’anni di lotta politica in Italia, giungono finalmente alla conclusione, una lunga stagione politica si chiude nel momento in cui il cavaliere sembra non avere più motivi per sentirsi perseguitato. Il suo scudo politico, Forza Italia, a questo punto non ha più ragion d’essere. Questo non vuol dire che finisce anche il polo di destra, ma che questo avrà un nuovo volto con l’uscita politica di Berlusconi e la dissoluzione di Forza Italia (che sicuramente ne seguirà) andrà ad ingrossare altre formazione politiche, sempre che queste siano convincenti. Su questo naturalmente punta Alfano. Se il nuovo centro destra avesse dei leader all’altezza, potrebbe cogliere una occasione come raramente si presentano nella storia, facendo appunto del Ncd il nuovo polo di aggregazione dello schieramento moderato. C’è da dubitarne, ma staremo a vedere.
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