di Renata Gravina
Non siamo sognatori, siamo il risveglio da un sogno che si sta trasformando in incubo[…] ci limitiamo a ricordare ai potenti che devono guardare in basso [. ..]; la soluzione è cambiare un sistema in cui la vita delle persone comuni non può funzionare senza Wall street […]: sono alcuni degli imperativi dell’ intervento a Liberty Plaza di Slavoj Žižek, filosofo sloveno autore di un’enciclopedia da apocalisse rigeneratrice. Il suo nuovo libro “Vivere alla fine dei tempi” (Adriano Salani, 2011) s’ inserisce ad incorniciare i movimenti anticapitalistici statunitensi collocandoli in un quadro apocalittico piuttosto eterogeneo ed a tratti confuso nella coniugazione stretta di filosofia e psicanalisi lacaniana.
Strumento e lascito per l’ uomo post- moderno, “Vivere alla fine dei tempi” è la condizione che ci accomuna e quindi il titolo del libro nella sua accezione positiva di re-inizio. La tecnica intellettuale di Žižek è il rovesciamento delle credenze attraverso esempi e testimonianze filosofiche, letterarie e cinematografiche che abbiano in comune il merito di mostrare l’evidenza della contraddizione di tutto ciò che ci viene trasmesso da sempre.
L’Autore afferma che la premessa del suo testo è che il sistema capitalista globale si sta avvicinando al grado zero:
i quattro cavalieri dell’ apocalisse che lo porteranno a termine sono la crisi ecologica, le conseguenze della rivoluzione biogenetica, gli squilibri interni al sistema stesso e la crescita esplosiva delle divisioni ed esclusioni sociali. Di segnali della grande confusione sotto il cielo ce ne sono tanti ma poiché scontrarsi con la realtà dei fatti fa male, l’atteggiamento umano anela ritardarne l’ evento. Nel solco degli studi della psicologa svizzera Elisabeth Kubler- Röss, Žižek ripropone, per scardinarlo, lo schema in cinque fasi dell’ elaborazione del lutto che diventa profilo dell’ uomo moderno: rifiuto, collera, compromesso, depressione, accettazione.
Rifiuto: gli individui rifiutano la propria esistenza desostanzializzata, facendosi trascinare nel vortice delle offuscanti ideologie che possono incarnarsi nell’adesione alla cybernetica, nella falsificazione consapevole di stampo hollywoodiano o nelle visioni apocalittiche da oscurantismo New age.
Žižek oppone a ciò la necessità di capire che non c’ è nulla di spontaneo nell’imposizione dall’alto di ideologie, l’ipotesi è di smettere di pensare che la natura umana possa essere arginata entro forme razionalmente condivise, e di provare piuttosto ad utilizzare il male umano come opportunità per renderlo un beneficio dello Stato. L’atteggiamento estetico dell’individuo deve essere l’accettazione del rifiuto come pulsione cieca senza alcuna forma o valore.
Collera: la reazione contro il sistema globale si manifesta nell’alienazione dalle forme della stessa, nelle proteste violente contro il sistema globale che si manifestano spesso con l’ascesa del fondamentalismo religioso o con una spiegazione neo darwiniana che recuperi e riconsegni dignità ad una “promordia” animale.
Per Žižek è necessario invece assumersi il rischio della caduta di un grande Altro, qualsiasi forma religiosa o laica esso abbia, non sottrarsi dalla responsabilità ed assumere piena fede in se stessi e solo in ciò.
Venire a patti: se rispetto alle regole del mercato globale si propone un appello per la ripresa di questa componente centrale della teoria marxista, la preponderanza dell’indeterminatezza moderna è però condizionata dalla nuova terza fase del capitalismo post-fordista che conduce ad un fallimento di terza generazione da tentazione sacrificale del vuoto.
Non ci sono più le condizioni socio-economiche precedenti e l’ unica cosa che si può opporre al mercato globale è un gesto sovrano che neghi questo andamento e quindi spendere l’ accumulazione infinita di ricchezza nell’ acquisto di cose senza prezzo ed al di fuori della circolazione di mercato.
Depressione: prende in considerazione l’ impatto dell’imminente collasso nei suoi aspetti meno consueti come l’emergere di nuove componenti patologiche del soggetto cioè in specie il soggetto post- traumatico. Si tratta di un trauma neutronale o nascita del cogito proletario.
Ma una universalità astratta che è passata dal mito greco al non pensiero della notte del mondo non può abbandonarsi alla pluralità del cogito proletario comune, deve astrarvisi.
Accettazione: individua i segni dell’emergere di una nuova soggettività emancipativa ed isola i germi di una cultura comunista in tutte le sue forme, come un Sessantotto a cui si sottrae l’Ottantanove e a cui rimangano gli anni 2000 della pura rivolta irrazionale.
La causa conquistata è quella di una Idiozia logica e idiozia da senso comune, accettate nella loro essenza.
Poiché lo stato spontaneo della nostra vita quotidiana è una menzogna vissuta, per Zižek non resta che effettuare una svolta verso un entusiasmo emancipativo dettato dalla consapevolezza di una verità traumatica che deve essere più che accettata, vissuta: “bisogna insegnare al popolo ad avere orrore di se stesso, per fargli coraggio” le parole di Marx per la critica della filosofia del diritto di Hegel diventano l’ imperativo del filosofo che di fronte allo spudorato cinismo dell’attuale ordine globale ha il compito di preparare gli individui. Žižek, non a caso, definisce il proprio libro come un libro di lotta contro Principati e Potestà, gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
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Psicologa Napoli
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