di Silvio Minetti
Sergio Rizzo, Alessandro Campi, L’ombra lunga del fascismo. Perché l’Italia è ancora ferma a Mussolini, Solferino, Milano, 2022, pp. 414, euro 16,50
“Senza riuscire a chiudere una volta per tutte la partita con quel passato l’Italia non sarà mai una democrazia veramente compiuta”.
Questo il messaggio fondamentale del libro. A 100 anni dalla marcia su Roma, l’Italia è ancora divisa nel giudizio storico sul fascismo. Monumenti, leggi, nomi di vie, manifestazioni a Predappio, ci rievocano continuamente quel regime. Poteva nascere una destra liberale ed europeista in tale contesto, essendo stato occupato lo spazio politico dagli eredi del fascismo?
Gli Autori fanno un’analisi impietosa della Nazione in cui la destra, al potere oggi, non rinnega in modo chiaro, diretto ed esplicito quel drammatico passato, anche se ne prende le distanze, mentre la sinistra ne rievoca strumentalmente la presenza in campagna elettorale.
È arrivato il momento opportuno per consegnare il fascismo alla storia. Il testo è una cernita ragionata e ricca sulla simbologia del Ventennio e sui due anni di Salò. Travertino, granito, cemento ci richiamano ogni giorno quel nefasto periodo storico.
È l'”ombra lunga” di un passato del quale occorre tener a bada ogni superstizione. Gli Autori invitano destra e sinistra a superare questa storica contrapposizione per arrivare ad una ricostruzione obiettiva della dittatura e della immane tragedia della guerra, al fine di superare stereotipi incomprensibili in una Europa liberale ed unita.
Tutto ciò favorirebbe una legittimazione reciproca di un campo conservatore e di uno progressista, entrambi liberali in una democrazia compiuta dell’alternanza. Il libro contiene molti spunti, viaggi nel passato e nel presente attraverso fatti di cronaca per capire usi, abusi e pregiudizi storici. La destra continua a richiamarsi all’eredità storica del ventennio presentandolo come patriottismo.
La sinistra usa l’antifascismo ad ogni elezione. È ora: il fascismo va consegnato alla Storia con una condanna unanime. Alessandro Campi e Sergio Rizzo contestano anche l’idea di Umberto Eco di un ” fascismo eterno“, datata 1995. Non aiuta ad uscire dal passato. Sarebbe un “Ur- fascismo” originario e archetipico sempre pronto a ripresentarsi in forme nuove. Paradossalmente questa idea piace per ragioni opposte a fascisti e antifascisti. La Nazione ha davvero bisogno di fare i conti con un passato ingombrante. Il libro favorisce una laicizzazione culturale.
È un’Italia “dublefas”, sindrome di un Paese incapace di fare i conti con il passato, fatto di tribù, strade intestate ai gerarchi, (esempio via Bottai, angolo via Perlasca!). Sembra avere “un morto (ancora) tra noi” (p.165). Siamo ancora immersi nel dilemma se “cancellare o conservare muri che parlano.” Clamoroso il caso recente di Perugia. Continua la “guerriglia della memoria” in ” una riconciliazione infinita (e fallita)”. Abbiamo purtroppo “la fiamma che arde ancora“.
Interessante il capitolo sul “fascismo pop”, anche per capire attuali lauti affari. L’ ultimo capitolo ci chiede “Come cambiare“. Andrebbe costituito un Comitato nazionale per ciò che resta del Ventennio. Serve un censimento nazionale con una regia comune per togliere spazio a iniziative locali, nostalgiche e contraddittorie. Il lavoro va affidato a storici e uomini di cultura. Di questo si tratta.
Il Museo del fascismo sarebbe il segno visibile di questo lavoro. Avremmo un luogo di rielaborazione critica della memoria comune nazionale. A cento anni dalla presa del potere di Mussolini dobbiamo confrontarci apertamente con quella storia, la nostra storia: colonialismo, leggi razziali, regime, eliminazione di ogni libertà, guerra. Il fascismo è stato inventato da noi italiani. A noi spetta farci i conti senza più sconti.
“Capire e comprendere. Per restare vigili nei confronti di ogni nostalgia o rigurgito illiberale e antidemocratico, per non ripetere quell’errore, per liberarci una volta per sempre dai fantasmi di un passato che è stato il nostro ma col quale non dovremmo avere più nulla da spartire”. (p. 406). Un libro da leggere per capire la politica oggi e da utilizzare nelle scuole per una formazione critica dei nostri giovani, nati in una democrazia ed immemori della dittatura.
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