di Riccardo Cavallo
Siamo in attesa della trepida risposta di Matteo alla lettera di Maurizio (Landini) che ha l’indubbio merito di aver posto in evidenzia i drammatici problemi che assillano il mondo del lavoro e che possono mettere seriamente a rischio la tenuta democratica del Paese. Con molta probabilità, conoscendo ormai il celebre dinamismo di Renzi, pensiamo che essa non tarderà ad arrivare e andrà nella direzione di considerare, più che condivisibili, le proposte del combattivo leader della Fiom. Si tratta solo di aspettare l’annunciato mercoledì (da leoni), quando le miracolose ricette del jobs act, custodite gelosamente sui tablet dei fedelissimi di Renzi, finalmente saranno svelate ai comuni mortali. Prima di conoscerne i dettagli cerchiamo di riassumere i principali accadimenti di questa convulsa settimana politica. All’indomani del voto di fiducia, la nave renziana procede spedita, con il vento in poppa, forte del consenso del popolo italiano che, seppur fortemente critico nei confronti dei partiti e dalla politica, non esita ad accordare fiducia, come ci raccontano i primi sondaggi, al giovane e rampante premier. Mentre a bordo prevaleva un’insolita allegria, la nave ha dovuto rallentare la sua corsa ed attraccare al primo porto per la presenza a bordo di soggetti poco raccomandabili che potevano comprometterne seriamente la tabella di marcia o, forse per usare un linguaggio più accattivante, sovvertirne il cronoprogramma. Avvertito tempestivamente dal personale di bordo durante la notte, mentre era ancora al lavoro, ha dovuto mollare in fretta e furia le bozze dei prossimi discorsi, a cui stava apportando le ultime modifiche, l’ignaro Renzi. Dopo una rapida consultazione con gli altri membri dell’equipaggio, il proverbiale decisionismo renziano, apertamente sbandierato quando si trattava di mettere fuori gioco i ministri Cancellieri e De Girolamo, si è temporaneamente arenato di fronte alle incombenti pressioni dell’opinione pubblica che lo avvertivano che, tra i viceministri e sottosegretari appena nominati, figuravano diversi indagati. Al termine di un’animata discussione, la nave ha ripreso faticosamente il suo cammino alle prime luci del mattino, non prima di aver lasciato a terra, il solo sottosegretario Antonio Gentile (in quota NCD) trattenendo, invece, a bordo gli indagati del PD. Per giustificare tale scelta, la giovanissima Boschi dai banchi del Parlamento, in risposta ad alcune interrogazioni presentante dagli esponenti del M5S e dando prova della sua “raffinata” cultura giuridica, sostiene che l’avviso di garanzia non è tecnicamente una condanna, poiché nella nostra Costituzione vige un principio, ai più sconosciuto, quello della presunzione di innocenza. Questa lodevole forma di garantismo vale solo per gli amici del Partito Democratico, mentre per gli altri, si stabilisce, al contrario, una paradossale presunzione di colpevolezza. Stanco di questi inutili “formalismi tecnico-giuridici”, tendenti solo a gettare fango su alcuni personaggi a lui vicini che, al contrario, si sono distinti per la loro bravura e competenza, Renzi continua il suo tour elettorale (iniziato stranamente dopo, e non prima, della sua nomina a premier) nelle scuole italiane, con modi che non hanno nulla da invidiare alla propaganda di regime. Lo si evince dalla festosa accoglienza riservatagli da centinaia di bambini innocenti di un istituto siracusano che, quando lo vedono materializzarsi, lo accolgono quasi estasiati con un fragoroso battimani al grido: “Matteo, Matteo”. Una scena che sembra richiamare, per molti versi, quella famosa di Amarcord, in cui gli increduli spettatori che nottetempo aspettavano sulle loro barche il passaggio del transatlantico Rex quando lo vedono avvicinarsi rimangono sopraffatti dallo stupore. L’illusione svanisce ben presto anche per lo stesso Renzi richiamato alla dura realtà da un comunicato, pubblicato sul sito web del Codacons, in cui, il presidente Carlo Rienzi contesta duramente la lettera inviata, qualche giorno prima, ai colleghi sindaci degli oltre ottomila comuni italiani, affinché gli segnalino entro il 15 marzo, un edificio scolastico da candidare ad un progetto di ristrutturazione, poiché il censimento delle strutture a rischio esiste già e l’amorevole missiva è “una vera e propria buffonata” che, tra l’altro, “potrebbe determinare sprechi a danno della collettività”. Nei banchi del