di Antonio Capitano

Si parla di sprechi della politica, di costi esorbitanti ma cosa si fa realmente? Ci sono troppi organismi, troppi livelli decisori e troppe inutilità. A pochi mesi dalle elezioni le regole del gioco sono le stesse. Possono queste regole essere scritte da chi non le vuol cambiare? Ci vuole una nuova assemblea costituente e un ruolo nuovo dei partiti. Non “ditte”, ma formazioni sociali. Non furbi esperti di alleanze e di accordi da trenta denari, ma persone perbene che si prestano alla politica per poi tornare alla vita normale e rimanere perbene. Anche perché è solo moltiplicando le gocce d’acqua pulita che si purifica il mare inquinato, per dirla con Madre di Teresa di Calcutta.

Il caso della Regione Lazio e’ emblematico. Quando le cose non vengono fuori c’e’ una sorta di consuetudine che alimenta certa brutta politica per cui gli amici degli amici sono legati da un filo visibile e invisibile di favori che servono a mantenere in vita il sistema. Quando le cose vengono fuori, qualcuno comincia a sentire l’esigenza di una ripulitura. Ma non e’ una esigenza “interna”, bensì esterna. C’e’ di piu’. I candidati alla Regione spesso non sono conosciuti, ma sono eletti per il tramite di movimenti locali piu’ vicini ai cittadini. Gruppi di potere consolidati che si pongono nel mezzo di diverse occasioni elettorali. Cosicché spesso non si candida il migliore, ma il “prodotto” di accordi per “assestare” il sistema secondo una sorta di criterio “proporzionale”. Una regione poi non ha solo giunta e consiglio, ma agenzie e altri micro e macro organismi che il cittadino nemmeno conosce. E’ in questo contesto che si svolge la politica dei politici. Quando si parla di classe dirigente, non si riflette abbastanza sull’importanza del termine. Gestire il denaro pubblico non e’ compito dei mediocri o degli ingordi. Ma e’ compito di chi e’ capace di amministrare. Ecco perché ora si potrebbe verificare un effetto domino anche in altre regioni. Perché tutti sanno che in una qualsiasi regione si trova un piccolo comune di appartenenza di un piccolo consigliere che per piccoli eventi prende grandi risorse…

E dunque non basta tagliare in superficie. I tumori vanno estirpati e anche questo potrebbe non bastare quando ormai si sono diffusi. E allora? Prima di chiudere ospedali, di togliere servizi, si rifletta sulle lunghe attese per effettuare semplici esami medici. E si potrebbe trovare la soluzione al problema. I costi della politica sono gia’ una piaga e tra i costi della politica ci sono a pieno titolo i tumori ai quali ha fatto riferimento la Governatrice della Regione Lazio.

Non a caso uscire da un ospedale dopo un intervento si dice dimissione…

E’ ora di fare pulizia a tutti i livelli delle cose visibili e di quelle invisibili. Ci sono persone dai guadagni smisurati che cercano con mezzi illeciti di incrementare le loro entrate. Un sistema malato, viziato del “vincere facile”. In questo momento di crisi e’ necessario mettere fine alla “Repubblica del privilegio”. Non possono essere sempre gli stessi a pagare per lo spreco di altri. Ingaggi senza limiti, costi della politica senza risultati, tutto a misura di nababbi. Credo che oggi tutto questo non sia piu’ possibile. Una vera spending review dovrebbe cominciare dal superfluo e non, come avviene, dall’essenziale.

Si sentono giornalmente notizie irritanti. Un sistema che non cessa di esistere. Ma e’ possibile che in Italia non si riescano a fare riforme ovvie? Non se ne puo’ piu’ di pagare il conto di gente che fa i suoi porci comodi a spese nostre. Ma la cosa piu’ grave e’ che pur conoscendo la malattia nessuno, del sistema, la vuole debellare. Perche’ se crolla questo “sistema”, che sistema conti e persone, crolla il paese dei balocchi dove le regole non esistono e se esistono sono talmente fragili da essere quotidianamente aggirate. In Italia ci sono leggi per qualsiasi cosa. Ma ne mancano quelle fondamentali. Quelle giuste. Per un reale riformismo. Ecco perché si concorda con la recente analisi di Susanna Tamaro quando afferma che “la platea della politica è vuota ma gli attori non se ne sono accorti”.

 

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