di Chiara Moroni
In questo non troppo caldo inizio di agosto sempre più osservatori si trovano a dover convenire che il grande bluff renziano non si potrà trasformare in efficace azione di governo. Dopo solo alcuni mesi – e nonostante il consenso ottenuto attraverso il voto europeo – è ormai evidente che il Presidente del Consiglio non riesca ad affrontare e risolvere quelle riforme – tanto energicamente promesse – di cui davvero l’Italia ha bisogno.
La buona ma inesperta fede di chi ha creduto che governare una Nazione fosse più o meno come governare una città, e l’entusiasmo dovuto ad un successo politico forse in parte inaspettato, non bastano a districare le complessità politiche, culturali e istituzionali di questo nostro Paese.
Renzi è passato troppo velocemente dagli efficaci slogan di rottura alla responsabilità di governo. Non ha avuto il tempo, se non le capacità, di elaborare, programmare e immaginare un’Italia diversa e ora si trova con un estremo affanno a rincorrere quel poco che il sistema gli permette di cambiare, cose superficiali che non faranno la differenza per l’Italia e che non le permetteranno di uscire dalle sabbie mobile di una morente palude economica, culturale e sociale.
Se Berlusconi ha trasformato la semplificazione, non solo del linguaggio, in strategia politica, Renzi ha fatto sì che inesperienza e giovanilismo divenissero filosofia politica. Il ricambio generazionale è fondamentale, ma alla base di nuove generazioni di politici e di una classe dirigente non gerontoiatrica ci devono essere preparazione formale e capacità strutturali.
Come è ovvio la giovane età non è di per sé una qualità, né una caratteristica che può esercitare una qualche influenza positiva sull’operato politico. Essa è rilevante da un punto di vista culturale se si fonda sul rispetto del patto generazionale e sull’appoggio degli “anziani” pronti a contribuire efficacemente alla formazione di una nuova classe dirigente. Renzi ha solo chiesto loro di farsi da parte senza però tener presente che nel frattempo i quarantenni di oggi non avevano avuto alcuna possibilità di crescere consapevolmente e di formarsi politicamente, proprio perché la generazione precedente, con estrema superficialità e colpevole egoismo, non ha saputo-voluto aiutarli: mancano i mentori, fallisce il ricambio generazionale.
Fermo restando tutte le colpe e i fallimenti di quella generazione “di mezzo” di politici cresciuti all’ombra dei leader della prima repubblica, che non hanno saputo costruire la seconda e che oggi si vedono scalzar via da rampanti per quanti impreparati giovani incapaci di immaginarne una terza, la strada intrapresa da Renzi non è efficace perché superficiale ed inesperta, viziata da presunzione ed effimero entusiasmo.
Gli estremismi non sono mai particolarmente efficaci, possono essere momentaneamente utili per rompere gli schemi e mettere in campo questioni altrimenti inascoltate e trascurate, ma nel lungo periodo impediscono la normalizzazione e la crescita: non si può solo stare sulle barricate, arriva il momento in cui è necessario scendere e costruire, con approccio moderato e fruttifero. La battaglia della “rottamazione” della precedente classe politica è servita a mettere in discussione un sistema incancrenito e autoreferenziale, ma ora che si tratta di governare l’inesperienza e la superficialità, incolpevolmente tipiche della giovane età, sono tanto deleterie quanto lo era la radicalizzazione di un approccio alla politica e alle istituzioni ormai obsoleto.
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