Parlamento continua intanto la fervente discussione sulla riforma elettorale, temporaneamente bloccata dall’avanzata dell’esercito trasversale femminista che richiede con determinazione il rispetto ope legis delle quota rosa, a suggello di una parità di genere quantomeno formale, a dispetto della sostanziale disparità che purtroppo permane, malgrado le pompose celebrazioni dell’8 marzo. Tutti comunque dimenticano che l’Italicum, malgrado il nome altisonante che richiama l’orgoglio italiano, non è altro che una brutta copia del tanto odiato Porcellum. Tuttavia, come precisano gli artefici di questa avveniristica opera di ingegneria elettorale, la sua approvazione deve procedere rapidamente, non per meri calcoli di bottega, ma per il bene di un immaginario Paese e soprattutto per garantire la governabilità, a scapito della democrazia, difesa quest’ultima solo dagli attempati giudici della Corte Costituzionale. L’importante, tuona Renzi, è dare la sensazione agli italiani di aver cambiato qualcosa, anche a costo di trovarsi di fronte ad un vero e proprio monstrum giuridico che presenta, come hanno sottolineano, autorevoli costituzionalisti, numerosi profili di incostituzionalità. In ogni caso, l’orgoglio italiano trionfa anche oltreoceano, e l’immancabile tweet del Capo che si congratula con Paolo Sorrentino, il regista italiano che ha conquistato, dopo tanti anni, il tanto agognato Oscar, lampeggia sugli smartphone dei followers renziani che, abbagliati dal mito dell’italianità, festeggiano questa inaspettata vittoria con cori da stadio, ignorando del tutto che le immagini cinematografiche raccontano un’altra storia: la grande bellezza architettonica dei palazzi romani, fa da sfondo alle miserie umane dei personaggi che li popolano. Su tutti troneggia un gigionesco Servillo che, nel suo viaggio al termine delle notti romane, nel ricordare i fasti di una giovinezza che non c’è più, bacchetta inesorabilmente i vizi parolai di una corrotta e decadente borghesia. Nel frattempo, la pioggia ha distrutto altre strutture murarie presenti nel sito archeologico di Pompei, da tempo oggetto, nell’indifferenza generale, di un processo di degrado e abbandono che non ha precedenti nella storia italiana.
Noncurante di tali problemi, il camaleontico Renzi dopo aver ripetuto insistentemente che la priorità (assoluta!) era, la tanto decantata, riforma elettorale cambia improvvisamente strategia. Di fronte, all’amichevole rimprovero del carissimo amico Roberto (Saviano) che lo invita a misurarsi, con i problemi della lotta contro le mafie e la criminalità organizzata, di cui non c’era alcuna traccia nel discorso di investitura, Renzi accantona, per un momento, le altre priorità ed indossando i calzanti panni di un novello Zelig, stila un vademecum, strutturato in cinque punti, con cui il Governo potrebbe rispondere efficacemente all’escalation della mafia s.p.a., non mancando di precisare che deve trattarsi di proposte concrete e realizzabili nel giro di qualche mese. Impresa allo stato attuale, a dir poco, ardua visti i drastici tagli sia all’organico, sia agli strumenti operativi (es. accesso alle banche dati) evidenziati all’indomani dell’annuncio del premier, dalla circolare diramata dal direttore della Dia a tutte le strutture operanti sul territorio nazionale. Anche la luna di miele con la Camusso, inizialmente irretita dalle parole ipnotiche del funambolo fiorentino, sembra essere finita, stando alle ultime dichiarazioni della segretaria della CGIL, che si pronuncia apertamente contro il “culto della personalità”. Superati gli ultimi ostacoli, una calma apparente regna tra i componenti dell’equipaggio, anche se all’orizzonte si intravedono venti di tempesta che potrebbero comportare un repentino mutamento di rotta. Ma come si sa, niente è impossibile per mister Renzi che, come ci ricorda Aldo Grasso, può essere paragonato alla leggendaria figura del ranger d’America, Chuck Norris, alle cui titaniche imprese sono state dedicati libri e siti web. Sembrano autorizzarlo le parole pronunciate a Bruxelles da Renzi, in occasione del suo esordio europeo, il quale pensando di stare su un set cinematografico e non in un consesso di statisti, quasi sfidando gli incuriositi leader europei, afferma spavaldo: “non faremo i compiti a casa”… Su cosa sia accaduto dopo non vale la pena aggiungere alcunché.
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