di Silvio Minnetti
Felice Bonalumi, Il futuro della nostra democrazia. Come nazionalismo ed autoritarismo linacciano l’Europa, San Paolo, Torino, 2022
Viviamo da tempo dentro un labirinto identificato con l’antipolitica, in realtà espressione essa stessa “politica”. I diversi populismi emersi dopo la crisi finanziaria del 2007, la pandemia e la guerra di aggressione russa in Ucraina, stanno mettendo a dura prova le nostre democrazie liberali e l’Unione Europea in mezzo al guado. Nazionalismi ed autoritarismi rappresentano un pericolo concreto di rottura del processo di integrazione europea.
Felice Bonalumi (nella foto, in basso) si interroga pertanto sul futuro della nostra democrazia. Le democrazie illiberali stanno avendo successo? Sulla base di quale ideologia? Di quale visione del mondo? Da circa trent’anni il nazionalismo è cresciuto nella concreta pratica politica, fino ad arrivare al successo in Ungheria con Orban, mediante la teorizzazione e l’ implementazione di una “democrazia illiberale”. Nel mondo esistono varie risposte alla crisi della democrazia (pseudo-democrazie, autocrazie, democrazia ibrida e digitale etc.).
Quella ” illiberale” si caratterizza per alcune parole-chiave: identità, sovranismo, populismo, anti-immigrazione, antieuropeismo. Come si spiega nei Paesi democratici questa tendenza a non considerare così importante la libertà? “Probabilmente siamo all’interno di una forbice che parte dal rifiuto della democrazia liberale, quella in cui sono nati e cresciuti, in quanto davanti al nuovo scenario economico e sociale globalizzato la scelta cade sulla sicurezza, intesa come difesa dei valori e del modo di vivere prima di tutto nazionale/ regionale e, nel suo insieme, europeo. E arriva, seconda lama della forbice, una sorta di ribellione/ voto di protesta davanti alle lentezze e alla corruzione di una classe politica europea giudicata impreparata e incapace di fronte ai cambiamenti profondi della società“. (p. 295).
In questo quadro ideologico viene usata la parola sovranismo.
Il nazionalismo evoca infatti disastri ancora troppo recenti della prima metà del Novecento, causati in nome della patria. Nato negli anni Sessanta per indicare i movimenti indipendentisti del Québec francofono nel Canada, ora sovranismo è un termine pigliatutto, usato per diversi leader politici, dalla Lega di Salvini, a Le Pen, a Vox in Spagna, governi di Ungheria e Polonia, Ukip, Trump negli USA. Il termine populismo non ha una definizione condivisa. Possiamo però parlare di neopopulismo come reazione alla globalizzazione sfrenata, come presentarsi in quanto rappresentanti del popolo contro caste ed élite, come difensori della maggioranza della popolazione contro i potenti.
In conclusione, la democrazia liberale è in crisi ma c’ ancora. La domanda che si pone Bonalumi è perché prevalgono tendenze illiberali rispetto a quelle riformatrici protese verso forme partecipative ed inclusive. Una risposta è legata alla situazione storica dei Paesi dell’Est europeo dopo il crollo del comunismo, schiacciati con il neoliberismo tra Occidente più avanzato e Russia nostalgica dell’Impero. Altra risposta è nel fatto che i populisti ed i sovranisti parlano alla pancia della gente, alla rabbia, al risentimento, alle emozioni e non sviluppano un complesso ragionamento politico nazionale, di difficile comprensione.
A questo bisogna aggiungere l’abilità di questo tipo di leader nell’usare i nuovi media, i social in particolare, con un esercito di followers. La nostra democrazia ha pertanto un futuro? Le democrazie illiberali prevarranno? Sulla base di quale visione del mondo? La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina e le tensioni geopolitiche internazionali rendono attuali e drammatiche queste domande. Dobbiamo prendere atto della crisi del nostro sistema politico e porvi rapidamente rimedio.
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