di Daniela Coli
Ma cosa sta accadendo nel mondo? E in Europa? E in Italia?
L’impressione è che Trump vuole essere l’antiObama: sta accelerando il ritiro dell’impero americano già iniziato dal suo predecessore. Lo fa a modo suo, da spaccone. Ѐ per fare accettare agli americani la fine dell’Empire, anche se alla maggior parte degli americani interessa più la politica interna di quella estera. Gli americani sono infatti stanchi di spendere soldi per guerre in paesi che non sanno neppure dove si trovano e di pagare la difesa agli europei.
L’incontro con Kim Jong-un ha mostrato che Trump ha legittimato la Nord Corea e ha dichiarato che non ci saranno più esercitazioni militari Usa-Sud Corea, rimandando alle calende greche la denuclearizzazione. Questo perché l’intelligence americana non conosce l’arsenale nucleare di Kim: se lo conoscesse, lo avrebbe bombardato e non vi sarebbe stato alcun summit. Di fatto, il vertice Kim-Trump è stato una grande vittoria della Cina. Lo stesso giorno del vertice, la presidenza degli Stati Uniti ha dichiarato ufficialmente che non vi saranno più summit Nato da ora al 2020. Trump fa quello che aveva promesso: smantella l’ordine internazionale post45 e post1990 perché non è più funzionale all’interesse americano: gli Stati Uniti perdono miliardi, sono in deficit, e gli alleati europei, come aveva detto Obama, sono scrocconi.
Dopo il G7, il filoamericano Telegraph ha titolato: “The West is history”, l’Occidente è finito. Gli inglesi sanno bene che la Nato (1949) e la Ceca (1950) furono volute da Truman perché Yalta stava franando in Asia con la vittoria di Mao in Cina e la guerra di Corea. La Guerra fredda inizia in Asia e gli americani tentano di compattare gli europei. Mentre gli imperi europei avevano fatto la Seconda guerra mondiale per antagonismi coloniali, l’Asia aveva combattuto in Cina contro il colonialismo e anche il Giappone aveva un’ideologia panasiatica. Con Nixinger l’America ha poi giocato la Cina contro l’Urss, e dopo la fine dell’Urss ha lanciato la globalizzazione, ma sono stati boomerang, perché cinesi e asiatici non sono inferiori agli “occidentali” e non si sono limitati ad assembleare nuovi Apple.
America first ora smantella tutto. Trump vorrebbe rinazionalizzare tutto e per rimanere una grande potenza usa dazi e sanzioni, insomma tutto il suo potere economico e finanziario. Però gli Stati Uniti hanno messo in moto un meccanismo che può andare avanti anche senza di loro. Basti pensare che mentre stava fallendo il G7, a Beijing si svolgeva il summit della Sco (Shangai Cooperation Organization), alternativa al G7 e alla Nato, il blocco orientale.
Trump vorrebbe anche la fine dell’Ue, perché avere rapporti bilaterali con i singoli Stati europei sarebbe più vantaggioso per gli Usa: sarebbe facile avere concessioni da paesi meno forti. Anche Putin preferirebbe la fine dell’Ue e rapporti bilaterali con gli Stati europei, che sarebbe facile dominare. Però, come abbiamo visto con l’incontro di Merkel e Putin a Sochi, dove si sono accordati per Nordstream2, nonostante il veto di Trump, e con Macron al summit di Pietroburgo, lo zar tiene al rapporto con l’Ue per il ruolo che esercita in Medio Oriente, dove c’è il problema Iran e le sanzioni colpiranno i paesi europei che hanno investito in Iran. Sono quindi possibili relazioni più strette tra Ue e Russia, come ha dichiarato Macron.
In questa situazione di cambiamenti internazionali fanno un po’ sorridere le aspettative del governo giallo-verde che lo zio Trump userà l’Italia come grimaldello per distruggere la Germania e l’Ue. Il 14 giugno a Riga la Bce dovrebbe annunciare la fine del Quantitative Easing: sarà attivo fino al 30 settembre, ma non acquisterà più titoli di Stato di un paese che non ha almeno un rating a livello di investimento (minimo -BBB) di una delle quattro grandi agenzie di rating ( S&P, Moody, Fitch e DBRS); non può inoltre acquistare i titoli di Stato di un paese che ha chiesto aiuto esterno e non rispetta gli impegni della “condizionalità”.
Come ce la caveremo noi italiani? Non aiuta l’idea che un nostro default affosserebbe la Germania e l’Ue. I tedeschi ripetono (Lucio Baccaro del Max Planck Institute di Colonia) che la Germania è pronta a negoziare l’uscita dell’Italia dall’euro, purché non metta a rischio la pace in Europa. Ma un ritorno alla lira, non riporterebbe certo Les Trente Glorieuses, il periodo di crescita e sviluppo straordinario avuto dall’Italia, come dalle economie europee dal 1945 al 1970, perché quel periodo è irripetibile. Né ci aiuterebbe Italexit: vediamo quanti problemi devono affrontare gli inglesi con Brexit ed è probabile che il Regno Unito rimanga nell’unione doganale europea, perché, oltre al problema del confine irlandese, vuole l’accesso al mercato unico europeo. E l’Italia non ha la City, né il Commonwealth, né il nucleare e un esercito come quello britannico. In Italia c’è, purtroppo, come al solito, la solita guerra interna infinita, e ancora non si vede come, in una situazione internazionale di shock geopolitici, si troverà una soluzione ai problemi che affliggono il Paese.
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