di Alia K. Nardini
Gli anni di “difficoltà, delusioni, dubbi e disperazione” dell’era Obama sono finiti. O meglio, così promette Mitt Romney in occasione della convention Repubblicana di Tampa, Florida, che ha incoronato l’ex Governatore del Massachusetts come candidato per sfidare il Presidente in carica Barack Obama nelle elezioni americane di novembre. In quello che si preannuncia come un testa a testa decisamente serrato, potrebbe tuttavia fare la differenza un giovane e carismatico deputato: l’aspirante vicepresidente Paul Ryan.
Sebbene la decisione di Romney di nominare Ryan come suo running mate non abbia certo suscitato meraviglia (il nome era già da tempo nella rosa dei possibili partecipanti al ticket Repubblicano), la scelta dell’ex Governatore del Massachusetts non poteva essere migliore. Non soltanto Ryan è un politico competente, brillante e capace; ma può imprimere alla corsa per la Casa Bianca una decisa svolta, con notevoli vantaggi per il Grand Old Party.
Ma quali sono le caratteristiche di Paul Ryan che incontrano il favore quasi unanime dei commentatori politici di destra, e lo fanno apparire interessante anche agli occhi di una parte dell’elettorato Democratico? Che cosa nel suo discorso di Tampa ha impensierito i Democratici, incluso il Presidente Obama, al punto di dover immediatamente correre ai ripari e devolvere spazi televisivi, nonché pagine su pagine dei quotidiani, per rispondere agli attacchi di questa giovane stella del Wisconsin?
Che cosa abbia di così affascinante Ryan è presto detto. Paul Davies Ryan ha poco più di quarant’anni (è nato nel 1970): è giovane e dinamico, nonostante sia a Washington da ben 12 anni (per cui, ha dalla sua anche una notevole esperienza al Congresso). È membro della Camera dei Rappresentanti per il Wisconsin, stato in cui gode di un solido e costante sostegno da parte dell’elettorato locale. Grande comunicatore, con i suoi occhi blu e la sua aria seria e affidabile, è ricordato dal grande pubblico per essere stato tra i primi a scontrarsi con Barack Obama riguardo alla spinosa questione della riforma sanitaria (“ti rendi conto che, economicamente parlando, la tua proposta è un disastro, vero?”), suggerendo peraltro un’alternativa propria, di spirito fortemente conservatrice. Tale proposta, illustrata nello studio A Path to Prosperity, si basa su revisioni – in ottica restrittiva, ovviamente – delle categorie privilegiate e dei bonus attualmente concessi dal sistema sanitario parapubblico vigente, nonché su tagli consistenti che trasformerebbero radicalmente i sistemi Medicare e Medicaid, rendendoli economicamente più viabili.
Sui temi etici, Paul Ryan (che è di fede cattolica) si dichiara contrario alle unioni omosessuali e alle interruzioni di gravidanza, in ogni loro istanza – una posizione anche più intransigentista di quella sostenuta dall’ex candidato presidenziale Rick Santorum. In questo ambito, il deputato incontra il consenso dei conservatori sociali e dei Repubblicani più tradizionalisti, che erano a disagio con la linea centrista adottata da Mitt Romney quando era Governatore del Massachusetts. Ryan è anche indiscutibilmente a favore del diritto a portare armi, ed è membro della influente National Rifle Association.
In ambito economico, Paul Ryan è un libertario, formatosi sui testi di Hayek, Mises e Friedman studiati all’università, e di Ayn Rand – la scrittrice e filosofa individualista del Novecento, rappresentante per eccellenza dell’oggettivismo. In qualità di presidente della commissione bilancio alla Camera, Ryan ha redatto proposte economiche di grande spessore (“per le quali Obama ha sempre dichiarato grande interesse, per poi puntualmente ignorarle”, ha affermato il deputato nel suo discorso a Tampa). Talvolta accompagnati da enormi controversie in occasione della loro presentazione, i suoi suggerimenti hanno sempre e comunque mirato alla riduzione della spesa pubblica, al pareggio di bilancio e al rilancio dell’economia statunitense – idee estremamente popolari tra tutti i cittadini americani.
Se dunque i conservatori più tradizionalisti plaudono Ryan per le sue proposte economiche che strizzano l’occhio alla presidenza Reagan, i Tea Parties e i movimenti antitasse sostengono senza riserve le dichiarazioni del candidato Repubblicano alla vicepresidenza riguardo alla riduzione delle imposte (in quest’ottica, incontrano anche il favore di molti libertari seguaci di Ron Paul). Guardano a Ryan con malcelato interesse anche i Blue Collar Democrats, i liberali moderati in economia ma conservatori sui temi sociali, il cui appoggio per Barack Obama è oramai in caduta libera, secondo un recente sondaggio della CNN. Dunque, il nome di Paul Ryan non solo sarà in grado di mobilitare quell’elettorato tiepido verso la candidatura di Romney, che lo reputava troppo manageriale, troppo compassato, troppo poco in linea con a tradizione conservatrice; di fatto, il giovane Deputato del Wisconsin possiede anche alcune caratteristiche e specifiche competenze che potrebbero concretamente aiutare Romney a governare, semmai i Repubblicani dovessero conquistare la Casa Bianca a novembre.
Certamente la scelta di Ryan non ha fatto spostare il sismografo delle preferenze elettorali a favore dei Repubblicani, come invece era accaduto con Sarah Palin, al fianco di John McCain nel 2008 (l’unico momento in cui i Repubblicani balzarono in testa ai sondaggi, nelle presidenziali); Obama è ancora in vantaggio, seppur non con margini sostanziali (circa +1%). Ma l’appointment di Ryan ci riserverà ancora qualche sorpresa in questa campagna elettorale, e possiamo essere certi che non si tratterà di pettegolezzi scandalistici: bensì di un dibattito articolato riguardante argomenti specifici, proposte concrete e grandi ideali, per il futuro dell’America.
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